"Superclan" di G. Chiesa e M. Villari - Chi e come comanda il mondo?

Lo scorso mese di aprile, nel pieno dei bombardamenti anglo-americani contro l'Iraq, è uscito pera Feltrinelli l'ultimo lavoro di Giulietto Chiesa scritto in collaborazione con Marcello Villari “Superclan, chi comanda l'economia mondiale?”.

Un volume che intende spiegare i cambiamenti avvenuti nell'ambito del capitalismo mondiale nel corso degli ultimi trent'anni, interpretando le dinamiche che spingono ogni giorno di più gli Stati Uniti a percorrere la via della guerra per risolvere le proprie contraddizioni proponendo infine le possibili risoluzioni pacifiche che l'umanità può percorrere nell'era della globalizzazione.

Nello squallido panorama del giornalismo italiano porre all'attenzione dei lettori queste problematiche rappresenta già un grosso merito per i due autori, ma le risposte alle domande di fondo non si allontanano di un millimetro dal più classico neo riformismo imperante in questi ultimi anni. Ed è proprio su quest'ultimi aspetti che concentreremo la nostra attenzione critica.

I primi capitoli del libro sono incentrati sull'evoluzione della struttura sociale statunitense e l'emergere di una nuova classe di super ricchi. La divisione in classi della società ovviamente per i due giornalisti non costituisce una novità nella storia del capitalismo, ma l'ascesa al potere del “superclan” rappresenta un vero salto di qualità nel mondo moderno. Un gruppo ristrettissimo di persone che detiene le leve del potere economico, politico e soprattutto dell'informazione mondiale. Questo fenomeno pur trovando negli Stati Uniti il proprio epicentro non ha confini nazionali ma si è propagato sull'intero pianeta; basta pensare all'Italia dove un solo uomo, Silvio Berlusconi, concentra nelle proprie mani un immenso potere economico, politico e mediatico.

Gli inizi dell'ascesa di questa nuova classe vanno ricercate verso la fine degli anni Settanta, quando la crisi delle politiche keynesiane ha determinato una virata di 180 gradi nelle scelte dei vari governi mondiali. La liberalizzazione dell'economia, l'ascesa della finanza e soprattutto il successivo crollo dell'Unione Sovietica, hanno permesso la conquista del potere da parte di una oligarchia, una sorta di superclan. Per i due autori questa nuova classe è portatrice di una nuova ideologia (falsa coscienza) che rappresenta la base della crisi che sta vivendo il capitalismo in questi ultimi anni.

L'attuale crisi del capitalismo -- scrivono gli autori -- è l'effetto della falsa coscienza che le nuove classi dominanti hanno di sé e del mondo che li circonda. Perché non lo vedono più.

E poco più avanti:

I portatori di questa ideologia li abbiamo chiamati bolscevichi. E l'analogia è stringente, seppur parziale. I bolscevichi ai tempi di Lenin avevano comunque un progetto sociale nobile, perfino generoso se non fossero convinti di poterlo realizzare con la violenza, mentre questi nuovi bolscevichi sono privi di qualsiasi progetto. (1)

Che il moderno capitalismo sia dominando da uno strato sociale molto ristretto è un dato di fatto incontestabile che conferma peraltro la tendenza alla concentrazione e alla centralizzazione del capitale già analizzata da Marx nel diciannovesimo secolo. La polarizzazione della società in classi con la crescita della componente proletaria e la contestuale concentrazione del potere economico, politico e mediatico in pochissime mani ha subito in questi ultimi anni un vero salto di qualità che può e deve essere spiegato con una metodologia diversa rispetto a quella utilizzata dai nostri due autori.

Come si arriva alla formazione di questa nuova super classe per gli autori del libro rimane un mistero. Quali sono i meccanismi che permettono alla nuova elité sociale di prendere le redini del potere e di utilizzarlo per i propri ed esclusivi interessi non vengono nemmeno abbozzati. La finanziarizzazione dell'economia, la liberalizzazione dei mercati internazionali, la mondializzazione del capitale e l'affermarsi di questa "nuova" classe sociale sono fenomeni che possono essere spiegati con la crisi economica degli anni settanta determinata dalla caduta dei saggi di profitto. Proprio la crisi innescata dal crollo dei profitti industriali ha spinto la borghesia a privilegiare le attività finanziarie e speculative rispetto alle tradizionali attività agricole ed industriali. In questo contesto gli Stati Uniti e l'Inghilterra sono stati i primi a muoversi in questa direzione, sfruttando in pieno il ruolo giocato dal dollaro e dalla sterlina sui mercati valutari internazionali. Da potenze industriali Stati Uniti ed in parte l'Inghilterra si sono trasformate in potenze finanziarie creando nelle loro piazze borsistiche l'epicentro dell'economia mondiale in cui vengono attirati capitali da ogni angolo del pianeta. Da paese esportatore di merci e di capitali gli Stati Uniti si sono trasformati negli ultimi trent'anni nel paese più indebitato al mondo. L'economia americana se in passato ha avuto una sua centralità nell'ambito dell'economia mondiale per la sua capacità produttiva, oggi assorbe più di quanto produce. In questo contesto la nuova super classe, grazie al ruolo centrale del dollaro nel contesto monetario internazionale, ha potuto arricchirsi stornando parassitariamente quote crescenti di plusvalore da ogni angolo del pianeta.

