Sull'elaborazione teorica di Hekmat si basa il Partito Comunista Operaio d'Iraq. Il brano che segue è tratto da Prometeo 9 - 2004:
"Il vecchio partito comunista, quello stalinista, che è stato decimato dal partito Baath negli anni settanta e completamente annichilito dalla feroce repressione di Saddam Hussein negli anni ottanta, risorto dalle sue ceneri dopo la caduta del regime, non ha trovato di meglio che candidare alcuni dei suoi membri a posti di responsabilità politica all’interno del governo provvisorio di Bremer — Chalabi prima, Allawi poi. Quel Partito, che per decenni ha rappresentato la lunga mano dell’imperialismo sovietico in Iraq e in buona parte del mondo medio orientale, si è messo a disposizione dell’imperialismo americano convinto di usufruire, con l’avvento della democrazia made in Usa, degli spazi politici idonei alla sua ricostruzione. Nel frattempo si comporta a tutti gli effetti come un partito collaborazionista, non operando nemmeno come una qualsiasi forza borghese nazionalistica e contribuendo a deprimere ancora di più l’aggettivo comunista che spudoratamente pretende di esibire sulla scena politica irachena.
Di diverso tenore ma di uguale fallimento politico è il comportamento del Partito comunista operaio iracheno. Di recente formazione è gemellato con l’omologo Partito iraniano. In nome di un internazionalismo di facciata, di fronte alla guerra di aggressione americana, in risposta al dilagante opportunismo nazionalistico delle forze politiche laiche e contro le varie fazioni borghesi della teocrazia islamica, la sua scelta è stata quella di chiamare le masse a sostenere il vero processo di democratizzazione della società.
La sua mobilitazione politica si articola su di un programma minimo che prevede un lungo elenco di conquiste democratiche che vanno dalla ricostituzione delle rappresentanze sindacali, ad una maggiore tutela del mondo del lavoro, alla creazione di tutte le istanze di rappresentatività sociale e di libera associazione dei cittadini, per un futuro Iraq laico, democratico e indipendente. A questo scopo, e per risolvere l’immediata questione bellica e di latente guerra civile che oggi pesano come macigni sulle spalle del proletariato, invoca l’intervento dell’Onu quale unico ente superiore in grado di creare le condizioni per un futuro processo di vera democratizzazione della società irachena. Poi si potrà ricominciare a parlare di lotta di classe e di comunismo."
Il PC Operaio si fonda sulle elaborazioni di un marxista iraniano scomparso nel 2002, Mansoor Hekmat, che ha criticato tutte le correnti comuniste esistenti, ritenendo che si dovesse tornare alle radici umaniste e radicali del marxismo per dar vita ad un comunismo-operaio. Il PCOI si è opposto alla guerra e continua a contrastare l’occupazione americana. Non ha partecipato alle istituzioni politiche messe in piedi dopo la guerra dagli occupanti, ma è anche il più violento nella polemica contro la resistenza che definisce come una forza religiosa estremista ed etnocentrica e pertanto reazionaria. Il PC Operaio ha sviluppato una critica accesa contro ogni forma di nazionalismo e di integralismo religioso. E’ piuttosto settario in quanto rifiuta ogni alleanza con altre forze politiche e considera tutte le altre componenti comuniste come borghesi. Ha invitato il popolo iracheno a boicottare le elezioni di dicembre in quanto favorirebbero le tendenze islamiche e etnocentriche anziché una vera democrazia. E’ attivo soprattutto nell’organizzare i lavoratori sul piano sindacale e le donne contro ogni forma di limitazione dei loro diritti. Ha dato vita ad una Unione dei Disoccupati che dichiarava 130.000 aderenti alla fin del 2003. Non partecipa alle elezioni e non è facile verificare il suo seguito reale. Il suo segretario è Rebwar Ahmed. Ha subito due piccole scissioni, da cui sono nate l’Unione dei Comunisti Iracheni e il Partito Comunista Operaio d’Iraq di Sinistra. Quest’ultimo collegato ad una analoga scissione avvenuta nel partito “fratello” iraniano.
