Grazie Marchionne...

Sì, provocatoriamente siamo grati al sig. (?) Marchionne perchè ci dimostra una volta in più e con un bel calcio nei testicoli cosa è realmente il capitalismo e come funziona. Proprio lui il “borghese buono” come lo definì Bertinotti, “un amministratore delegato che non rinuncia a confrontarsi con l'etica e le conseguenze sociali delle scelte della Fiat” come dissero nel non lontano 2008 tutti i sindacati ed il centrosinistra all'unisono...

Dopo il ricatto di Pomigliano, ecco i licenziamenti a Melfi, talmente pretestuosi che anche la Magistratura non ha potuto far finta di niente imponendo il reintegro dei 3 operai licenziati. E qui l'eroe dei due mondi cala la maschera: “ok, me li rispedite in fabbrica con l'ufficiale giudiziario ed i carabinieri ma io non li voglio a lavorare sulle linee - staranno nella saletta sindacale, pagati s'intende...”. Una chiarissima dimostrazione di forza: vi pago (sottinteso: perché costretto dalla legge... in attesa che qualche politicante non del tutto concentrato sulle sue fortune personali si mostri deciso a cambiarla) ma non vi faccio lavorare, voglio che tutti capiscano chi comanda qua dentro e allo stesso tempo non voglio che gli altri lavoratori, vedendovi, un domani possano sentirsi autorizzati ad intralciare in qualsiasi modo e per qualsiasi motivo la “sacra” produzione (allo stesso tempo annuncia per inciso una settimana di cassa a fine settembre ).

Ci viene spontaneo dire che un istinto di classe anche minimo avrebbe dovuto far rispondere qualcosa del tipo “O tutti o nessuno: o loro entrano e lavorano con noi oppure restiamo tutti fuori!”.

Ma di questi tempi anche questo è un orizzonte ancora da raggiungere... E nessun sindacato di certo ha la forza e sopratutto la volontà per organizzare una cosa del genere, tanto meno la Fiom cui appartengono i tre licenziati di cui due anche come delegati e che si affanna ad oltranza nel proclamarsi “ragionevole” e rispettosa delle compatibilità economiche dell'azienda.

Anzi, invece di organizzare una qualche tipo di risposta collettiva alla dimostrazione di forza della Fiat, è tutto un rincorrersi - compresi i tre sfortunati, protagonisti loro malgrado - nell'affermare che è la Fiat in torto “perché il sabotaggio della produzione non c'è stato” legittimando così, di fatto, il padrone un domani a prendere gli stessi provvedimenti qualora ve ne fosse uno vero - evento che fino a 30 anni fa era la norma pressoché di ogni sciopero (e ciò spiega anche parte dell'accanimento aziendale).

Come sempre invece si rincorre la via disarmante ed attesista dei ricorsi in tribunale con al massimo qualche sciopero simbolico di un'ora quando invece proprio l'approccio internazionale di Marchionne (“Fiat è la stessa in tutto il mondo - non può affrontare leggi diverse in Usa, Brasile, Polonia , Italia ecc...”) imporrebbe nei fatti una mobilitazione iniziale quantomeno degli stabilimenti italiani e dell'enorme indotto - un milione e mezzo di addetti - come polo di aggregazione per una mobilitazione almeno europea (Polonia, Serbia) degli addetti del gruppo Fiat.

Vogliono degli operai-schiavi...potrebbero avere una rivolta!

È evidente per noi: una classe orfana dei propri riferimenti politici, organizzativi e storici per quanto semplici non può che presentarsi alla lotta sfilacciata, sfiduciata e speranzosa di ottenere giustizia non dalla forza della propria mobilitazione bensì dal presunto arbitro del gioco, quello Stato che coi suoi tribunali e le sua Costituzione si mostra impotente - quando va bene - quando si tratta di applicare le sue stesse leggi contro lo strapotere del Dio-Capitale.

E che quindi serva di sprone a tutti i genuini rivoluzionari ed a tutti i proletari non rassegnati affinché si organizzino nel partito di classe, comunista ed internazionalista.

DS

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.