I risultati delle elezioni del 2 agosto 1992

Dopo una campagna elettorale impostata sulle scorrettezze del partito al potere, l'HDZ, e dopo un'infinità di polemiche sulla validità delle elezioni che hanno avuto strascichi giudiziari, ecco la riconferma da parte della maggioranza dell'elettorato dell'HDZ e del presidente Tudjman. Queste elezioni, infatti, non erano altro che il definitivo avvallo di una situazione di fatto in mano a questa formazione politica. Ci sono state pure delle sorprese, come la sconfitta senza appello dei socialdemocratici (SDH) non ex-comunisti. In queste elezioni, un peso determinante lo ha giocato la diaspora croata, soprattutto statunitense; in Usa risiedono infatti 1 500 000 croati. Tudjman ha saputo dare a loro delle garanzie sulla possibilità di far rientrare in patria i loro soldi sotto forma di investimenti, assicurando che per i primi anni si sarebbe garantito perlomeno il pareggio costi/ricavi. Ma ci sono attualmente una serie di problemi cui far fronte; la disastrosa situazione economica e di conseguenza sociale, la recrudescenza dei fenomeni criminali (non passa giorno che in Croazia non ci scappi il morto a causa della presenza altissima di armi, o che soldati in libera uscita non distruggano qualche centro cittadino, o che persone non meglio identificate non si facciano giustizia da sole accoppando dei rivali) e la bomba ad orologeria rappresentata dai 700 000 profughi presenti sul territorio croato.

Troppi sono i problemi sul tappeto di cui non si vede la soluzione, troppe le promesse che non saranno mai mantenute. Fino a quando l'HDZ continuerà a non rispondere per aver lasciato piede libero agli speculatori di guerra e a coloro che si sono fatti dei magazzini privati cogli aiuti umanitari?

Qual è stato il sistema di votazione

Prima di commentare brevemente i risultati elettorali, facciamo una panoramica su quella che era la situazione uscente e in che contesto si andava al voto.

Formazione politica Seggi
HDZ 211 seggi
ex-Comunisti 99 seggi
HDS 9 seggi
HKDS 2 seggi
HSLS 4 seggi
SSH 5 seggi
HSS 4 seggi
SDS (Partito Democratico Serbo) 6 seggi
Lega Gioventù Socialista (sciolto) 2 seggi
Indipendenti 13 seggi
Composizione del Parlamento uscente

Il Partito Democratico Serbo, promotore della "rivolta serba in Croazia" è stato dichiarato fuorilegge.

Questi dati si riferiscono al precedente Parlamento composto da 3 camere, mentre il 2 agosto si è votato per la camera bassa del nuovo Sabor bicamerale. Nella camera bassa sono a disposizione 124 seggi; 60 assicurati secondo il sistema proporzionale, 60 con quello maggioritario e 4 garantiti alle etnie. In totale i deputati eletti appartenenti alle minoranze etniche saranno 18, tra cui l'ebreo Vilim Herman, eletto per mezzo della lista HSLS. 13 seggi sono andati ai Serbi eletti da SNS, HNS e SDP.

Gli elettori sono 3,5 milioni di cui 250000 della diaspora; per questo motivo il voto è esercitato anche all'estero in 12 paesi tra cui l'Italia. Si è votato in due terzi del paese, perlomeno dal punto di vista croato; infatti un terzo del territorio rivendicato dai croati è occupato dalle milizie serbe.

Sono in lizza 47 candidati "Indipendenti".

L'affluenza alle urne è stata del 75,7%.

Città Affluenza
Pula 74%
Rovinj 75%
Pazin 81%
Rijeka 71%
Buje 70,4%
Alcuni esempi dell'affluenza locale

La situazione che è uscita dalle urne, tanto per completarci il quadro della situazione, è quella nelle tabelle 1, 2 e 3 a fine lavoro.

Come s'è visto l'SDH che sperava nel 40% dei suffragi è rimasto fuori dal Sabor proprio perché non ha superato la soglia del 3% necessaria per l'ammissione e il capolista Vujic si è dimesso.

L' HDZ ha confermato il suo potere senza appello grazie al sistema maggioritario, il Partito nazista di Paraga (HSP) s'è confermato su posizioni "fisiologiche" proprie di ogni paese. Buona l'affermazione dell'HSLS che diviene il 2o partito in Croazia. Buone anche le affermazioni dei regionalisti (DA-IDS-RIDS) e dell'SDP ex-comunista, nonostante la campagna intimidatoria dell'HDZ. Un'ultima puntualizzazione prima di passare oltre: nel collegio 29 di Banderovo a Fiume, dopo la ripetizione del voto per avvenute irregolarità, come prima forza politica s'è imposto il cartello regionalista (DA-IDS-RIDS).

