Nazione contro classe

Il 13 dicembre si svolgerà a Roma un corteo nazionale a favore della resistenza irachena. Fra i promotori troviamo innanzitutto il "Campo antimperialista" e il gruppo ex-trotzkista "Direzione 17" (Voce Operaia).

Questo corteo è da alcuni mesi al centro di una grossa polemica che ha coinvolto, soprattutto grazie a internet, buona parte del circuito della sinistra radicale, extraparlamentare e non. Il motivo centrale della polemica è la presenza, fra i tanti firmatari dell'appello a questa manifestazione, di ex fascisti di sinistra convertitisi di recente al "comunismo nazionalitario", ossia, per dirla com'è, a un anticomunismo fondato sul nazionalismo eurasiatico che trova nei nazionalbolscevichi tedeschi degli anni '20 e '30 il proprio antecedente storico.

Questa polemica si trascina in realtà già da alcuni anni, fin da quando, cioè, gli organizzatori del Campo antimperialista accettarono l'ingresso ai propri raduni estivi di questi sedicenti nazionalitari che, come tutti gli altri partecipanti al campo, avevano sottoscritto la discriminante antirazzista e quella antifascista. Dato che questi campi hanno via via assunto un peso ragguardevole, anche se minoritario, all'interno del movimento no global, è chiaro che i gruppi egemoni del movimento stesso (disobbedienti, rifondaroli, stalinisti di vecchia data, anarchici, ecc.) non hanno perso l'occasione di dare del fascista o giù di lì ai militanti di "Direzione 17" e di screditare la manifestazione da loro promossa.

Ora, il bello di tutta questa faccenda è che, a ben vedere, questi nazionalitari in combutta con il Campo antimperialista, fascisti in effetti non lo sono più, come non lo sono - e non lo sono mai stati - quelli di Direzione 17. Sono tutti invece, molto più semplicemente, antiamericani e nazionalisti, e, inevitabile conseguenza, nient'affatto comunisti.

Ritengono cioè che, nel momento in cui si combatte contro un aggressore imperialista (USA = imperialismo), gli interessi di classe coincidano con quelli nazionali.

Resistenza docet. Il loro nazionalismo, dunque, è esattamente quello di tutti coloro che appoggiano la resistenza irachena fottendosene che in Medio Oriente i proletari e i diseredati fanno solo da carne da macello per gli interessi della borghesie arabe, islamiche o meno, che giocano l'altrui sangue sullo scacchiere della lotta interimperialistica; lotta disconosciuta, ovviamente, dagli antiamericanisti, che giudicano vero imperialismo solo quello made in USA.

Ma queste sono le posizioni della stragrande maggioranza di coloro che accusano il Campo antimperialista di intendersela coi fascisti! E che non andranno in piazza il 13 dicembre non perché nell'appello della manifestazione manca il benché minimo richiamo alla lotta di classe e all'internazionalismo proletario, ma, oltre ai bassi motivi di egemonia all'interno del movimento, perché non si accetta per niente al mondo di fare un corteo insieme a dei "fascisti", vale a dire con chi ha oggi posizioni identiche alle proprie ma proviene da quella che è stata sempre considerata la trincea avversaria.

Possiamo quindi constatare che, una volta persa (o da sempre ignorata) la bussola dell'analisi di classe, le più disparate tradizioni politiche finiscano tutte con il convergere sui fronti nazionali...

I vessilliferi intellettuali del 13 dicembre, assicurano che in piazza ci sarà il tricolore.

Bene. Dove vanno le bandiere nazionali, non andrà mai la bandiera rossa.

Quella rossa davvero, s'intende.

Enotrio

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.