Si organizza il partito

Durante i 45 giorni del governo Badoglio (dal 25 luglio all'8 settembre) l'organizzazione dei comunisti internazionalisti si era estesa e rafforzata in particolar modo nelle zone di Torino, Casale, Asti, Milano, Sesto San Giovanni, Parma e Firenze. Vi partecipavano i compagni residenti in Italia, usciti dal carcere dopo il 25 luglio del 1943, e quelli che cominciavano a rientrare dall'estero (Francia, Belgio, Svizzera).

Erano i compagni della vecchia guardia comunista, militanti forgiati da battaglie di ogni genere: teoriche e politiche, contro la degenerazione dei partiti della III Internazionale, organizzative, per la costruzione della Frazione all'estero o per tenere vivi i legami sul territorio nazionale e le possibilità stesse di ricostruire un partito agente nel più nero periodo clandestino. Ne ricordiamo alcuni, dopo i compagni Onorato Damen e Bruno Maffi, Mario Acquaviva, Fausto Atti (entrambi trucidati dagli sgherri di Togliatti), Bruno Bibbi, Giovanni Bottaioli, Secondo Comune, Gigi Danielis, Vittorio Faggioni, Rosolino Ferragni, Attilio Formenti, Antonio Gabassi, Guido Gasperini, Luigi Gilodi, Aldo (Tullio) Lecci, Ciccio Maruca, Carlo Mazzucchelli, Renato Pace, Ottorino Perrone (Vercesi), GianCarlo Porrone, Vasco Rivolti, Luciano (Mauro) Stefanini, Guido Torricelli, Gino Voltolina e tanti altri.

Tutti compagni che avendo posto, nella più pura tradizione comunista, la propria vita al servizio della rivoluzione e della sua organizzazione, affrontando galera ed esilio, avevano tenuto alto il senso della milizia rivoluzionaria e lo stile di lavoro comunista.

Nel novembre del 1943, all'indomani delle tragiche giornate dell'armistizio e della ripresa di una guerra più che mai fratricida, la Sinistra Italiana si costituiva in Partito, lanciando al proletariato le parole d'ordine della ricostruzione dei suoi tradizionali organismi di lotta e in primo luogo del Partito rivoluzionario. La guerra imperialista, che tra le sue rovine travolgeva le coscienze dei proletari, confondendole e pervertendole, trovò nel Partito Comunista Internazionalista il nemico più implacabile e deciso.

Un giornale a stampa clandestina (Prometeo) diffuso a centinaia di copie nelle fabbriche dell'Italia settentrionale e attorno al quale si costruiva una prima rete organizzativa; l'emissione con ogni mezzo, e la distribuzione di decine di volantini e documenti; la creazione di centri di agitazione e di organizzazione di massa; tutti questi furono fatti significativi dell'alto livello politico-organizzativo immediatamente raggiunto dal Partito. La teoria e la pratica, il grado di militanza e lo spirito di responsabilità e disciplina furono all'altezza dei non facili compiti. Il P.C. Internazionalista fu il partito comunista rivoluzionario che, unico in Europa, si batté con coraggio, abnegazione e capacità sulla linea di intervento del programma comunista a fronte del fascismo, della guerra, dello stalinismo e del movimento partigiano.

Contro la diffusione della critica rivoluzionaria, la difesa dei principi e delle posizioni programmatiche del comunismo, tradotte in una vivace presenza politica e sindacale, il partito di Togliatti tentò inutilmente di mettere a tacere la propaganda e la attività degli internazionalisti di Prometeo e di Battaglia comunista.

Alla guerra imperialista il proletariato deve opporre la ferma volontà di raggiungere i suoi obiettivi storici.

