Il triciclo, l'ultimo approdo dei riformisti - Prodi, ancora di salvataggio dei Ds

La corsa a destra dei Ds non ha fine. Tempi e velocità sono dettati da un capitalismo sempre più in difficoltà che pretende anche dai suoi rappresentanti politici di adeguarsi con estrema urgenza. Tanto che i partiti si permettono con disinvoltura di dire tutto e il contrario di tutto, di essere continuamente voltagabbana senza arrossire o provare un minimo di vergogna per l'indecenza dello spettacolo offerto.

Le prossime elezioni europee, e nazionali in futuro, vedranno un nuovo soggetto politico guidato da Prodi: il cosiddetto triciclo di Fassino, Rutelli, Boselli. Una lista centrista che ha lo scopo di agganciare più saldamente le sorti dell'Italia agli interessi dell'imperialismo europeo, contro i tentennamenti filo americani di Berlusconi e della sua congrega. In chiave nostrana, invece, esso mira a preparare il ricambio all'attuale governo di centro-destra, che al di là della propaganda, si sta dimostrando inefficiente nella direzione complessiva del capitale nazionale e troppo condizionato dagli interessi privati del presidente del Consiglio.

In seguito agli scossoni prodotti dalle "svolte", può accadere di perdere dei pezzi nella speranza di allargarsi successivamente e di vedere aumentato il consenso in termini elettorali. Il pezzo che molto probabilmente i Ds lasceranno per strada è la sua minoranza di sinistra, definizione che non si sa bene se fa più ridere o piangere, ovvero il correntone con a capo Mussi e Salvi. Questi signori presumibilmente finiranno nel Pdci, in degna compagnia di Cossutta e Diliberto.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, così come spesso storicamente è avvenuto all'interno della sinistra, è il problema dei finanziamenti alla guerra. Oggi nella società vi è un grande movimento pacifista attivo, insieme alla più vasta opinione pubblica internazionale contraria alla guerra. Sgombriamo il campo da ogni equivoco: qualsiasi tipo di pacifismo interclassista, dal più moderato a quello più intransigente, non avendo una solida base di analisi critica che individui nel capitalismo e nelle sue contraddizioni la causa dello scatenarsi dei conflitti, risulterà sterile e fine a se stesso.

Il riformismo avendo una lunga esperienza alle spalle, sa bene tutto questo, e vede nei movimenti di protesta che il capitalismo produce costantemente nelle molteplici situazioni, solamente una possibile base elettorale, e pur muovendosi fra mille contraddizioni, e spesso contestazioni, quando si arriva al dunque riesce ad assorbire il grosso di quelle stesse masse in movimento. Questo è possibile perché il comune denominatore è composto dalla medesima sostanza, cioè da quel riformismo che vorrebbe rendere migliore il capitalismo, umanizzarlo, e mai e poi mai archiviarlo nel museo della storia.

Assecondare le necessità capitalistiche, ossia considerare assoluta la realtà esistente e illusoria la sua negazione, significa dare di sè un'immagine realista e indispensabile. Da qui la logica intima del percorso diessino di proporsi indistintamente come qualsiasi partito borghese a baluardo del capitale nei momenti di crisi, sfumando perfino quel debole residuo di impronta vagamente socialisteggiante che ancora appare nei precedenti periodi.

Il riformismo conservatore o peggio reazionario, prima ancora che dai politici è anticipato dai sindacati, per la loro collocazione nell'economia a diretto contatto col mondo del lavoro. Non a caso, la Cgil, lunga mano dei Ds tra i lavoratori, ha subito plaudito il triciclo di Prodi e dichiarato di volere trovare l'unità con Cisl e Uil, smussare il conflitto sociale e recuperare il dialogo e la concertazione con Montezemolo, prossimo presidente di Confindustria.

È l'ennesima conferma che la Cgil è come gli altri sindacati, la sua precedente radicalizzazione rispondeva esclusivamente alle necessità di appoggiare il centro-sinistra contro il governo, non certamente per difendere realmente i lavoratori. Questi ultimi sono avvisati: se cambierà lo schieramento politico al governo, come sempre i sindacati saranno in prima fila a far loro ingoiare i sacrifici e le stangate.

cg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.