Il Congresso dei DS - Un bell'esempio di tv spazzatura

Dalla durezza dei toni e dall'acutezza dello scontro pre-congressuale, si potrebbe pensare davvero che all'interno dei Ds si stia procedendo a un serrato confronto sulle ragioni reali che hanno portato alla sonora sconfitta nelle ultime elezioni. Trattandosi di un partito che, seppure con diverse sfumature fra le sue varie correnti, continua a richiamarsi agli interessi del mondo del lavoro, si potrebbe pensare che ciò sia la conseguenza del fatto che al suo interno ci si stia interrogando se, per esempio, la sconfitta non sia da addebitarsi alla politica economica perseguita dal governo di centrosinistra di cui il partito era la componente di maggioranza. Al fatto che nessun governo prima, neppure quelli più dichia-ratamente filo industriali, aveva abbracciato con tanta enfasi le politiche economiche neo-liberiste e avviato un processo di smantellamento del cosiddetto stato sociale così radicale per non parlare dei sacrifici, dei tagli alle pensioni e dello smantellamento del sistema di protezione normativa del lavoratore dall'arbitrio e dall'arroganza dei padroni. Dei contratti d'area, del lavoro interinale, dei contratti di formazione lavoro e così via. Ci si potrebbe aspettare, insomma, che un partito che si richiama agli interessi dei lavoratori e che da questi, dopo un'intera legislatura trascorsa al governo, è stato così platealmente abbandonato, si interroghi sul perché quelli che sono stati per anni il referente elettorale più fedele gli abbiano voltato le spalle rifugiandosi nell'astensione quando non votando addirittura per l'avversario o su come organizzare uno straccio di opposizione per arginare la politica dell'attuale governo che ancora più del loro si prefigge di premiare i ricchi e il capitale e di colpire salari, stipendi e pensioni. Ci si potrebbe aspettare, per esempio, che questi ex comunisti, ex socialisti, ex tutto discutano, e per questo si scontrino anche, di fenomeni come la mondializzazione dell'economia e delle contraddizioni a essi connessi che non sarebbe la rivoluzione, ma almeno la prova che se non altro una certa sensibilità per le questioni sociali che ne derivano è tuttora presente fra di loro; invece no. I tre candidati alla segreteria finora non hanno fatto altro che insultarsi insinuando l'un dell'altro - in perfetta continuità con i metodi dello stalinismo - la greppia da cui provengono - di essere il portatore di tutto il male del mondo. Sembra invece di assistere a certi spettacoli di TV spazzatura in cui a essere premiata è solo la capacità di offendere l'avversario in un crescendo di insulti. Benché i tre candidati facciano riferimento ognuno a una propria mozione precon-gressuale chi volesse orientarsi nel dibattito sulla base della loro lettura rimarrebbe profondamente deluso; infatti non c'è nulla in esse che li distingui realmente. In nessuna delle tre vi è anche solo un accenno critico all'economia politica capitalistica e neppure ai problemi che l'attuale fase del capitale ha posto sul tappeto e al modo come si pensa di risolverli per evitare che il disastro si abbatta sul mondo del lavoro anzi proprio il mondo del lavoro è completamente assente. Vi si trovano solo richiami generici quanto sterili alla solidarietà sociale, qualche critica al centro-destra e poi il vuoto totale. Il confronto delle idee, che dovrebbe essere il sale di un partito tanto più se si dice ispirato alla tutela degli interessi dei lavoratori è in realtà inesistente ed esattamente come accade in tutti i partiti borghesi, in cui la politica è stata ridotta da tempo a puro affare, calcolo personale e corruzione è sostituito dalla pratica della calunnia e dell'insulto. Va notato, per sottolineare il degrado, che a questo gioco non partecipano tanto i tre candidati Fassino, Berlinguer e Morando, che in definitiva non sono che dei fantocci, quanto i loro padrini politici e in particolare D'Alema e Cofferati che appoggiano rispettivamente Fassino e Berlinguer.

D'altra parte, c'è poco da meravigliarsi. I DS sono gli eredi di un partito che solo per un accidenti della storia ha potuto camuffare la propria appartenenza alla borghesia e spacciarsi per così tanto tempo per un partito comunista. È stato il grande inganno russo che gli ha consentito per circa settanta anni di dichiararsi partito del proletariato quando invece era organico alla conservazione capitalistica e a una frazione della borghesia internazionale. Ora, quell'inganno è finito e non occorre neppure salvare la faccia quindi lo scontro interno si mostra senza veli e i lavoratori e i loro interessi semplicemente scompaiono. La feroce lotta per il potere e per il suo esercizio, che prima si svolgeva dietro le quinte badando che la famosa "base" non si accorgesse di nulla, ora viene allo scoperto liberando nell'aria maleodoranti effluvi.

Che vinca questa o quella corrente, è del tutto indifferente: la politica di questo partito, come peraltro di tutti i partiti borghesi, non può essere altro che squallida lotta per il potere e contro i deboli e gli sfruttati. Chi ancora, fra i lavoratori, si illude che i Ds possano essere una reale alternativa a Berlusconi è avvisato: questo o quello pari sono.

gp

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.