Elezioni: abdicazioni

Cominciamo col salutare la fine dell'ubriacatura popolare. Milioni di litri di birra (di piscio arrugginito) al popolino, e di champagne Dom Perignon (piscio dorato) alla borghesia, che inondano le verdi e puzzolenti valli, monti, città e ogni millimetro quadrato dell'Europa migliore, di democrazia, la spumeggiante libertà data al popolo, il quale deve decidere solo chi, nei prossimi cinque anni, si incaricherà di mettere la solita asta nel solito buco che, ahinoi non è quello della serratura.

Una grande festa di popolo in cui i fumi dell'alcol democratico ha dato alla testa ai cantori del mondo fatato, lanciando le loro povere testoline in fantastici titoloni. L'Oscar l'ha vinto Il Tempo: “Gli scenari del dopo voto: Fattore G -7”. È evidente che sono ancora inebriati per la “vittoria” del loro talismano e che più che un'imbriacata sembra un'orgia, visto il loro slancio alla ricerca più che del fattore G, del Punto G. D'altronde i potenti e il potere hanno, storicamente, sempre avuto un rapporto speciale con tutto ciò che vi è di orgiastico: è la naturale conclusione dell'eccitamento democratico: i bunga bunga dei giorni nostri forse ne sono l'esempio più eclatante (?), o eccitante? Ma per loro non fa differenza, finché si tengono sottomesse e soggiogate le masse nella produzione della ricchezza, che col loro lavoro sfruttato o supersfruttato, li fa vivere da nababbi: per essi è sempre festa, è sempre un'orgia. Se poi è pure democratica, siamo a cavallo; anzi, sono a cavallo.

Nelle immagini pittoresche di pittori che al posto del pennello usano la lingua, esce fuori un mondo immaginifico: il suffragio universale, il paradiso terrestre, il potere del popolo, al popolo, il “sovrananismo”: pagliacci, ballerine, saltimbanchi e nani, nel senso più lato del termine, non mancano. Oh, mio Dio, ti ringraziamo per tutto quello che fai per noi umani (il popolo dei votanti): libertà, benessere, democrazia, prati verdi incontaminati, sì è vero, bisogna fare attenzione a dove mettere i piedi, perché spesso qualcuno salta per aria con tutte queste bombe; allora stai molto attento e riesci ad evitarle, ma, ti arrivano in testa. Nella striscia, di Gaza poi, la tua terra promessa, è tutto un macello: migliaia di bambini, oltre 38 mila vittime finora, completamente spappolati dalle bombe, anche quelle, per carità del solito Dio democratico, in regalo dalla super democrazia americana, la meglio in terra, in quanto fornitore ufficiale di materiale bellico; e dai super macellai e criminali di Hamas, responsabili tanto quanto Netanyahu, di questa carneficina.

Abbiamo capito. Anche il Padreterno, per non sbagliarsi, sta coi potenti ovunque essi si trovino. Certo non è che a Gaza o in Ucraina hanno tempo da perdere con queste cazzate delle elezioni, come invece è appena accaduto nella libera e democratica UE. Anche perché i palestinesi, l'ultima volta che hanno avuto il privilegio di votare, è stato nel lontano 2006; per quanto riguarda invece l'Ucraina, deciderà il signor Zelensky, anche perché le elezioni si sarebbero dovute tenere entro il maggio di quest'anno. Ma si sa come vanno le cose: la cosiddetta democrazia, di cui il suffragio universale è il punto più alto, va sempre piegata e adattata agli interessi delle classi dominanti.

Quando invece si esplica in tutta la sua “bontade”, beh allora si fa ricorso ad altri mille trucchetti ma tutti interni al gioco delle parti, ovvero delle varie fazioni e bande, della borghesia. Il cosiddetto confronto democratico, è tutto interno al recinto elettrificato dei rapporti di produzione borghesi; mai deborda da esso e, se solo accennasse a farlo, la classe che detiene il potere correrebbe immediatamente al riparo. Ma in tal caso le elezioni dimostrerebbero tutta la loro inutilità, nel senso che il confronto si trasformerebbe in uno scontro tra i rappresentanti del parlamento borghese, cioè tutti i lautamente pagati, puah!, “onorevoli”, che metterebbero da parte il fioretto della discussione “civile”, coalizzandosi col loro esercito contro la classe avversa e nemica: il proletariato.