Così Prometeo incitava i proletari. I comunisti internazionalisti furono i soli a combattere la dura e difficile battaglia di classe contro il fascismo tramutatosi in nazionalsocialista e contro i sei partiti della coalizione democratica. Di pari passo con la lotta contro la guerra, procedeva il lavoro di chiarificazione ideologica tra il proletariato. Il problema russo, l'essenza e le forme della guerra imperialistica, la natura degli organismi di massa e la tattica comunista furono altrettanti problemi dibattuti e divulgati sui fogli clandestini del Partito.

Né poteva essere altrimenti. Ogni movimento politico che vuole reagire in senso anticonformista all'opportunismo a el tradimento deve necessariamente sottoporre ad una profonda rivalutazione e riaffermazione i principi teorici falsificati e deviati dal riformismo, scoprendo e denunciando nello stesso tempo le ragioni politiche e sociali che determinano l'abbandono o il tradimento dei cardini rivoluzionari della teoria. Negli anni della prima guerra mondiale tale compito fu assunto dalla frazione bolscevica di Lenin; nel corso del secondo conflitto imperialistico toccò gli internazionalisti affrontare con inesorabile coerenza i fronti vecchi e nuovi dell'imperialismo (Russia sovietica compresa), ed operare conseguentemente impugnando le armi del marxismo sia contro la destra che la sinistra borghese.

Contro ogni opportunismo

Nel pieno di una fra le più gravi ondate storiche controrivoluzionarie,si ristabilivano saldamente i legami con un prezioso patrimonio di posizioni e di lotte, senza il quale ancora più difficile e contrastata sarebbe la realizzazione dei compiti e degli obiettivi del partito di classe e della rivoluzione comunista.

A cominciare dalle analisi sull'imperialismo, gli scritti su Stato e Rivoluzione, le affermazioni sulla necessità - per dei marxisti - di procedere inesorabilmente “contro corrente”, cioè contro l'unione sacra e lo sciovinismo.

La difesa della collaborazione fra le classi, la rinuncia alle idee della rivoluzione socialista ed ai metodi rivoluzionari, l'adattamento al nazionalismo borghese, il feticismo della legalità, l'abdicazione dal punto di vista di classe per paura di inimicarsi la “massa della popolazione” (leggi: piccola borghesia), queste sono incontestabilmente le basi dell'opportunismo. La guerra ha dimostrato che nei momenti di crisi, un'impotente massa di opportunisti passa al nemico, tradisce il socialismo, manda in rovina la classe operaia [...]. Gli opportunisti comodamente installati nel partito operaio, sono dei nemici borghesi della rivoluzione proletaria che in tempo di pace compiono nell'ombra la loro opera di penetrazione, e in tempo di guerra si rivelano alleati della classe capitalista e del blocco borghese, dei conservatori, dei radicali, degli atei, dei clericali. Chi non capisce questo dopo gli avvenimenti che viviamo, s'inganna e inganna gli operai.

Lenin

Questi principi condussero alla vittoria dell'Ottobre ed alla nascita della Terza Internazionale. Gli stessi principi, a trenta anni di distanza, furono ripresi dal Partito Comunista Internazionale, nella lotta a fondo contro le nuove deviazioni. Senza pietà e con decisione il “Prometeo” clandestino affrontò il problema russo e, forte di vecchie e recenti esperienze, denunciò alla classe operaia italiana il fallimento e la politica imperialista dell'Unione Sovietica, pur rivendicando il valore storico formidabile di quella esperienza, e facendo propri i vitali insegnamenti della rivoluzione del 1917.

I nostri fogli clandestini posero anche l'accento sulla necessità della edificazione della nuova Internazionale, pur premettendo che essa non sarebbe di certo sorta per volontà di singoli o per virtù magica, ma sarebbe scaturita dall'accumulazione di nuove esperienze negli strati più coscienti della classe operaia, dal ritorno alla lotta di classe, da un processo di chiarificazione ideologica. Fu anche smascherata, di contro alle superficiali analisi dello stalinismo, l'essenza intima del fascismo e della democrazia rilevandone le sostanziali collusioni, e ponendo in chiaro che il fascismo, come realtà storica deve essere combattuto in blocco dalle sue basi sociali alle sovrastrutture politiche.

