La riforma scolastica nei nuovi processi di globalizzazione economica

È questo il titolo di un fascicolo di informazione e agitazione a cura dei compagni di Parma, dal quale estraiamo i brani constitenti l’articolo. Nell’opuscolo sono descritti in dettaglio i piani di riforma a illustrare la sostanza della riforma stessa che in estrema sintesi potremmo definire un aggiornamento tardivo della scuola ai livelli di accumulazione e di produttività raggiunti dal capitale sul terreno economico e alle conseguenti mutazioni intervenute nella formazione sociale del modo di produzione capitalista nei suoi centri metropolitani.

Dopo tante traversie e proposte parlamentari, sembra che la proposta ultima di riforma dell’istruzione scolastica possa attuarsi nel giro di pochi anni.

Le cause che hanno portato alla svolta nel cambiamento radicale dell’istruzione scolastica sono da ricercarsi a monte, come sempre nella struttura economica della società. L’istruzione scolastica non fa che seguire a ruota (con molti anni di ritardo) i cambiamenti avvenuti nei processi produttivi; la loro dimensione globale e la mondializzazione del mercato del lavoro, rendevano obsoleta una scuola pubblica, dai confini nazionali e con finalità di insegnamento prettamente nozionistiche.

L’istruzione non deve più essere ancorata alla dimensione nazionale dello stato, ma deve avere come riferimento il mercato mondiale e come riflesso abituare alla presen-za di modi di pensare e di vita diversi da quello della propria società (sempre più omologata a quella dei paesi a capitalismo avanzato).

Ad esempio se in Cina sono pressoché sconosciute le automobili, all’operaio cinese non deve sembrare un’idiozia produrre com-ponenti per automobili vendute in altri paesi. Questo i solo uno dei tanti esempi possibili.

La nuova strutturazione scolastica si compone di due direttrici principali: la linea metodologica e una linea strutturale in senso stretto.

Uno dei grandi cambiamenti che avverranno nell’insegnamento scolastico saranno le nuove metodologie pedagogiche, volte ad abituare lo studente a “risolvere i problemi” sapersi adeguare a scenari che possono cambiare molto rapidamente, elaborare un pensiero dinamico e non statico, ad adeguarsi alle diverse situazioni. In realtà non c’è il minimo interesse da parte delle istituzioni a trasmettere un sapere critico negli studenti, che anzi devono criticare il meno possibile questa società e accettare la logica del

Bene comune, che può essere apprezzata per quanto produce in termini di beni materiali o per quanto consente a ciascuno di coltivare la sua umanità...

Problemi della Scuola aprile ’97 p.9

Ma devono apprendere un sapere utile, cioè il minimo indispensabile di conoscenze tecniche che li metta in grado di potersi adeguare in futuro nel minor tempo possibile alle diverse mansioni.

L’altra direttrice del cambiamento dell’istruzione, passa per il rinnovamento dell’istruzione così come oggi è impostata.

Da un lato c’è la cancellazione della vecchia scuola media e dall’altra la de-licealizzazione della scuola superiore. In questo modo si tende ad ottenere una preparazione obbligatoria, con l’innalzamento dell’obbligo scolastico ai 15 anni, che sia almeno fino alla fine di questo ciclo la più omogenea possibile, che cioè non suddivida gli studenti in predestinati all’università (provenienti dai licei), o all’industria (provenienti dagli istituti tecnico-professionali), ma che dia le abilità di base a tutti gli studenti per potersi affacciare senza problemi al mondo del lavoro, diminuendo notevolmente i costi per la formazione della manodopera. [...]

Con la riforma della scuola, l’industria intende scaricare il più possibile sullo stato i costi della formazione della manodopera, del suo aggiornamento e del suo reinserimento nei processi produttivi. Un altro obbiettivo i quello di ridurre il più possibile, attraverso moduli così frammentati, i tempi di formazione dei giovani lavoratori, la cui carriera scolastica sarà spendibile nelle offerte di lavoro in base appunto al modulo raggiunto o all’anno raggiunto (in riferimento ai tre del post-obbligatorio).

In realtà ciò che tutti plaudono come una riforma necessaria per il sistema scolastica è un’ennesima bastonata per i proletari, dal punto di vista economico. Infatti l’istruzione pubblica è finanziata dai proletari, ma si permetterà di destinare una parte dei contributi degli stessi, a favore di istituti privati elitari. Ciò - lo ribadiamo - rientra in un progetto di riduzione drastica dei salari e contenimento artificiale della disoccupazione.

Se l’attacco viene sferrato ai danni della classe lavoratrice, la risposta allora deve essere di classe. A livello politico bisogna smascherare qualsiasi forma di “protesta interclassista”, sterile e riformista e intrecciare un solido legame tra studenti ed operai, affinché in comune lottino contro questo sistema, che peggiora sempre più le loro condizioni di vita, aumenta i ritmi e lo stress del lavoro, la sua pericolosità ed abbassa sempre più il potere di acquisto dei suoi salari.

Da quasi due anni il nostro Partito, cerca di proporre come risposta di classe agli attacchi nella scuola, la costituzione di organismi politici permanenti, dove sia chiara l’analisi marxista della società, dove le lotte anche parziali e rivendicative vengano inserite in un contesto più ampio come quello sociale ed economico e dove si faccia sempre presente l’obbiettivo finale dell’abbattimento di questo sistema economico. Seppur con difficoltà, nel totale immobilismo degli studenti e nell’isolatezza delle nostre posizioni politiche, il primo anno in cui abbiamo operato secondo questa linea politica, ha portato ad avvicinarsi a posizioni classiste (prima ancora di quelle più specifiche del nostro Partito) alcuni giovani e talvolta giovanissimi studenti, in alcuni casi già impegnati in stage o esperienze lavorative.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.