Queste non sono fantasie, è ciò che è sempre accaduto storicamente. Il proletariato non è scomparso, nonostante gli esorcismi dei soliti tromboni, esso si erge sempre come un costante pericolo e quindi bisogna usare tutti i mezzi per tenerlo imbrigliato nei fasti democratici. Briglie nefaste che possono essere spezzate solo spazzando via il dominio borghese, con tutti i suoi simboli, comprese ovviamente le schede elettorali, bruciandole fino all'ultima. Ecco perché l'astensionismo ormai in aumento dappertutto, se è fine a se stesso, è solo l'indicatore della “presa di distanza” delle masse dagli “esercizi” democratici. Segnale, questo, non piacevole per la stessa borghesia che amerebbe di più un maggiore trasporto della “gente” verso le istituzioni.

Il voto europeo

Un'analisi del voto europeo, mette subito in evidenza che l'astensionismo è generalizzato in tutta la UE; in Italia ha toccato il punto più basso da quando nel lontano 1979 è cominciata la festa elettorale nell'UE. Allora votò poco più dell'86%: oggi, nel 2024, ha votato una persona su due (49,69%). Nell'Unione europea nel 2024 ha votato il 51,06%, ma, sia nel 2009, che nel 2014, votò poco meno del 43%. È quindi un astensionismo a rimorchio degli “umori” del momento e del tutto passivo, sempre sotto il controllo della borghesia e di tutti i suoi strumenti di formazione delle coscienze. Un astensionismo molto più alto nei paesi poveri; oppure, per restare in Italia, nel meridione (43,69%) e nelle isole, dove ha votato il 37,73%. Una protesta silenziosa contro le politiche del governo di ulteriore affamamento delle classi più deboli (vedasi per esempio la cancellazione del reddito di cittadinanza). Ma anche su questo aspetto la “risposta silenziosa” avrebbe dovuto manifestarsi con ben altri numeri.

Ma che l'astensionismo sia una chiara lettura dei “malumori” del momento, e del mancato richiamo della foresta alla difesa dell'ordine democratico, sia democratico-democratico che democratico-violento o dittatoriale, ce lo dice la Francia. Poco meno di un mese fa la percentuale dei votanti era stata del 51,49%; alle elezioni politiche del 30 giugno detta percentuale è balzata al 65,5%; dato che se confrontato con le precedenti politiche del 2022 è ancora più eclatante, perché alloro votò il 47,5%; un salto di quasi 20 punti. Questo perché tutte le fazioni della classe dominante hanno messo in movimento pesantemente tutta la loro macchina bellica, per attrarre al circo della borghesia quanta più gente possibile. Se poi ci mettiamo anche il solito antifascismo, buono per tutte le stagioni, il gioco è fatto: rien ne va plus.

E che ci sia chi ancora abbocca a quest'amo, lo dimostrano i soliti Pungoli rossi, Si Cobas e Sinistra

in rete ( e mai nome fu più azzeccato, nel senso che cadono sistematicamente nella rete dell'ordine costituito, dove comunque ci sguazzano allegramente). Riportiamo da un loro documento del 17 giugno 2024, questa lunga dichiarazione, che serve per meglio comprendere qual è la riva a cui sono approdati questi rinnegati controrivoluzionari: “Dobbiamo al contrario mettere in conto questi eventuali recuperi (si riferiscono al recupero di consenso tra le masse della borghesia e piccola borghesia) per comprenderne le ragioni, e _sollecitare_ chi ne viene coinvolto a _porre condizioni, a_ essere elementi attivi _nel dare queste “deleghe speciali”, più che industriarci a convincerli_ “a priori” _che, comunque sia, il voto non cambia nulla. L’esperienza diretta è quasi sempre più_ istruttiva della propaganda. E il nostro obiettivo di fondo è l’_attivizzazione cosciente_, l’organizzazione per sé, dei proletari, che può passare anche, dialetticamente, per processi del genere e le relative disillusioni. Il prossimo scontro elettorale in Francia si profila come uno di questi casi. La spontanea risposta di piazza alla vittoria della destra può _essere l’innesco di una reale battaglia anti-fascista, anti-razzista, anti-militarista, solo alla condizione – però – di non farsi imprigionare in un fronte anti-Le Pen tutto giocato in chiave elettorale, con alla sua testa addirittura il pupazzetto del capitale finanziario Macron…(?????”)._