Il capitalismo, causa il suo evolversi verso forme statali totalitarie in economia, abbandona sul terreno politico i principi “democratici” dell'800 ed assume un contenuto sempre più apertamente fascista. È solo combattendo la società borghese nei suoi gangli economici che ci si potrà difendere innanzitutto contro il capitalismo che al fascismo ha dato anima e corpo, gli ha trasfuso tutto l'odio che la paura folle della perdita del privilegio può ispirare, e gli ha armato la mano per farne l'esecutore cieco e bestiale della sua vendetta.

Non al solo campo ideologico si limitò il lavoro del Partito nei duri anni della clandestinità. Contro il partigianismo barricadiero e piccolo-borghese che convogliava verso le montagne centinaia di giovani operai, i comunisti internazionalisti affermarono la necessità che il proletariato combattesse nelle fabbriche la sua battaglia contro il nemico capitalista. Gli scioperi che punteggiarono quel travagliato periodo storico videro il Partito attivissimo nelle officine di Torino, nell'Italia settentrionale, nel guidare il movimento e nel ricordare agli operai che i loro problemi economici potevano essere radicalmente risolti solo imperniando la lotta sul terreno politico, in antitesi con l'imperialismo e la guerra, per la rivoluzione.

I capitalisti ed il governo fascista responsabili del conflitto, sono incapaci di risolvere la crisi economica della nazione, di sfamare gli operai e le loro famiglie costringendoli ancora a fabbricare cannoni. Operai, solo unendovi contro la guerra, contro il capitalismo, contro gli sfruttatori, solo spostando la vostra azione dal terreno economico a quello politico riuscirete a spezzare le catene che ancora vi imprigionano...

Da Il proletariato e la seconda guerra mondiale - in Battaglia comunista, nov. 1947-feb. 1948

Queste parole d'ordine furono divulgate con tutti i mezzi anche tra i raggruppamenti partigiani, nonostante le difficoltà obiettive.

Solidarietà e fratellanza internazionale

L'internazionalismo proletario, di cui si fece portavoce coerente il Partito Comunista Internazionalista, si richiamava direttamente alle posizioni di Lenin (1914-15) contro gli interventisti di Sinistra, difensori della “patria” in nome del socialismo, durante la prima guerra mondiale.

Chiara e precisa fu la denuncia della nuova spartizione del mondo, attraverso la guerra, a favore di questa o quella potenza industriale, per la supremazia finale di un blocco economico sull'altro, e di tutti sul proletariato.

L'opera diretta alla trasformazione della guerra dei popoli in guerra civile è l'unico compito socialista nell'epoca del cozzo armato delle classi borghesi imperialisti di tutte le nazioni.

Prometeo, 1 febbraio 1944

In questa lucida visione degli interessi esclusivi di una classe, quella proletaria, che non conosce né patrie né confini, non trova posto alcuna giustificazione alla guerra tra un popolo e l'altro fondata su basi di tipo idealistico, moralistico e quanto meno “razzista”. Nel soldato tedesco non si celava una particolare “barbarie germanica”, e il dovere dei rivoluzionari non era quello di combattere contro i soldati tedeschi (la caccia al tedesco), come incitava il partito di Togliatti, ma di...

spargere tra le loro file il seme della fraternizzazione, dell'antimilitarismo e della lotta di classe, diffondendovi il contagio della volontà rivoluzionaria.

Prometeo, 1 marzo 1944

E lo “smembramento della Germania e del suo proletariato”, deciso a Teheran dagli Alleati nel novembre 1943, verrà così commentato da “Prometeo” del 15 agosto 1944:

Le apparenze indicano che saranno, almeno in un primo momento, le baionette alleate a garantire sulle rovine della Germania la vittoria della borghesia democratica, non più contro il nazismo, ma contro il ritorno offensivo del proletariato rivoluzionario.

