Sugli scioperi in Austria contro la riforma delle pensioni - (Maggio-Giugno 2003)

Nei mesi di maggio e giugno scorsi abbiamo assistito, con temporaneamente a quelli in Francia, a grandi scioperi in Austria contro la riforma delle pensioni proposta dal governo di destra. Non succedeva da decenni ormai, l'ultimo grande sciopero in Austria, infatti, risale addirittura al 1950, mezzo secolo fa!

Ecco perché gli scioperi della scorsa primavera, che hanno interessato tutto il settore pubblico (scuola, amministrazione, autobus, ferrovie) e quasi tutti i grandi impianti industriali, sono stati qualcosa di inaudito in un clima di pace sociale e di partenariato tra sindacati e padroni.

Gli scioperi sono stati organizzati dalla OGB, la Confederazione dei sindacati austriaci, che riunisce tutte le categorie (suddivise in correnti) ed è a guida socialdemocratica. I sindacati austriaci sono totalmente integrati nel sistema capitalista. Un tale movimento sindacale ha quindi sorpreso non pochi, tanto più che la contrattazione col padronato e la tendenza ad evitare gli scioperi hanno contraddistinto la confederazione negli ultimi decenni. I pochi scioperi degli ultimi anni, di un giorno o di poche ore, erano limitati a singole categorie. Cosa ha portato allora i sindacati ad organizzare improvvisamente un movimento di scioperi di tale portata?

I governi guidati dal Partito Socialista (1970-1998), divenuto poi Socialdemocratico, avevano dato ampio spazio ai sindacati, i quali avevano una partecipazione attiva in ambito legislativo.

Con i partiti di destra al governo (OVP, Volkspartei e FPO, Freiheitliche Partei) la federazione sindacale e la camera dei lavoratori sono esclusi dal processo legislativo: il governo attua le riforme, ovvero gli attacchi sociali, senza interpellare i sindacati che si oppongono a parole.

La riforma delle pensioni presentata dal governo Schussel nel marzo 2003 prevede tagli radicali alle pensioni. Eccone i punti cruciali:

  • l'innalzamento dell'età pensionabile da 61,5 a 65 anni;
  • l'abolizione dei prepensionamenti, sempre più frequenti negli ultimi dieci anni;
  • la diminuzione dell'11% del valore della pensione maturata in un anno di lavoro, di conseguenza per accedere alla pensione completa (pari all'80% della media del proprio stipendio) saranno necessari non più 40 anni di contributi bensì 45. Scegliendo di lavorare "solo" 40 anni come è stato finora si ha diritto ad una pensione ridotta dell'11%;
  • l'estensione del "Bemessungszeitraum" (il periodo lavorativo che determina il valore della pensione) dai 15 anni a reddito più elevato a 40 anni. Una misura che verrà introdotta gradualmente, da adesso al 2028; ogni anno il "Bemessungszeitraum" verrà esteso di un anno.

La riforma prevede una diminuzione immediata del 12% per chi va in pensione subito e del 30-40% per chi va in pensione nel giro di 25 anni.

Gli scioperi La confederazione sosteneva la riforma previdenziale ma non a condizioni così dure, ha cercato quindi di spingere il governo verso un alleggerimento dei piani pensionistici. Di fronte all'indifferenza di quest'ultimo si è vista costretta ad agire con scioperi e manifestazioni, tanto più che operai e impiegati si erano mostrati piuttosto ostili a una riforma tanto radicale. Sotto la pressione della base, i sinadcati hanno dovuto salvaguardare l'immagine, peraltro già indebolita, di "difensori degli interessi dei lavoratori". Se avessero continuato ad evitare gli scioperi, avrebbero avuto grosse difficoltà a mantenere il controllo sul proletariato, ragion per cui la confederazione ha convocato un primo sciopero il 6 maggio e un secondo il 13. Hanno aderito i servizi pubblici (scuola, settore amministrativo, trasprto pubblico ovvero autobus, metropolitana viennese e ferrovie), la grande industria, il settore dell'edilizia e alcune banche. Ci sono state assemblee miste in strada, organizzate da membri della commissione interna di diverse aziende, e blocchi stradali. Nella giornata del 13 c'è stata nel pomeriggio una manifestazione generale a Vienna a cui hanno partecipato circa 15000 persone, molti chiedevano che lo sciopero continuasse. Noi (Gruppe Internationalistische Kommunisten) eravamo presenti con un volantino.

