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Home ›Una vita al servizio della lotta di classe
Il 14 Ottobre 1979 cessava di vivere, per collasso cardiaco, il compagno Onorato Damen. Aveva 85 anni. Ripubblichiamo un breve profilo biografico apparso su "Battaglia Comunista" del 10-31 ottobre 1979.
Onorato Damen nacque a Monte S. Pietrangeli (Ascoli Piceno) il 4 dicembre 1893. Militante rivoluzionario da sempre, visse in prima persona come vittima e protagonista più di mezzo secolo di lotta di classe senza mai venir meno, neanche per un giorno al suo dovere di militante. Cresciuto politicamente alla scuola del socialismo rivoluzionario, militò, giovanissimo nel PSI conducendo le sue prime battaglie contro la direzione revisionista ed il tatticismo opportunistico dei vari Turati, Treves e Modigliani. Poco più che ventenne, allo scoppio della prima guerra mondiale, fu arruolato con il grado di sergente. Alla fine delle ostilità fu degradato a soldato semplice a causa di una condanna a due anni di carcere militare comminatagli dal Tribunale di guerra per "ingiurie pubbliche in danno delle istituzioni". La vaga formula giuridica della sentenza non rende appieno l'opera di disfattismo rivoluzionario compiuta in quel frangente. Infatti condanna ed arresto furono motivati da "incitamento alla diserzione" e dalla denuncia del "carattere imperialistico della guerra". Rimesso in libertà nel 1919 riprese il suo posto nel Partito collaborando al periodico socialista di Fermo "La Lotta". Nel biennio 1920-21, ricchissimo di episodi politici e di tensioni sociali, il compagno Damen, come esponente della sinistra, operò prima a Bologna presso la locale Camera del Lavoro, poi presso la Casa del Popolo di Granarolo in qualità di segretario del comitato comunale delle leghe. In questo periodo partecipò in veste di intransigente interprete delle posizioni politiche della sinistra bordighista, a tutto quel travaglio ideologico organizzativo che, dal Congresso di Bologna al Convegno di Imola, e da Imola a Livorno condusse alla nascita del Partito Comunista d'Italia. Nei mesi immediatamente precedenti la scissione di Livorno operò come segretario della Camera del Lavoro di Pistoia e direttore responsabile del periodico "l'avvenire". A Pistoia vi rimase sino al suo arresto avvenuto nel mezzo della campagna elettorale del 1921 per i fatti di Poggio a Caiano. Già nel febbraio del 1921 venne denunciato dall'autorità giudiziaria per certa violenza di linguaggio usato in un comizio in Piazza Garibaldi, sempre a Pistoia. In base alla sua frenetica attività e soprattutto dopo i fatti di sangue di Empoli, divenne uno dei bersagli principali della nascente reazione fascista in Toscana, che andava organizzandosi proprio in quei mesi. Il 10 maggio, mentre tornava da un comizio, tenuto in qualità di candidato del PCI d'Italia alle elezioni politiche che in frazione di Corbezzi nei dintorni di Pistoia, fu sequestrato dai fascisti che lo condussero in una loro sede in città. Qui armi in pugno tentarono di costringerlo all'abiura della sue idee "bolsceviche". Fallito il primo obiettivo, il capo della squadraccia Nesi, si mise in contatto con la federazione fascista di Firenze che ordinò il suo trasferimento nel capoluogo toscano. Giunto a Firenze, in Piazza Ottaviani, dove allora aveva la sede la federazione fascista, fu consegnato a Dumini il quale gli fece questa proposta: "Tu devi sparire per tutto il periodo della campagna elettorale. O ti nascondi in una villa di Fiesole, oppure rimani 'libero' a Firenze sotto continua vigilanza". Respinte le due proposte come in precedenza quella dell'abiura, Dumini si vide costretto anche e soprattutto per lo sciopero generale di protesta scoppiato violento a Pistoia, a rimetterlo in circolazione. Ripresi i contatti con il partito e superate le riserve dei compagni, decise di ritornare a Pistoia dove permaneva lo stato di agitazione. Nel viaggio di ritorno, effettuato in macchina sotto scorta di un certo numero di compagni armati, incappò nei pressi di Poppio a Caiano in un corteo fascista. Ne nacque uno scontro a fuoco che si concluse con l'uccisione di un fascista ed il ferimento di altri due. Il compagno Damen, pur assolto dall'imputazione di omicidio scontò tre anni di reclusione alle Murate di Firenze.
Dopo i fatti di Poppio a Caiano e la relativa carcerazione la Direzione del Partito decise di inviarlo in Francia presso il "Bureau Politique" come rappresentante del Partito per presiedere all'organizzazione dei gruppi di compagni emigrati, di coordinare l'attività politica e come direttore del settimanale l'Humannité in lingua italiana. Dopo il suo rientro in Italia, sempre per via clandestina (1924) il Partito lo presentò candidato alle elezioni politiche e malgrado l'imperversare del fascismo fu eletto deputato nella Circoscrizione di Firenze. Frattanto nel Partito andava delineandosi sempre più nettamente la frattura tra la nuova Direzione imposta da Mosca e la sinistra. Bordiga, che godeva ancora della fiducia incondizionata della base, iniziò il suo "Aventino" presenziava cioè alle riunioni del C.C. ma senza intervenire nel dibattito non ostacolando così il cambiamento di indirizzo politico di cui erano portatori Gramsci e Togliatti. Damen non fece mistero né dell'atteggiamento personale di Bordiga né dell'orientamento degenerativo imposto dalla nuova Direzione. Fu così che i compagni della Federazione di Firenze pretesero un chiarimento dalla Direzione. A questo scopo si decise di tenere una riunione nella Federazione fiorentina alla quale avrebbe dovuto partecipare Togliatti come membro del Centro del Partito, oggetto la "posizione" di Damen. Fu questa la cosiddetta riunione "delle armi", come fu ribattezzata dalla polizia, poiché doveva esservi un servizio di vigilanza armata per consentire una maggiore sicurezza ai convenuti; invece si concluse con una fuga generale in seguito ad un falso allarme. L'importanza dell'episodio non sta nella cronaca ma nel suo contenuto. Benché si dovesse discutere il "caso" Damen, alla riunione il compagno in questione non fu invitato anche se dai documenti della polizia ne risultava l'organizzatore. Questo ultimo aspetto della questione é spiegabile soltanto con la pratica, allora particolarmente seguita dal Centro del Partito, per eliminare ogni forma di opposizione degli elementi di sinistra sino ad arrivare alla delazione, o di attribuire ai compagni deputati che godevano dell'immunità parlamentare, iniziative e responsabilità che potevano essere perseguite dalla polizia senza ovviamente avvisare gli interessati.
Arrestato infine alla dichiarazione della Seconda Guerra Mondiale, fu inviato al confino per tutto il periodo della guerra e rimesso in libertà con l'avvento del governo Badoglio. Ma anche in questi anni difficili, sotto la vigilanza della polizia fascista, il compagno Damen seppe dare il suo determinante contributo alla nascita del Partito Comunista Internazionalista, unica risposta di classe al mostruoso macello della Seconda Guerra Mondiale.
Prometeo
Prometeo - Ricerche e battaglie della rivoluzione socialista. Rivista semestrale (giugno e dicembre) fondata nel 1946.
Prometeo #3
IV Serie - Dicembre 1979
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