L’insostenibile spesa per le pensioni

Svanisce il mito della previdenza sociale per i proletari, giovani e anziani

I tagli allo stato sociale (vanto dei social-opportunisti di ogni colore) sono in fase di aperto negoziato fra i principali gestori degli interessi capitalistici e gli amministratori dello Stato borghese. Il che significa che si studia, come sempre, per trovare il modo migliore di spennare il pollo proletario senza farlo troppo strillare.

Da tempo abbiamo denunciato trucchi e falsità con cui si è gonfiata una campagna terroristica ai danni di operai e pensionati, indicati quali unici responsabili delle voragini spalancatesi nei bilanci statali e di un egoistico rifiuto di solidarietà verso le condizioni dei disoccupati e delle giovani generazioni senza un futuro di lavoro. Una offerta di solidarietà che - secondo la logica capitalistica - si dovrebbe tradurre in un solo e concreto obiettivo: riduzione del costo del lavoro, cioè tagli ai salari e alle pensioni.

I dati che saltuariamente affiorano in una valanga di menzogne e deformazioni, confermano una operazione di continua espropriazione a danno dei proletari, esercitata dallo Stato borghese in nome della previdenza, dell’assistenza sociale e sanitaria. Così, mentre si apprende ufficialmente che ammonta a circa 13 mila miliardi la somma che lo Stato dovrebbe trasferire all’Inps per coprire una parte delle spese assistenziali da sostenere nel 1997, è altrettanto ufficiale la cifra di ben 140 mila miliardi di lire (pari a più della metà della intera spesa annuale dell’Inps) quale debito dello Stato verso l’Inps sulla base della legge 1989 che in parte separava previdenza e assistenza.

È evidente come da decenni lo Stato abbia rapinato letteralmente centinaia di migliaia di miliardi dalle tasche dei lavoratori, caricando soltanto su di essi - e non sulla “intera comunità” come demagogicamente blaterano i riformatori di ieri e di oggi - tutte le spese assistenziali e i vari ammortizzatori sociali appositamente studiati per sostenere la crisi industriale e per favorire lo sfruttamento capitalistico del lavoro. Inoltre è bene ricordare che ogni anno 35 mila miliardi vengono prelevati dai salari dei “lavoratori dipendenti a reddito fisso” e destinati alla spesa nazionale per prestazioni sanitarie, in parte poi direttamente pagata (esami e farmaci) dagli stessi ammalati. E poiché la spesa annuale complessiva risulta - fra ruberie e sprechi di ogni genere - di circa 90 mila miliardi, i soli salariati vi contribuiscono, prima e durante le ...cure, per quasi la metà.

Governo e capitalisti dichiarano a gran voce che l’attuale spesa previdenziale è “insostenibile”: siamo vicini ormai al limite di un pensionato (ahimé, da mantenere in vita!) per ogni operaio in attività. Qualcuno ha addirittura il coraggio di affermare che, in presenza di una natalità in calo non sarà più possibile mantenere gli anziani col lavoro dei giovani. Tutto questo quando vi sono quasi tre milioni di uomini e donne sotto i trent’anni in disperata ricerca di occupazione, poiché il capitale non trova alcuna convenienza a sfruttare la loro forza-lavoro.

La verità è che negli anni sessanta vi erano in Italia circa 20 milioni di occupati su una popolazione totale di 48 milioni. Oggi gli occupati sono scesi a 19 milioni e mezzo su un totale di 57 milioni di abitanti.

L’attuale sviluppo tecnologico consentirebbe la produzione di ogni genere di beni in sovrabbondanza, con la necessità di un sempre minor tempo di lavoro da dividere fra tutta la popolazione attiva. E tutti - giovani e anziani - potrebbero avere un maggior tempo libero a disposizione da trascorrere non in miseria ma soddisfacendo a tutti i bisogni e seri piaceri della vita umana. Esattamente il contrario degli scenari drammatici che la stessa società borghese si vede costretta a disegnare.

C’è dunque un solo ostacolo da abbattere, una volta per tutte: la presenza di un modo di produzione e distribuzione che non può consentire, fra tutti i membri della società e non fra “cittadini” ricchi e poveri, una distribuzione egualitaria sia del lavoro che dei suoi prodotti.

La caritatevole quanto ipocrita assistenza dello stato sociale borghese sta franando, fra tagli e sacrifici, sotto i colpi di una crisi economica senza soluzioni. Occorre respingere ogni illusoria pretesa di compatibilità fra i nostri interessi e quelli del capitale. La contrapposizione è fra la nostra sopravvivenza e quella del capitalismo, del profitto e del mercato.

Contro gli inganni ideologici e le mistificazioni politiche che ancora imprigionano la ripresa della lotta del proletariato, al centro di ogni nostro impegno non vi sono i conti pubblici o privati, ma la resa dei conti col capitale e con la sua classe dominante. E con i Bertinotti di turno, che blaterano di...opposizione ammettendo però le “necessarie modifiche per un nuovo modello pensionistico flessibile quando il sistema entrerà in sofferenza”.

dc

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.