Prime conseguenze ed operazioni politiche dopo il voto

I primi scontri politici del primissimo dopo-elezioni si sono già delineati. Le liste regionaliste, dopo la positiva affermazione, si sono messe a lavorare per la costituzione dell'Istria in quanto contea, di cui già si parlava qualche pagina addietro a proposito del programma di partito di queste forze politiche. Contemporaneamente l'HDZ cerca di ostacolare in tutti i modi l'opera dei regionalisti. Un primo punto è stato messo a segno dal governo centrale, togliendo ad Istria e Dalmazia il Ministero del Turismo e della Marineria che rappresentavano degli elementi fondamentali nella costruzione del consenso locale. Inoltre, col decreto governativo del 13 agosto si attua un taglio netto...

all'apparato burocratico, la smobilitazione dell'esercito degli inetti e degli incapaci che presidiano l'amministrazione pubblica, gli enti statali, le banche.

Il repulisti va compiuto in 30 giorni attraverso una analisi e una valutazione delle prestazioni di ciascun dipendente. Questo decreto servirà al governo per liberarsi di chi la pensa diversamente. Primi nel mirino i giornalisti di Radio Rijeka, attualmente in 35, che vedranno ridursi il loro numero a 25, e tutte le sedi regionali della RTV Croata. È l'atto ultimale dell'imbrigliamento già operato dal governo nei confronti di alcune testate "indipendenti": ricordiamo il caso della Slobodna Dalmacija, governata ora da un comitato d'amministrazione e la chiusura del "Danas" a giugno. Attualmente, al di là della Slobodna Dalmacija, i giornali che circolano in Croazia sono tutti controllati direttamente dall'HDZ, a parte due di questi in mano all'ultra destra di Paraga! Alla metà di settembre, apprendiamo gli ultimi colpi del governo Tudjman.

Si parte dall'eliminazione di TV Adria, TV Grobnico e TV Omisalj passando per l'amministrazione statale al "Novi List" e finendo coi tagli drastici dei programmi (oltre che di personale) di Radio Rijeka. La politica accentratrice della nuova "banda di Zagabria", contro le fazioni "autonome" di borghesia sta facendo le sue vittime, al di là delle dichiarazioni di principio sulla libertà e la democrazia finora fatte. L'amministrazione coatta del "Novi List" significa contemporaneamente mettere le mani su un'altra voce locale, la "Glas Istre" (la Voce dell'Istria). Come? La redazione del "Novi List" redigeva i tre quarti del quotidiano istriano, controllando ora la redazione "Novi List" si confeziona pure la struttura e i contenuti della "Glas Istre".

Le vendette del potere non si fermano qui. La sconfitta elettorale dell'HDZ in Istria e Dalmazia provoca violente e scomposte reazioni del potere centrale. Dai media di Zagabria, la DDI viene descritta come un partito irredentista, intenzionato a creare assieme al partito serbo, la "Kraijna Istro-Serba". Gli attacchi vengono direttamente dall'HDZ e dal nazista Paraga. All'uopo si diffondono voci artefatte, accusando...

gli istriani e la DDI di infierire sui croati e di essere aiutati in ciò dai serbi.

Inoltre, per bocca dei galoppini dell'HDZ, si afferma che:

nella Polizia di Porec ci sono molti serbi che maltrattano i croati

E lo stesso responsabile della Polizia di Pula viene definito "un disertore ed un approfittatore". La realtà, come sempre, è un po' diversa: sono i fiancheggiatori dell'HDZ, ex stalinisti ed i nazisti di Paraga, a sfrattare i serbi dalle loro case in Istria, senza dar loro tempo di raccogliere neanche le misere cianfrusaglie che posseggono! La frattura che si crea artatamente fra i "popoli" dell'ex Jugoslavia saranno di difficile ricomposizione. Anche gli Istriani (di tutte le lingue) sono contrari alla militarizzazione della penisola. Ed ecco pronto l'ennesimo oltraggio ai sentimenti contro la guerra di questa gente: a Vrsar dove non v'erano insediamenti militari, si procederà ad adibire un intero edificio ad appartamenti per la Guardia Nazionale Croata. Contemporaneamente, Paraga e Tudjman coi loro fidi, definiscono la DDI e gli ex comunisti: irredentisti, bolscevichi, neofascisti, criminali... (!) Un altro "elemento di disturbo" è rappresentato dall'Unione Italiana, i cui membri sarebbero la "quinta colonna" di non si sa bene quale esercito e che bisognerà controllarli - secondo Vlado Milic - accuratamente, in base a "ben precisi" dati in possesso del medesimo. Dalla parte opposta i giovani di Rijeka, Opatija e dintorni hanno cercato di metter in piedi una radio per ovviare alle "ingiustizie massmediologiche". Alcuni sono stati ammoniti, le attrezzature sono state sequestrate. Un tempo dicevano loro che "Belgrado non è disposta a concedere frequenze": ora la risposta di Zagabria è la stessa.

