Sulla tattica d'intervento - Autorganizzazione operaia e intergruppi (Seconda parte)

La partecipazione dei militanti all'interno degli intergruppi ha come unico scopo quello di denunciare le posizioni politiche degli altri gruppi politici con la prospettiva, alquanto remota vista l'esperienza del passato, di recuperare sul proprio terreno politico non le altre organizzazioni ma solo ed esclusivamente loro singoli militanti. Se non si ha chiara questa differenza sostanziale tra intergruppi e coordinamenti di operai auto-organizzati il rischio che corrono i militanti del partito è quello di sbagliare tipo d'intervento, con la conseguenza che l'azione del partito risulti assolutamente sbagliata in relazione alla situazione reale. Se si pensa di diffondere il programma rivoluzionario all'interno della classe intervenendo nell'attività degli intergruppi si prende un grosso abbaglio, visto che in questi organismi il proletariato è sostanzialmente assente.

Il coordinamento degli auto-organizzati nato in questi ultimi mesi a Bologna è il prodotto dell'agire di significativi settori di classe operaia, di ceto politico o di altro? Comprendere fino in fondo la natura dell'esperienza bolognese è di fondamentale importanza per evitare errori nell'intervento da parte dei nostri militanti e dell'insieme del partito.

Il coordinamento bolognese non può essere definito un coordinamento di lavoratori auto-organizzati, non perché siano assenti gli operai, ma in quanto la stragrande maggioranza di quelli che fanno parte sono portatori di una posizione politica già acquisita e non l'espressione di lotte in corso. Peraltro, le ridottissime dimensioni del coordinamento porta a considerare l'esperienza bolognese come un qualcosa di diverso anche rispetto agli intergruppi. Infatti, le diverse posizioni presenti all'interno del coordinamento non sono l'espressione di gruppi politici, ma in molti casi di singole personalità. Senza voler sminuire l'importanza di questa esperienza, se consideriamo che uno dei gruppi più numerosi che partecipano a questo coordinamento è il nostro, possiamo renderci conto delle ridottissime dimensioni di tale fenomeno. Il coordinamento bolognese si differenzia dagli intergruppi degli anni settanta non solo per la diversa dimensione e composizione, ma anche perché si manifesta in un contesto politico completamente diverso. Se gli intergruppi possono essere definiti come il colpo di coda del movimento nato del "68, il coordinamento di Bologna è il primo embrionale esperimento di costruzione di una rete di lavoratori appartenenti a diverse realtà produttive il cui scopo è superare la logica del sindacato.

In primo luogo non è ipotizzabile pensare che lavorando nel coordinamento s'intervenga nella classe, visto che la classe lavoratrice è nei fatti assente. Non bastano dieci operai che si richiamano ai principi dell'auto-organizzazione per dichiarare che il coordinamento sia l'espressione spontanea della classe. Chi partecipa al coordinamento lo fa ovviamente in rappresentanza solo di se stesso visto che stiamo parlando di auto-organizzazione, non rappresenta nessuno degli operai della propria fabbrica. Se a questo aggiungiamo che i lavoratori partecipanti al coordinamento sono nella stragrande maggioranza portatori di una consolidata posizione politica (la nostra, autonomi, anarchici, ecc), possiamo ben capire come nell'esperienza bolognese siamo ben lontani dal parlare di un reale coordinamento di lavoratori auto-organizzati, ma ci troviamo di fronte ad un lodevole tentativo di diffondere la critica al sindacato e al sindacalismo nelle sue diverse componenti.

Se la natura del coordinamento è quella che si è delineata come sopra descritto, il coordinamento bolognese per le sue ridottissime dimensioni non può avere nelle proprie finalità immediate l'obiettivo di orientare le eventuali lotte degli operai delle rispettive fabbriche. Purtroppo non stiamo vivendo una fase in cui la classe si mobilita e il nostro compito è quello di cercare di orientare le lotte operaie nella direzione politica dell'anticapitalismo; su questo terreno siamo drammaticamente indietro. Il coordinamento dei lavoratori auto-organizzati di Bologna è una sorta di laboratorio politico composto da diverse anime e in cui l'azione dei militanti rivoluzionari deve essere mirata alla massima diffusione delle posizioni del partito. Compito dei militanti è quello di influenzare il più possibile l'attività del "coordinamento" e far passare le posizioni politiche del partito nei documenti prodotti. Nei documenti preparati da nostri militanti su delega degli altri membri del coordinamento è ovvio che l'elaborazione della bozza sia fatta utilizzando le posizioni del partito. In ogni circostanza è prioritario che i nostri militanti denuncino come il peggioramento delle condizioni dei lavoratori sia determinato dall'operare della crisi economica del capitale su scala internazionale, rilanciando la critica politica al sistema capitalistico e ponendo l'obiettivo della costruzione del partito di classe. Nella successiva discussione queste posizioni dovranno essere difese dalle possibili critiche e solo in seguito accettare tatticamente le eventuali proposte di modifica al documento. Ovviamente se il contenuto delle modifiche non è assolutamente condivisibile è necessario prendere atto di ciò e rompere politicamente. L'attività politica dei militanti rivoluzionari ha lo scopo di diffondere le posizioni del partito, lasciamo ad altri il compito di elaborare documenti il cui contenuto è pensato solo per attenuare le differenze politiche tra le diverse anime del coordinamento, i rivoluzionari devono lavorare per ricostruire il partito internazionale del proletariato e diffondere tra la classe il programma comunista.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.