Una premessa - Dispersione delle forze proletarie e organizzazione politica di classe

Chiunque si ponga seriamente nella prospettiva rivoluzionaria del comunismo, e conseguentemente esamini l'attuale situazione dei rapporti fra le classi in relazione alle condizioni della economia capitalistica, non può essere sordo alle urgenze politiche che una avanguardia di classe è costretta ad affrontare.

Il ciclo di accumulazione del Capitale, seguito alla Seconda Guerra mondiale, è entrato in una crisi sempre più grave da oltre due decenni.

Questo significa che nella dinamica del sistema si sono aperte non solo le tendenze verso la guerra imperialista, quale unica soluzione borghese alla crisi, ma contemporaneamente si rende praticabile la possibilità di una alternativa di classe anticapitalista.

Alcune cause che hanno ostacolato la ripresa del programma del comunismo all'interno della classe operaia, e quindi la rottura con il dominio assoluto del Capitale, sono da ricercare tuttora nel ruolo svolto dallo stalinismo e dai partiti nazional-comunisti modellati a sua immagine e somiglianza. Le vicende storiche legate a questa tragica esperienza - con tutti i suoi risvolti, dal fallimento del "socialismo reale" al trasformismo democraticistico della sinistra borghese - hanno avuto conseguenze nefaste sulla classe operaia, ostacolando l'aggregazione degli elementi di avanguardia attorno al programma di emancipazione del proletariato. E nonostante il crollo dello stalinismo, che ha dominato per oltre mezzo secolo le coscienze operaie, siamo ancora lontani dalla consapevolezza di un primo bilancio critico di quanto è accaduto nell'ex Urss, dove la controrivoluzione instaurò il capitalismo di Stato e non il socialismo.

Il perdurare di questo equivoco, ben alimentato dal potere borghese e dai suoi sostenitori, ha generato confusioni e frustrazioni rafforzando il dominio ideologico e politico del capitalismo sul proletariato. Poco hanno potuto fare le deboli forze rivoluzionarie in un contesto così difficile. L'attacco borghese e le sconfitte subite, il ristagno della lotta di classe, non hanno permesso alla quasi totalità dei lavoratori neppure di sapere dell'esistenza di una Sinistra comunista con salde tradizioni proletarie. E a quest'ultima, impropriamente, si richiamano anche gruppi e gruppetti frutto di continue scissioni interne (dove spesso prevalgono le manie patologiche di un protagonismo personalistico), e che altro risultato non ottengono se non quello di aggiungere confusione a confusione.

È compito di una forza genuinamente rivoluzionaria affrontare e criticare apertamente e seriamente questi atteggiamenti, e tutte quelle posizioni ideologicamente fuorvianti e politicamente approssimative. Compresi gli sterili tentativi di un attivismo superficiale e inconcludente, capace solo di disperdere in mille rivoli quei compagni che con fatica e buona volontà sono alla ricerca di orientamenti e punti di riferimento credibili.

Il programma politico

Dalle molte dispersioni e confusioni trascinatesi per decenni è oggi possibile - oltre che doveroso per una formazione comunista - trarre sufficienti elementi di una analisi valida per un giudizio propriamente teorico-politico più che semplicemente polemico.

È dunque il momento di stendere coraggiosamente un bilancio di quanto è stato espresso fin qui da certi ambienti della sinistra, più o meno movimentisti, gruppettari e circolistici. Sia in sede teorica, che politica e organizzativa, ciò che rimane fra tante esperienze è praticamente il vuoto. Con la conferma che oggi non solo si deve riconquistare l'abc del marxismo, ma che nello stesso tempo non ci si può muovere se non all'interno di un progetto politico complessivo, costituito dal programma rivoluzionario e comunista della classe operaia.

Occorre affermare con estrema serietà e tenacia che:

  1. senza una chiara e precisa linea politica generale in netta contrapposizione a quella borghese - quale risultato del corpo di tesi e di indicazioni dell'unico programma possibile per l'emancipazione del proletariato - nessuna lotta politica classista è praticabile, così come non è possibile la crescita dei militanti in qualità e quantità;
  2. la linea politica complessiva non è il prodotto di approssimative "sintesi" di esperienze particolari: essa è sintesi teorica e politica delle esperienze storiche della classe, dello scontro fra le classi nei diversi periodi, e dei conseguenti problemi generali e particolari che si presentano alla definizione del programma rivoluzionario.

La crisi del capitale apre oggi spazi nuovi e favorevoli per un orientamento rivoluzionario delle migliori avanguardie operaie. Ciò sarà possibile ricostruendo, al più presto, una organizzazione solida seppure inevitabilmente minoritaria, fondata su un consistente impianto teorico e politico capace di dare un compiuto quadro d'insieme della situazione e delle sue prospettive. Un'organizzazione che possa realmente fungere da punto di riferimento per gli elementi d'avanguardia della classe.