L'acqua calda della borghesia

Sfogliando la stampa borghese ci siamo imbattuti nella “Rassegna” on-line del Corriere della Sera del 25 luglio, dove, tra le altre cose, si dice che a livello mondiale le persone colpite dalla malnutrizione grave sono in aumento, dopo alcuni anni di calo, che il ristagno dell'industria italiana mette in difficoltà strati di piccola borghesia benestante, che non si possono più permettere le vacanze “di un volta”, che la crescita del turismo non può compensare l'indebolimento e peggio di vari settori industriali ecc.

Il Corriere ci fa scoprire "l'acqua calda". Parla di fame nel mondo, di guerre armate e finanziate dalle capitali dell'imperialismo, di morti a centinaia di migliaia, di poveri che diventano più poveri, di ricchi che diventano più ricchi, mentre i prezzi degli ombrelloni aumentano, il turismo in Italia è “solo” straniero e l'inflazione, aggiungiamo noi, erode i salari e le pensioni. Aggiungiamo anche che i morti sul lavoro aumentano, la precarietà del lavoro dilaga, i governi spendono soldi per i "circenses" ma non per il "panem". L'attacco pluridecennale al welfare falcidia scuola, pensioni e sanità. E potremmo continuare l'elenco all'infinito concludendo con il rischio di una guerra generalizzata. Questa è "acqua calda", non perché nasconda la verità delle cose del mondo capitalistico che, d'altra parte è sotto gli occhi tutti, anche di quelli che non vogliono vedere, ma perché rimane alla superficie delle cose stesse senza entrare nel merito di questi spaventosi episodi, senza indagarne le cause, né, tanto meno, indicare le vie d'uscita. Infatti dietro il pentolone dell' "acqua calda" si palesa il tentativo di trasformare lo scandalismo sociale in una valvola di sfogo per le masse frustrate incitandole, al massimo, alla indignazione verso un sistema sociale che – è il discorso suggerito più o meno esplicitamente - meriterebbe amministratori più onesti e competenti. Nulla di più falso. Che il mondo capitalistico sia in mano a dei banditi, sfruttatori, assassini in proprio o per procura, è fuori di ogni dubbio, ma che cambiare questo sistema sia semplicemente una questione morale e amministrativa, di uomini giusti ai posti giusti, è una tragica barzelletta. O si cambia il modo di produrre la ricchezza sociale e, quindi, la sua distribuzione, oppure cambiano semplicemente, gli amministratori di un sistema socialmente iniquo basato sempre sullo sfruttamento della forza lavoro, lasciando inalterate le cause economiche che lo pongono in essere. Detto in altri termini, se lo scandalismo ha lo scopo di migliorare le società lavorando sulla denuncia delle conseguenze e non delle cause, legando alla prima delle "soluzioni" il proletariato e il resto della società, nei fatti si dà vita ad un'opera di conservazione che sfocia nella repressione, qualora i destinatari di questo progetto (proletari in primis) non ci stessero. Lo scandalismo sociale è uno degli strumenti che le borghesie usano (non l'unico, ci sono sempre il nazionalismo, la difesa della democrazia, la presunta autodeterminazione dei popoli ecc...) per imbonire il mondo del lavoro salariato, per tenerlo agganciato al sistema, perché non si illuda di poter avere delle alternative che risolvano i suoi problemi e quelli di una società borghese che per continuare a vivere ha bisogno che tutto rimanga com'è. Con lo sfruttamento, con le crisi economiche, con le guerre (che combattono i proletari), con tutte le barbarie che ne conseguono. Solo le rivoluzioni proletarie possono contrastare le nefaste conseguenze della crisi strutturale del capitalismo mondiale, in caso contrario è solo "acqua calda".

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Venerdì, July 26, 2024