Gli scioperi del Novembre 1943

Il 15 novembre 1943 a Torino hanno inizio improvvisamente fermate di lavoro nelle officine della Mirafiori, e nei giorni successivi tutte le sezioni Fiat entrano in sciopero. Il 18 novembre quasi 50000 operai incrociano spontaneamente le braccia, cogliendo di sorpresa l'apparato politico del PCI. Un manifestino del “Comitato Sindacale” clandestino viene duramente criticato dal Centro picista per le “gravi debolezze di orientamento politico”, cioè per il mancato accenno alla lotta contro “l'occupazione della nostra Patria da parte del nemico tedesco”!

La Federazione torinese del P. C. Int. ha immediatamente diffuso, il 23 novembre, un suo manifesto tra gli operai in sciopero.

Proletari torinesi
I movimenti che avete scatenato fanno onore alla vostra classe e alla massa in generale.
Le rivendicazioni che voi reclamate sono giuste alla condizione che voi, coscienti del vostro ruolo storico, le colleghiate in via diretta alla terribile situazione in cui si trova il proletariato mondiale.
La vostra lotta potrà prendere una vera fisionomia classista alla sola condizione di legarla all'azione contro la guerra, cioè ad un livello superiore di ciò che può essere una rivendicazione economica.
Lotta contro la guerra dunque, quella guerra che il nemico della vostra classe ha scatenato per distruggere voi e le vostre famiglie.
W lo sciopero generale!
W il proletariato mondiale!
W il proletariato torinese, avanguardia rivoluzionaria!
Abbasso i guerraioli di tutti i colori!
Lotta contro il fascismo!
Lotta contro la democrazia!

Il Partito Comunista Internazionalista - Da Prometeo n.2 - dicembre 1943

L' agitazione dilaga in dicembre nei vari centri del triangolo industriale del Nord, specie da Milano, dove, tra gli operai della Breda, della Falck, della Olap, della Pirelli, e di altre fabbriche, il Partito lancia un manifesto.

Operai milanesi
Voi avete incrociato le braccia. Soddisfatte o no le vostre richieste di oggi, voi vi muovete fatalmente in un vicolo cieco e sarete, in, breve, costretti ad incrociare ancora le braccia.
Perché?
Perché i capitalisti e il governo nazi-fascista, responsabili della guerra, sono incapaci non solo di risolvere la tremenda crisi che ha polverizzato l'economia nazionale, ma persino di sfamare voi e le vostre famiglie, costringendovi ancora a fabbricare cannoni per la guerra.
Operai!
Un solo mezzo avete per uscire dalla crisi: fare della vostra forza di classe una cosciente forza rivoluzionaria. Solo unendovi compatti contro la guerra, contro il capitalismo, contro gli sfruttatori di ogni colore che si servono delle vostre braccia e della vostra vita per la loro lotta criminale di dominio, solo spostando la vostra azione dal terreno economico a quello politico, riuscirete a spezzare le catene che ancora vi imprigionano.
Operai!
Al capitalismo, colpito a morte dalla sua stessa guerra, contrapponete ora la vostra capacità e la vostra orza di nuova classe dirigente.
Contro il fascismo, che che vuole la continuazione della guerra tedesca, e contro il Fronte Nazionale dei sei partiti, che vuole la continuazione della guerra democratica, voi organizzatevi sul posto di lavoro, cementate in un fronte unico proletario i vostri comuni interessi, il vostro stesso destino di classe i indica come già iniziata la lotta decisiva per la conquista del potere.
Il Partito Comunista Internazionalista è al vostro fianco.
Abbasso la guerra fascista!
Abbasso la guerra democratica!
Viva la rivoluzione proletaria!

Il Partito Comunista Internazionalista - Da Prometeo n.3 - gennaio 1944