Eliminiamo i pedofili: distruggiamo il capitalismo

Il tema della pedofilia è di gran moda. Usiamo a proposito questa espressione che può apparire cinica, perché non crediamo al disinteresse o al buon cuore dei mezzi d'informazione.

Su giornali, radio televisione, giornalisti spinti unicamente da preoccupazioni di "audience", abbiano i loro servizi descrivendo anche nei particolari più raccapriccianti i delitti e le violenze contro i bambini, senza alcun rispetto né per le vittime né per il dolore immenso dei parenti: quello che conta è alzare il livello d'ascolto e quindi il prezzo delle inserzioni pubblicitarie. In fin dei conti, però, non c'è niente di straordinario in tutto questo: nel capitale l'essere umano è la merce primaria e quindi anche le sue sofferenze, i suoi dolori e le sue pene lo sono, magari ridotte a quella merce "immateriale" di cui tanto si ciancia nei salotti buoni e nei salotti "antagonisti". E lo stordimento televisivo può servire - come serve - a distogliere lo sguardo e l'odio da quello che è il supremo pedofilo, lo stupratore mondiale dell'infanzia ossia la società capitalistica.

Sul Manifesto del 19-10-97 è uscito un articolo (da cui traiamo le citazioni) che sintetizza un rapporto dell'UNICEF sulle condizioni dei bambini nei paesi dell'ex blocco sovietico dopo la loro entrata nel regno della "libertà"; il quadro che ne esce è impressionante, anche se, almeno per quanto riguarda i dati macroeconomici, in gran parte conosciuto. Il crollo verticale dell'economia - solo nell'ex URSS sono scomparsi 13 milioni di posti di lavoro e i salari caduti dell'80% in molte nazioni - ha avuto ripercussioni devastanti anche sulle famiglie, colpendo in particolare i soggetti più deboli, cioè le donne e i minorenni, tanto che oggi in

Bulgaria e in Romania i tre quarti dei bambini sono considerati poveri. In Russia il 60% delle famiglie con figli è in condizioni di precarietà economica. Quasi il 30% è in assoluta miseria.

L'ovvia conseguenza di tanta indigenza è che prosperano quelle attività che la legislazione borghese molto ipocritamente qualifica come illegali, ma che sono parte integrante del sistema del capitale e che, anzi, proprio per la loro "illegalità" costituiscono un'enorme fonte di profitto:

Un terzo dell'economia dell'Est europeo proviene dal lavoro nero e illegale e il fenomeno dei bambini costretti a lavorare è diventato incontrollabile.

Non c'è niente da fare, la società capitalistica è nata con lo sfruttamento dei fanciulli e non può liberarsi di questo suo marchio d'infamia e anche lo sfruttamento minorile non può che seguire l'evoluzione del capitale: ciò che due secoli fa era concentrato nelle isole britanniche, oggi è diffuso su tutto il pianeta. L'infanzia, gettata nella fornace della cosiddetta globalizzazione rivive, purtroppo, situazioni che gli ideologi della borghesia assicuravano esistere ormai solo nei romanzi di Dickens. Ma non è letteratura la malnutrizione che colpisce il 60% dei bambini polacchi, l'anemia che interessa il 32% russe e ucraine, la ricomparsa "in forma endemica" di malattie come la tubercolosi e la difterite che erano praticamente scomparse; insomma, per ritrovare uno scenario tanto sconvolgente bisogna cercare solo tra "i più poveri dei paesi africani". Le conseguenze per la crescita di questi fanciulli sono facilmente immaginabili, ma già ora

i bambini nascono più deboli, più piccoli, i tassi di mortalità infantile sono cresciuti nei paesi baltici, le malattie conseguenza del degrado ambientale e dell'inquinamento stanno crescendo in Bielorussia, in Ucraina, in Bulgaria.

Per non parlare della droga e dei suicidi che dilagano senza freni tra gli adolescenti, ottimo terreno di reclutamento per le varie mafie che gestiscono, tra l'altro, uno degli affari più redditizi e più lerci di questa fine secolo ossia la prostituzione minorile.

In Russia mezzo milione di adolescenti sono alcolisti [...] in Slovenia il 15% dei consumatori abituali di droga hanno meno di 14 anni [...] la metà delle prostitute polacche che alla frontiera con la Germania aspettano clienti tedeschi sono minorenni, mentre bambini di undici e dodici anni si prostituiscono negli alberghi delle città lituane.

Che sia un caso che le nazioni predilette dal papa si distinguano per la prostituzione? Può essere; una cosa certa è che il capitalismo è un rullo compressore che schiaccia senza pietà gli esseri umani e che le virtù miracolose del mercato sono tali solamente nel mondo bugiardo della propaganda borghese, se persino l'UNICEF è costretta ad ammettere che

non vi sono rapporti immediati tra la crescita economica e la difesa sociale [...] in Polonia, dove gli indicatori economici sono migliorati, la situazione è più che preoccupante.

Ma l'UNICEF non sa - e nemmeno vuole - trarre le adeguate conclusioni dal suo rapporto; organismo della pelosa carità borghese, si limita a fotografare il mondo senza indicare altre soluzioni che non siano le solite innocue convenzioni internazionali ossia carta straccia, per tacitare i rimorsi di coscienza di qualche borghese forse non del tutto disumanizzato.

Se è così, allora vuol dire che la borghesia yankee non ha di questi problemi, visto che ha persino rifiutato di ratificare un "niente" come la Convenzione sui diritti del bambino (sola nazione, assieme alla Somalia): sarà perché a New York

il 40% dei bambini vive sotto la soglia della povertà, senza speranza di sfuggire alla miseria e all'indigenza

Miseria della Mondializzazione, ed. Strategia della lumaca, pag. 66

... e il "sogno americano" per i piccoli proletari ha sempre più spesso il ghigno da lupo cattivo.

cb

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.