Pare una dichiarazione del PCI del secolo scorso, il partito dei piccoli passi, un gradino per volta, un voto in più, due voti in più; una sedia, due sedie una poltrona, un divano; e così pian piano inquiniamo il potere borghese e, senza che i capitalisti - con tutto il loro apparato che domina tutti i gangli vitali dell'economia e della società - se ne accorgano: paffete! ci ritroviamo al potere. Ma va' ciapà i ratt! “La spontanea risposta...può essere l'innesco di una reale battaglia anti-fascista, anti-razzista, anti-militarista...”. Anti-anti-lgbt, anti-anti-climatici, anti-inquinatori, anti, anti e ancora anti degli anti, ma facendo attenzione a non dichiararsi: Anticapitalisti e antimperialisti. Appunto, nel solco dello stalinismo più becero che continua a fare danni immensi all'interno del proletariato. Bisogna far toccare con mano alle classi sfruttate che il voto non cambia nulla, “più che industriarci a convincerli 'a priori'”. Ed inoltre se “l'esperienza diretta è più istruttiva della propaganda”, cosa vuol dire allora “attivazione crescente (e)...organizzazione per sé”?, affidare il tutto alla volontà di nostro signore e al solito idealismo, più forte e più permeante della concreta e brutta realtà materiale?

Quando il proletariato muove guerra al capitale, non lo fa perché mosso da ideali, e neanche perché ha raggiunto la coscienza del “per sé”, esso si muove perché spinto dalla crisi economica che inceppa i meccanismi di accumulazione capitalista, che non sono più in grado di “sostenere la sua esistenza”; perché quando i saggi di profitto non sono più remunerativi, la borghesia scatena guerre pur di rimettere in carreggiata la carrozza. Questo comporta che neanche più le briciole che prima venivano distribuite alle masse sfruttate, sono compatibili con i suoi interessi. I margini di questa cosiddetta “distribuzione” si sono erosi del tutto. Solo la crisi sempre più grave mette in movimento il proletariato, che però senza la guida del partito comunista - che i rivoluzionari hanno il compito storico di costruire prima che sia troppo tardi (ma questo è un altro lungo discorso) - è destinato a sbattere contro il muro armato borghese, quindi alla sconfitta.

Ma se per conquistare il potere politico e poi economico, se per conquistare una società senza sfruttati né sfruttatori, ovvero la piena libertà del genere umano, con un mondo senza confini e frontiere, bisogna dichiarare guerra al capitale distruggendo ogni suo apparato, a cominciare dallo stato, con quali strumenti possiamo costringere il capitalismo a farsi da parte poiché ha esaurito il suo ruolo storico? È evidente che il suffragio universale è l'ultimo mezzo a disposizione dei proletari, ovvero della stragrande maggioranza del popolo, per... non cambiare nulla. Il ruolo delle elezioni nella lotta tra borghesia e proletariato era già viziato fin dalle origini, quando poteva avere una sua funzione nella lotta tra capitale e lavoro, ma solo dal punto di vista rivendicativo da parte dei partiti della classe operaia (peraltro scomparsi o assorbiti pienamente dal sistema) e sempre all'interno delle compatibilità del sistema; e ad essere viziato era ed è oggi, milioni di volte più di ieri, il campo di gioco e le sue regole: questo campo è quello capitalista e le sue regole sono le “sue”, cioè quelle del banco che, come si sa, vince sempre.

“Le idee dominanti di un’epoca sono sempre state soltanto le idee della classe dominante”. (Marx/Engels). E sono sempre loro ad affermare che chi “detiene i mezzi del produzione materiale dispone, con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale”. Ma senza ricorrere al “vecchio” Marx sentiamo un'altra campana dei giorni nostri, Chomsky, un onesto intellettuale progressista e riformista, non un pericoloso comunista marxista: “...la finalità sociale dei media è piuttosto di inculcare e difendere i progetti economici, sociali e politici dei gruppi privilegiati che dominano la società e lo stato. I media servono al conseguimento di questo scopo in molti modi: selezionando i temi, distribuendoli secondo una scala di priorità e di importanza, inquadrando le questioni, filtrando le informazioni, scegliendo enfasi e toni...” (La fabbrica del consenso- Noam Chomsky). Ora è evidente che quelli che Chomsky chiama “gruppi privilegiati” non sono che i capitalisti, i detentori dei mezzi di produzione, i padroni dell'economia fino all'ultima vite o rondella, i quali dispongono anche dei media: televisioni, giornali, libri e qualunque mezzo atto a produrre idee, che con l'intelligenza artificiale, ha messo e metterà in moto ogni restante mezzo, per una totalizzante “produzione di idee” delle classi dominanti.