Ed ora, una "curiosità" sulla "condizione materiale" dei politici croati eletti.

Quanto guadagneranno i deputati al Sabor

La paga viene computata in modo che la base, rappresentata dal reddito personale netto nell'economia croata nel mese precedente, venga moltiplicata per un coefficiente: 4,5 per il deputato, 5 per il membro dei gruppi di lavoro, 5,5 per il vicepresidente e 6 per il presidente degli anzidetti gruppi. Arriviamo ad un coefficiente di 6,5 per il vicepresidente della Camera, a 6,8 per il presidente della Camera delle contee ed a 7 per i presidenti della Camera dei deputati e del Sabor. A queste cifre va aggiunto lo 0,5% per ogni anno d'anzianità di servizio fino ad un massimo del 20%. Ogni deputato potrà viaggiare gratis su tutti i mezzi di trasporto della Repubblica di Croazia. Il deputato ha diritto a 30 giorni di ferie all'anno, all'assicurazione sulla vita, ad un forfait di 10 diarie per l'aumento delle spese materiali. Avrà inoltre a disposizione un proprio ufficio o al Sabor o presso la rispettiva circoscrizione elettorale.

Partiti e schieramenti politici in Slovenia

Attualmente, in Slovenia, al potere c'è uno schieramento politico di centro sinistra con a capo il premier Drnovsek. Fino a qualche mese fa quasi tutti i partiti erano raggruppati in 2 schieramenti contrapposti. Da una parte c'era la coalizione "Demos" di ispirazione anticomunista, comprendente i Socialdemocratici, la Democrazia Cristiana, il Partito Contadino e il Partito Nazionale Sloveno (di estrema destra).

Ora la coalizione "Demos" non esiste più. Dall'altra parte avevamo una coalizione di centro sinistra comprendente il Partito Socialdemocratico degli ex Comunisti ("partito dei cambiamenti socialdemocratici") di Kucan, il Partito Liberale e il Partito Social-Liberale. La coalizione "Demos" governava con l'appoggio pure dei Verdi. Gli altri partiti erano: il Partito Nazionaldemocratico, il Partito Liberaldemocratico e il Partito Socialista. Ora il Partito Contadino è diventato Partito Popolare ed è ormai il secondo partito cattolico dopo la Democrazia Cristiana, ottenne infatti alle elezioni del 1990 il 12% dei voti. Non sono ovviamente mancate in questi mesi operazioni politiche, congiure e rimescolamenti di vario tipo, dal passaggio di personale politico da un partito ad un altro ai "tentativi" di fusione tra Popolari e Democristiani, fusione che avrebbe significato la nascita di un grande partito cattolico in Slovenia. Ora al governo c'è una coalizione "centrista" composta da 6 partiti (tra cui il Popolare, il Democristiano, il Liberaldemocratico e il Socialista...) con l'appoggio esterno degli ex-comunisti.

L'attuale Parlamento sloveno è composto da 3 camere (Camera Politica, Camera dei Comuni, Camera dei Produttori) con 80 deputati ciascuna. Le nuove norme costituzionali prevedono la presenza di una sola camera di 90 deputati, di cui 2 della minoranza ungherese ed italiana. Essendoci però molta confusione ed ingovernabilità nel Parlamento sloveno, non è ancora stata applicata la nuova costituzione. Sono pure previste le nuove leggi elettorali che imporrebbero uno sbarramento del 3,5%, e che significherebbe l'esclusione di una infinità di partitini minori. A titolo informativo, negli ultimi mesi ne sono sorti un'ottantina.

Dopo l'avvento del pluripartitismo, pure in Slovenia c'è il problema del controllo dei mezzi informativi da parte dei partiti, sia di governo che dell'opposizione. Il controllo si manifesta da una parte col licenziamento dei giornalisti troppo "autonomi" e dall'altra con la spartizione dei programmi tv tra partiti. Sia in Slovenia che in Croazia c'è un processo politico che sembra andare dalla parte opposta rispetto all'occidente, per ciò che riguarda il rapporto tra cittadini e partiti. Mentre in occidente si stanno modificando rapporti durati decenni e c'è l'esigenza di "mettere da parte i partiti", nei due mini-stati balcanici, apparentemente si stanno appena costruendo le basi di un solido potere "partitocratico".