Assemblea dibattito a Bologna

Il significato politico degli scioperi alla Fiat di Pomigliano

Sabato 21 giugno, presso il circolo “Iqbal Masih” di Bologna, la nostra sezione cittadina ha organizzato un’assemblea/dibattito avente per tema la recente lotta operaia alla Fiat di Pomigliano.

A metà aprile -- recita il manifesto di convocazione -- in pieno clima elettorale, 316 operai della Fiat di Pomigliano d’Arco (Napoli) vengono, di fatto, esternalizzati e trasferiti nel nuovo stabilimento di Nola. Ma i 316, insieme agli altri operai dello stabilimento non ci stanno e bloccano per 6 giorni l’entrata e l’uscita merci.
La reazione padronale è immediata e feroce.
Ripetute cariche della polizia per rimuovere i blocchi operai, ed elicotteri per tirare fuori le merci intrappolate dai blocchi. I sindacati, da quelli venduti e di regime a quelli di base, sono compatti nel frenare lo slancio e la rabbia degli operai che chiedono il blocco ad oltranza, che rifiutano la trattativa e non ci stanno ad ingoiare l’ennesimo boccone di merda impacchettato da confetto!
Esternalizzazioni e trasferimenti sono l’anticamera dei licenziamenti. A Pomigliano lo sanno tutti, ma i sindacati fingono di cercare un’impossibile intesa - che l’azienda Fiat rifiuta a suon di manganellate - ed iniziano a litigare tra di loro e nessuno indice più scioperi. Solo un gruppo di operai continua a lottare fino a che i trasferimenti non saranno definitivi.
Nel vergognoso silenzio di tv e giornali, occupati a fare le sirene di vincitori e vinti della campagna elettorale, gli operai di Pomigliano hanno lottato da soli contro il gigante Fiat, che ha potuto utilizzare la polizia di stato per i suoi interessi privati. La battaglia è stata persa ma i morsi della crisi fanno sentire le prime avvisaglie della guerra di classe.
Ancora una volta, come i tramvieri a fine 2003, come gli operai Fiat di Melfi nel 2004, come gli operatori del call center di Atesia fino al 2007, dei lavoratori hanno trovato la forza di lottare a viso aperto senza i sindacati, contro i padroni, che sono ormai solo un ingombrante freno alle lotte operaie.

All’assemblea ha partecipato uno di quegli operai di Pomigliano che ha condotto la lotta fino all’ultimo e che durante la discussione ha ribadito come i sindacati abbiano dimostrato ancora una volta di essere dall’altra parte della barricata, intenti a dividere i lavoratori, a creare clientele e a diffondere scoramento.

Ha inoltre messo in luce come sia difficile lottare sul terreno di classe quando si è isolati e senza legami organizzativi con altri settori del proletariato: sbirraglia, crumiri, funzionari sindacali... tutti dalla parte del padrone, e gli operai in lotta che invece stentano a trovare la solidarietà dei propri compagni di lavoro.

I nostri compagni hanno dunque insistito sulla necessità di creare una rete operaia in grado di mettere in collegamento tutti quei lavoratori che, sparsi sul territorio nazionale, intendono organizzarsi fuori e contro i sindacati e porre la questione dell’anticapitalismo: ciò significa dare valore politico alle lotte che si conducono, partendo dalle singole vertenze per mettere in discussione dalle fondamenta questo sistema sociale basato sullo sfruttamento, la divisione in classi e il potere assoluto della borghesia.

Hanno partecipato all’assemblea e al dibattito anche due operai della Electrolux di Scandicci (Firenze), una fabbrica a rischio licenziamenti di cui abbiamo parlato nel numero di aprile di Battaglia comunista.

L’interesse di questi e altri lavoratori alla nostra proposta di rete operaia è un segno positivo: qualcosa, sotto la cenere soffocante della pace sociale, brucia ancora.

gs

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.