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Alla base del dissenso non vi è un generico pacifismo ma interessi ben più concreti
Nello schieramento che si oppone alla guerra che Usa e Gran Bretagna vogliono scatenare contro l'Iraq, particolare rilievo assume la posizione del Vaticano. La durezza delle dichiarazioni della Chiesa contro le mire imperialiste americane è un fatto senza precedenti, comprova che una frattura si sta determinando tra le maggiori potenze, che il tempo e le circostanze future, legate soprattutto alla crisi economica, evidenzieranno con maggiore forza.
Diversi elementi concorrono alla severa presa di posizione dei vertici della Chiesa contro la Casa bianca, ponendola di fatto nel polo europeista in formazione, quale contraltare allo strapotere di Washington. Naturalmente dietro la polemica sull'intervento militare in Iraq non si fronteggia una volontà pacifista del Papa e l'amministrazione Bush intenzionata a debellare il terrorismo internazionale.
Infatti, così come il Vaticano, quando ha ritenuto utile per le proprie mire, ha appoggiato le guerre, vedi la Croazia; così gli americani sono stati i principali artefici e sostenitori del terrorismo in generale, e in particolare di quello islamico, durante la guerra fredda in funzione antisovietica. Ma è un motivo conduttore nella storia che gli amici di ieri possono diventare i nemici di oggi quando le situazioni mutano e gli interessi divergono.
Già da lungo tempo la Chiesa di Roma si è scagliata contro il modello ultra liberista rappresentato dagli Stati uniti. La critica alle conseguenze prodotte dal capitalismo selvaggio e dalla globalizzazione, lungi dall'indicare le cause nel capitalismo stesso ma solo in uno dei suoi modi di manifestarsi, in realtà riflette la preoccupazione del clero nel ridimensionamento delle prerogative politiche degli stati nazionali a vantaggio del potere finanziario e delle lobby economiche. Proprio in antitesi con la natura e la vocazione universalistica della Chiesa che da sempre si propone come una specie di stato sovranazionale.
Il capitalismo europeo, per sua conformazione e per tradizione, ha esaltato di meno il potere taumaturgico del mercato, che in sostanza si traduce nel drastico ridimensionamento della spesa pubblica, contenendo significativamente la povertà che la crisi capitalistica produce, almeno per il momento. Mentre negli Stati Uniti la miseria e l'indigenza sono esplosi, come nel paese europeo che più da vicino ne ha seguito le orme, il Regno Unito. Non a caso, la stessa comunità anglicana, troppo chiusa negli angusti limiti nazionali, ne ha anch'essa subito le conseguenze, con defezioni e un ritorno in massa nelle braccia della Chiesa di Roma.
Un'altra questione che divide il Vaticano da Washington è la preoccupazione che la guerra degli Stati uniti contro l'Iraq sia vista come la crociata dell'occidente cristiano contro l'Islam, mentre gli sforzi della Chiesa di penetrazione a oriente, già molto difficili, rischiano di essere ulteriormente vanificati.
Il pontificato di Wojtyla si è contraddistinto per l'enorme sforzo di allargare la presenza della Chiesa nel mondo e il tentativo di riaffermare il primato della Chiesa cattolica sia all'interno del movimento cristiano che nei confronti delle altre religioni. Sotto la direzione della sua forte personalità, la gerarchia ecclesiastica ha accentrato tutto il potere a Roma, e prodotto una grande restaurazione dottrinaria.
A Wojtyla è stato attribuito un ruolo di primo piano nella caduta del "comunismo" ed è stato innalzato a simbolo e baluardo del capitalismo occidentale. Nonostante tutto, il bilancio del suo pontificato in termini di proselitismo e di crescita del peso della Chiesa a livello internazionale è modesto. Anzi le difficoltà sono cresciute in molti paesi. In America Latina, ad esempio, il tradizionale dominio del cattolicesimo ha subito gravi colpi a causa della nascita di una molteplicità di sette di varia natura. Da quelle protestanti ad altre più radicali e fanatiche, nelle quali si ravvisa molto spesso la lunga mano della Cia. Negli stessi Stati Uniti la Chiesa cattolica, seppure rappresenti una consistente minoranza di cittadini, non ha mai avuto il monopolio del culto. Storicamente lo sviluppo del capitalismo di quel paese è stato accompagnato da un fenomeno religioso più variegato, settario, di stampo protestante.
Se in passato Vaticano e Usa si sono trovati dalla stessa parte a combattere per il modello capitalista occidentale contro quella particolare forma di capitalismo di stato orientale spacciato per comunismo - basti ricordare che il papa polacco fu sostenuto e glorificato dagli americani - attualmente l'egemonia dell'unica super potenza superstite catalizza su di sé le preoccupazioni dei competitori e produce gli anticorpi per tentare di contrastarne il soverchiante espansionismo.
Rispetto a quest'ultima considerazione si inserisce l'elemento più importante, cioè quello economico. Come qualsiasi altra entità di potere, statale, imprenditoriale o altro, anche la Chiesa, con tutte le peculiarità che contraddistingue il fatto religioso, ubbidisce alla logica capitalista in cui la sopravvivenza dei concorrenti è legata alla valorizzazione dei propri beni sul mercato dei capitali, ovvero alla realizzazione dei profitti. L'enorme patrimonio del clero costituito da immobili e capitale finanziario, ricordiamo soltanto la proprietà di numerose banche e assicurazioni, ha il proprio centro in Italia in particolare e nell'occidente europeo più in generale, quale punto di irradiazione.
La spaccature determinatasi sul fronte occidentale in merito alla guerra in Iraq, con Francia e Germania insieme a Russia e Cina in opposizione agli Usa, ha visto anche il vaticano schierarsi contro questi ultimi. In sostanza è quella parte di grande borghesia, comprensiva del clero cattolico, più cosciente e immediatamente toccata dal brigantaggio della borghesia americana che tenta di porre un argine a questa situazione. Il vaticano, per interessi materiali, per collocazione geografica, per tradizione storica e ideologia, converge oggettivamente verso il fronte europeista, il quale sebbene ancora immerso in mille contraddizioni, tenta di costituirsi come polo imperialista antagonista a quello statunitense.
cgBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #3
Marzo 2003
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