La propaganda e la narrazione sono sempre sotto il pieno controllo della borghesia, che poi ha al suo interno diverse fazioni, dalle “progressiste” alle più reazionarie; ma entrambe agitano, in queste campagne elettorali, seppur con toni diversi, il pericolo dei migranti, (questione che “tira” sempre), dopo che per secoli, e ancora oggi, hanno fatto e fanno strame e carne da macello di loro, e dei loro paesi. E che pigliano letteralmente per il culo milioni di proletari, promettendo e mai mantenendo: ricordarsi sempre che le prime esigenze sono quelle dei padroni, poi vengono... ancora quelle dei padroni... forse, dopo dopo, qualche briciola? Se avanzano. Che fine hanno fatto tutte le promesse su pensioni ecc.? Mancano le coperture dicono. Appunto. I figli di “buon uomo” (perché sempre di buona donna?), scoprono i conti sempre a posteriori (come si vede il culo non manca mai, è sempre ben stampato nelle loro facce di criminali), ma non è mai colpa loro, è sempre di qualcun altro. È un bel gioco, si chiama: “a mia insaputa”.

Il suffragio universale, quindi, è tutto un esercizio borghese, oggi più che mai; che la classe sfruttata sia totalmente esclusa dalle leve di potere, lo dicono mille esempi. Intanto, tutta la pletora di una vera e propria orda di pezzenti maggiordomi, sanguisughe sociali i professionisti della politica, al servizio dei padroni, che vivono e campano, tra l'altro assai bene, a spese della maggioranza dei proletari ovvero del “popolo”. La competizione elettorale è una macchina spendi-soldi che nessun operaio od operaia potrebbe neanche lontanamente permettersi. I due rinco americani nelle elezioni del 2020 hanno speso la bellezza di 2,9 miliardi di dollari: 1,3 Trump; 1,6 Biden. In Europa non si è ancora arrivati a queste cifre, ma comunque si spendono parecchi soldi, senza contare i milioni di euro che si spendono annualmente per mantenere i ladri legalizzati. Uno dei primi provvedimenti della Comune di Parigi del 1871 fu quello di ridurre i lauti stipendi dei parlamentari al livello dei salari operai. Forse così facendo non ci sarebbe tutta questa corsa ad occupare gli scranni del parlamento. Ma questo potrebbe essere un pio desiderio di qualche ingenuo idealista. Infatti gli operai parigini quando fecero questo provvedimento erano in armi, mica in smoking.

C'è poi chi ancora vede la possibilità di un utilizzo del suffragio: “Ma il suffragio universale contiene nelle sue pieghe una sorta di natura doppia, _angoli inesplorati_ che dobbiamo imparare a _coltivare in forme laiche, non fideistiche, concrete, soprattutto sovversive. Bisogna imparare a interpretare criticamente questa doppia natura, trasformare l’analisi in scienza,_ piegando alla ribellione _anche gli strumenti moderni del dominio capitalista contemporaneo. Le contraddizioni le abbiamo davanti.”_. (sinistrainrete.info; anche se dopo il punto sarebbe più opportuno disinfo. Le sottolineature sono nostre). Forse si riferiscono al panneggio, cioè alle tante pieghe delle vesti in dipinti e sculture; ed effettivamente si può concordare con loro perché qualche angolo inesplorato anche dopo secoli può sempre saltare fuori. Complimenti signori! È così che si preparano le armi di distruzione del capitale: rinverdendo ciò che Marx ed Engels, nel Manifesto, chiamavano il socialismo feudale. In fondo siete indietro con il carro della storia solo di un paio di secoli. Ma, potete, parafrasando quanto si dice nel Manifesto, agitare “come una bandiera la proletaria bisaccia da mendicante”, per raccogliere il popolo dentro e dietro queste pieghe, tipo gonne a plissé. Purtroppo però, tutte le volte che esso (il proletariato) vi ha seguiti, non ha scorto sul vostro didietro i vecchi baffoni di un certo Stalin e “non” ha riso per niente, ahinoi

Continuate pure, voi controrivoluzionari, amici di Hamas e di Putin, a sollazzarvi coi vostri amati baffoni, a rotolarvi nel fango borghese predicando la conciliabilità tra le classi. Noi continuiamo per la nostra strada contro gli Stati e imperialismi, rossi o bianchi che siano, in quanto lo stato è l'organo di repressione di una classe (la borghesia) nei confronti di un'altra. Lo stato è il prodotto degli antagonismi di classe. Solo una rivoluzione violenta e la distruzione della macchina statale della classe dominante può liberare la classe oppressa. Insomma solo facendo saltare il banco è possibile “conquistare il cielo”.

T

Mercoledì, July 3, 2024