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Noi siamo quelli che parlano di internazionalismo proletario, anche adesso che è fuori moda.
Noi siamo quelli che rifiutano le bandiere nazionali e le frontiere.
Noi siamo quelli a cui dà la nausea anche solo il concetto di patria, che ha avvelenato il cervello anche a chi dovrebbe aborrirlo in quanto comunista.
Noi siamo quelli che l'amor di patria lo lasciano volentieri agli "altri", a quelli in camicia nera che nel nome della patria (di tutti) difendevano solo gli interessi di una parte, quella di chi sfrutta.
Noi siamo quelli che non si schierano in nessuna guerra che non sia quella di classe.
Noi siamo quelli contro Zelensky ma anche contro Putin, siamo quelli contro i capi di Israele ma anche contro Hamas (tutte espressioni delle borghesie d'area), e contro ogni soluzione dei problemi che abbia come fine un nuovo stato, dove cambia solo la nazionalità della gerarchia di potere ma i poveracci restano tali.
Noi siamo quelli che vorrebbero vedere i proletari di ogni paese in guerra uscire dalle trincee, stringersi la mano e puntare il fucile contro i governanti degli stessi paesi che li mandano a uccidersi tra loro per il profitto.
Noi siamo quelli che non credono che le cose si risolvano col voto, che hanno capito che il politicante è l'esecutore della volontà del padrone, e che hanno smesso da un pezzo di chiamare "diritto" quello di scegliere ogni 4 o 5 anni quale rappresentante della classe dominante li schiaccerá dal suo seggio parlamentare.
Noi siamo quelli che sanno che per cambiare le cose non basta cambiare il macchinista, bisogna cambiare proprio treno e che al di là del colore politico di chi ci governa, quello che va cambiato è invece proprio l'assetto economico e sociale.
Noi siamo quelli che sanno che il sindacato agisce tra le fila dei lavoratori per conto di chi vuole il mantenimento di questo stato di cose e non il suo superamento, e ha il compito - nel migliore dei casi - di fare da anestesista delle mazzate che i lavoratori prendono ogni giorno sulla testa (facendogli pure credere che sono carezze), e nel peggiore dei casi è apertamente dalla parte di chi li sfrutta.
Noi siamo quelli che sono convinti che la vera forza sta in noi stessi, nell'organizzarci autonomamente da ogni istituzione al servizio della borghesia, che sia essa sindacato o partito parlamentare.
Noi siamo quelli che da quando si sono messi in testa che, guarda guarda, in Unione Sovietica (Cina ...) e da altre parti si è realizzato tutto il contrario del comunismo, inteso come società senza classi, hanno subito le peggio infamate da parte dei sostenitori di quei sistemi politici, e a volte oltre alla derisione, alla minaccia o alla calunnia, sono andati incontro anche alla morte.
Noi siamo quelli che sognano e lottano per una società dove le decisioni economiche e la gestione della produzione sono cosa che riguarda i lavoratori, dove non ci sia più nessuno che sfrutti e tragga vantaggio del loro sudore - che si chiami esso John Elkann o stato italiano - e dove questi stessi lavoratori organizzati in consigli siano i padroni della loro vita.
Noi siamo quelli che sanno che per combattere realmente il cambiamento climatico, la devastazione dell'ambiente naturale, bisogna combattere il vero responsabile della catastrofe in corso: ancora una volta, il capitalismo e la borghesia che, come un fungo velenoso, vive su di esso.
Noi siamo quelli che pensano che se c'è la classe sul piede di guerra ma manca l'organizzazione che, senza sostituirsi alla classe, ne assume però la guida, non si riesce ad andare da nessuna parte.
Noi siamo i veri eredi di ciò che nacque a Livorno nel 1921, e che inizialmente era la maggioranza del Partito Comunista d'Italia prima che i traditori ne prendessero il controllo. E discendiamo da chi, fedele a quelle origini, nel 1943, in piena guerra, rialzò le bandiere dell'internazionalismo proletario contro tutti gli schieramenti del II macello imperialista mondiale.
Noi siamo il Partito Comunista Internazionalista.
Noi siamo BATTAGLIA COMUNISTA.
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