Per perpetuare il proprio potere la nuova super classe è obbligata ad imporre al resto della società il proprio schema ideologico, utilizzando per i propri scopi tutti gli strumenti mediatici e se tutto questo non dovesse bastare il super clan scatena negli angoli più disparati del pianeta guerre funzionali ai propri interessi. Se tutto questo è vero l'accostamento ai bolscevichi fatto dai Chiesa e Villari è alquanto tendenzioso, volendo porre sullo stesso piano il gruppo dirigente dell'unico tentativo fatto dal proletariato di abbattere il capitalismo e quella parte della borghesia che più di ogni altra sta giocando fino in fondo la carta della conservazione del modo di produzione capitalistica. Ovviamente ai nostri due autori manca la percezione della storia intesa come scontro fra le classi e tutto quindi viene ricondotto agli schemi della scolastica borghese, in base alla quale i fatti vengono giudicati in base alla democraticità dei loro autori.

Dopo aver descritto dettagliatamente la crisi dell'economia statunitense, con dati molto aggiornati sullo stato di salute della maggiore potenza, viene evidenziato come sia l'euro la vera minaccia per il dominio del dollaro e quindi dell'economia statunitense. Diamo di nuovo la parola direttamente al libro:

Per finanziare i suoi debiti (quello statale e quello estero) Washingthon ha inondato il mondo di dollari. Senza la potenza militare, il dollaro sarebbe già da tempo carta straccia.

E poco oltre:

Ma ora c'è una novità: con l'euro che si presenta sul mercato internazionale come una moneta di riserva. Adesso una svalutazione del dollaro comporta una parallela rivalutazione dell'euro. È una situazione pericolosa e inaccettabile per l'Impero che deve svalutare senza intaccare la supremazia politica del dollaro. (2)

Ben detto, l'euro rappresenta il vero pericolo per gli Stati Uniti, e l'asse tra Parigi-Berlino costituitosi contro la guerra in Iraq è la prova più evidente che interno alla moneta europea nel prossimo futuro si possa costruire un polo imperialistico concorrente e alternativo a quello statunitense. Se queste sono le prospettive cosa propongono per il prossimo futuro i due autori? Il ripristino della democrazia nel paese che più di ogni altro ha fatto di essa la bandiera della propria esistenza, gli Stati Uniti. Rilanciare la democrazia significa opporsi agli effetti distorti della globalizzazione e contrastare il potere del superclan.

... nelle presenti condizioni, i difensori della democrazia sono oggettivamente i gruppi sociali svantaggiati, sia delle società economicamente più avanzate e sia delle società sottosviluppate. Essi non hanno altro mezzo che la politica e la rivendicazione dei principi per far rispettare i loro interessi. (3)

Le classi sfruttate, i miliardi di esseri umani malnutriti e che vivono nella fame più nera hanno un solo modo per migliorare le proprie esistenze: la democrazia. Il mondo si avvia verso una fase di conflitti ben più vasti che quello appena concluso nel golfo persico, e l'unica risposta che il neo riformismo sa fornire è ancora una volta la parola magica democrazia. Il dramma è che proprio in nome di essa il capitalismo nel corso dell'ultimo secolo ha scatenato guerre, e sempre nel segno della democrazia che l'Europa si compatterà per difendere il mondo dall'imperialismo statunitense. Pacifisti oggi, schierati a favore dell'Europa domani.

pl

(1) Giulietto Chiesa, Marcello Villari. Superclan, chi comanda l'economia mondiale? Ed. Feltrinelli, pag. 17.

(2) Giulietto Chiesa, Marcello Villari. Superclan, chi comanda l'economia mondiale? Ed. Feltrinelli, pag. 116-117.

(3) Giulietto Chiesa, Marcello Villari. Superclan, chi comanda l'economia mondiale? Ed. Feltrinelli, pag. 129.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.