La rivolta degli allevatori

Orgia di imbrogli e clientelismi per mascherare una crisi reale

Le dure proteste degli allevatori che hanno portato agli scontri con la polizia, testimoniano di una condizione particolare dell'agricoltura italiana e di una situazione più generale del settore primario all'interno dell'economia capitalistica.

I produttori agricoli sono composti da piccoli e medi imprenditori che nel corso dei decenni hanno perso peso specifico rispetto alle altre attività economiche. Coerentemente all'evoluzione capitalistica che sancisce il primato dell'industria e della finanza, basti guardare all'ultimo scorcio di storia che ci dice che gli occupati nell'agricoltura sono passati da 7.601.000 mila nel 1951 agli attuali 1.770.000. Inoltre la meccanizzazione dell'agricoltura, esattamente come avviene nell'industria in tutti i paesi avanzati, conduce a quel cancro per il profitto che si chiama sovrapproduzione.

Tutto questo è valso anche per i produttori di latte se consideriamo il problema a scala europea. Le enormi eccedenze di prodotti dell'agricoltura, come d'altra parte dell'industria, un esempio su tutti il surplus di acciaio, ha costretto la Comunità europea a contingentare la produzione in quote spettante ai vari paesi membri. Ovviamente allo scopo di ridurre le quantità delle merci prodotte e sostenerne il prezzo che altrimenti sarebbe crollato. In primo luogo a beneficiare di tali misure sono le grandi imprese di trasformazione e commercializzazione dei prodotti.

In Italia in modo particolare le nuove regole sono state applicate alla solita maniera clientelare e furbesca. Da una parte la vecchia Democrazia cristiana aveva nella Coldiretti un largo serbatoio di voti in cambio di assistenzialismo, imbrogli, aggiramento delle norme che permettevano di superare le quote latte assegnate a danno dell'erario che dall'83, anno dell'accordo, al `94 ha sborsato in multe 3.500 miliardi. Dall'altra parte il raggiro era un modo per compensare lo strapotere nel settore di Germania, Francia e Olanda che molto più avanzati e produttivi avevano ottenuto quote superiori.

Ora i processi in atto di integrazione europea, cioè il tentativo di costruire un grande polo economico competitivo rispetto agli Usa e Giappone, i quali a loro volta cercano di allargare le loro aree geografiche di influenza diretta, pone il problema di tagliare i bilanci statali per favorire la concentrazione del capitale e allo stesso tempo sostenere gli interessi dei gruppi monopolistici industriali e finanziari. La condizione odierna del capitalismo internazionale, in presenza di una sfrenata guerra commerciale, non ammette più deroghe alle linee di rigore degli stati.

Così come le ristrutturazioni hanno colpito duramente i lavoratori dipendenti, anche la piccola e media borghesia di un settore "protetto" come l'agricoltura è ora alle strette, visto che il salvagente statale viene meno per le imprese marginali per favorire quelle tecnologicamente competitive. Queste prospettive poco rosee per tanti allevatori italiani hanno scatenato la protesta soprattutto nel Veneto. Chiariamo subito, una protesta fatta oltre che dal lancio di letame, di trattori del valore di centinaia di milioni ciascuno. Qui non ci interessa vedere chi è stato al gioco e chi ha frodato con le quote carta o con altri trucchi contabili, sta di fatto che gli allevatori con l'arroganza di chi è abituato ai privilegi vorrebbero che le multe fossero pagate interamente ancora una volta dalla fiscalità generale, quindi in gran parte dai lavoratori, come sempre.

La dinamica capitalistica numerose volte ha posto questioni di questo tipo, dove il pesce grosso mangia il piccolo, in cui intere categorie imprenditoriali sono state pesantemente ridimensionate sino a quasi all'estinzione. Come pure è cosa già vista che tale borghesia quando si sente minacciata prende politicamente una china sempre più reazionaria, non a caso vediamo come essa sia facile preda della demagogia delle destre, nella situazione specifica della Lega e di Berlusconi.

Il paradosso di tutta questa faccenda evidenzia l'ennesima infamia del sistema capitalista. Si parla di eccedenze alimentari mentre la fame aumenta nel mondo. Si parla di liberismo mentre gli stati si accordano sulle quantità di merci da produrre. Si tagliano i salari e lo stato sociale mentre siamo sommersi di prodotti di tutti i tipi. La contraddizione fondamentale del capitalismo è singolare e unica in tutta la storia dell'umanità: la crisi del sistema e la miseria sono causate dalla troppa abbondanza.

cg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.