Quello stesso giorno erano in corso manifestazioni in Francia contro la riforma delle pensioni nel settore pubblico.

Dopo queste due giornate di sciopero e ulteriori minacce di scioperi il governo si è reso disponibile ad una tavola rotonda con i principali funzionari sindacali.

Durante le tre settimane di concertazione gli scioperi sono stati sospesi. Nel frattempo, all'interno della coalizione di governo, Jorg Haider dell' FPO (Partito della Libertà) si schierava, secondo le sue parole, "dalla parte dell'uomo qualunque" e chiedeva insieme a una frazione del partito che la riforma venisse alleggerita. La riforma nella sua forma originaria non avrebbe ottenuto la maggioranza in parlamento e il governo si è visto costretto a smorzarne decisamente i toni.

I tagli alle pensioni dovrebbero essere limitati al 10 % fino al 2028, ovvero per tutti coloro che hanno più di 35 anni ma... chi garantisce che la promessa sarà mantenuta? Tuttavia, la confederazione ha indetto una terza giornata di sciopero il 3 giugno (sempre in contemporanea con le manifestazioni in Francia sulla stessa questione), interessando ancora una volta il settore pubblico, il trasporto aereo (aereoporti e linee aeree) e parte dell'industria, senza però convocare una manifestazione generale. In seguito, gli scioperi sono stati sospesi pur non avendo ottenuto dal governo ulteriori modifiche della riforma. Subito dopo il parlamento ha approvato una versione "addolcita" della riforma, che ad ogni modo comporta tagli sostanziali alle pensioni dei lavoratori.

Stime

Considerata nel contesto austriaco, la partecipazione agli scioperi è stata alta, circa 800.000 persone - un quarto della popolazione attiva in Austria - e piuttosto combattiva. Ad ogni modo, i sindacati hanno provveduto a limitare il movimento in termini di tempo (tre giornate distinte) ed estensione. Varie categorie, ad esempio tutto il settore commerciale e gran parte delle piccole e medie imprese, infatti, non hanno scioperato.

C'è stata la volontà da parte dei sindacati di non colpire l'industria in maniera significativa.

I lavoratori non hanno agito autonomamente, tutto si è svolto sotto il controllo sindacale. Sappiamo di un'unica manifestazione autonoma, quella degli insegnanti che tre anni fa erano usciti dalla confederazione e avevano fondato un nuovo sindacato d'opposizione.

Nonostante molti tra i lavoratori fossero decisi a continuare gli scioperi, il movimento è stato interrotto nel momento in cui lo ha stabilito la confederazione, ossia a partire dal 4 giugno.

In definitiva, gli scioperi sono serviti ai sindacati non solo a salvaguardare la propria immagine e il controllo sul proletariato ma anche a dimostrare al governo la propria capacità di mobilitare la classe senza però bloccare realmente gli attacchi sociali del sistema capitalista (si ottengono conquiste di facciata).

Sopratutto questi scioperi hanno dimostrato che gli attacchi sociali sono sempre più feroci, tanto che anche in un paese come l'Austria si sono sviluppati vasti movimenti di protesta.

Questo fa ben sperare per il futuro.

Contemporaneamente agli scioperi contro la riforma delle pensioni ce ne sono stati altri contro i tagli nella scuola e uno nel trasporto aereo. Attualmente, sono in atto scioperi ancora nel trasporto aereo e si prevedono astensioni nelle ferrovie a causa dei pesanti attacchi che colpiscono il settore.

R (GIK)

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.