In sostanza credo che di Hekmat e dei suoi seguaci sia apprezzabile la condanna del nazionalismo e dell'integralismo e il rifiuto di ogni collaborazione con le forze occupanti, mentre bisogna rigettare con forza la prospettiva di matrice trotskista che antepone alla battaglia per il comunismo la lotta per una... "vera" democrazia borghese.
un paio di anni fa un loro esponente era stato anche in Italia: c'è stato un incontro pubblico con diversi gruppi internazionalisti ma, ricordo, i ns compagni presenti riferirono che le loro posizioni erano esattamente quanto riportato sopra.
Grazie per le vostre risposte puntuali compagni, peccato, dato l'astensionismo, credevo che fosse anche lontano da posizioni trotskiste.. saluti rossi!
Sull’elaborazione teorica
Sull'elaborazione teorica di Hekmat si basa il Partito Comunista Operaio d'Iraq. Il brano che segue è tratto da Prometeo 9 - 2004:
"Il vecchio partito comunista, quello stalinista, che è stato decimato dal partito Baath negli anni settanta e completamente annichilito dalla feroce repressione di Saddam Hussein negli anni ottanta, risorto dalle sue ceneri dopo la caduta del regime, non ha trovato di meglio che candidare alcuni dei suoi membri a posti di responsabilità politica all’interno del governo provvisorio di Bremer — Chalabi prima, Allawi poi. Quel Partito, che per decenni ha rappresentato la lunga mano dell’imperialismo sovietico in Iraq e in buona parte del mondo medio orientale, si è messo a disposizione dell’imperialismo americano convinto di usufruire, con l’avvento della democrazia made in Usa, degli spazi politici idonei alla sua ricostruzione. Nel frattempo si comporta a tutti gli effetti come un partito collaborazionista, non operando nemmeno come una qualsiasi forza borghese nazionalistica e contribuendo a deprimere ancora di più l’aggettivo comunista che spudoratamente pretende di esibire sulla scena politica irachena.
Di diverso tenore ma di uguale fallimento politico è il comportamento del Partito comunista operaio iracheno. Di recente formazione è gemellato con l’omologo Partito iraniano. In nome di un internazionalismo di facciata, di fronte alla guerra di aggressione americana, in risposta al dilagante opportunismo nazionalistico delle forze politiche laiche e contro le varie fazioni borghesi della teocrazia islamica, la sua scelta è stata quella di chiamare le masse a sostenere il vero processo di democratizzazione della società.
La sua mobilitazione politica si articola su di un programma minimo che prevede un lungo elenco di conquiste democratiche che vanno dalla ricostituzione delle rappresentanze sindacali, ad una maggiore tutela del mondo del lavoro, alla creazione di tutte le istanze di rappresentatività sociale e di libera associazione dei cittadini, per un futuro Iraq laico, democratico e indipendente. A questo scopo, e per risolvere l’immediata questione bellica e di latente guerra civile che oggi pesano come macigni sulle spalle del proletariato, invoca l’intervento dell’Onu quale unico ente superiore in grado di creare le condizioni per un futuro processo di vera democratizzazione della società irachena. Poi si potrà ricominciare a parlare di lotta di classe e di comunismo."
Vedi: ibrp.org
Ancora su Hekmat
Ancora su Hekmat
Tratto da bellaciao.org :
In sostanza credo che di Hekmat e dei suoi seguaci sia apprezzabile la condanna del nazionalismo e dell'integralismo e il rifiuto di ogni collaborazione con le forze occupanti, mentre bisogna rigettare con forza la prospettiva di matrice trotskista che antepone alla battaglia per il comunismo la lotta per una... "vera" democrazia borghese.
un paio di anni fa un loro
un paio di anni fa un loro esponente era stato anche in Italia: c'è stato un incontro pubblico con diversi gruppi internazionalisti ma, ricordo, i ns compagni presenti riferirono che le loro posizioni erano esattamente quanto riportato sopra.
Purtroppo e nonostante i ns desideri.
Grazie per le vostre
Grazie per le vostre risposte puntuali compagni, peccato, dato l'astensionismo, credevo che fosse anche lontano da posizioni trotskiste.. saluti rossi!