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Home ›Il capitalismo vince sempre le elezioni!
Da quando il Presidente della Repubblica ha lanciato una "bomba a mano" dopo la sconfitta della sua maggioranza alle elezioni europee, i media sono riempiti dalle manovre elettorali. Tutte le ricette politiche sono state tirate fuori, dando a questa zuppa elettorale un sapore particolarmente cattivo per i proletari.
L'estrema destra sembra pronta a raccogliere i frutti che i partiti al governo, in nome della democrazia e della lotta al fascismo, hanno costantemente coltivato anno dopo anno. Man mano che si avvicina al potere, però, il RN [Rassemblement National di Marine Le Pen, ndt] sta mettendo da parte le poche misure sociali che hanno alimentato la sua retorica demagogica, come la promessa di cancellare l'ultima riforma delle pensioni, per presentarsi come un partito di governo, leale e responsabile. Rigore economico, competitività, sovranità nazionale, caccia agli stranieri... tutti questi temi del RN lo rendono una naturale emanazione delle ultime maggioranze al potere.
La coalizione che Macron aveva faticato a formare, e che si stava disintegrando dal 2022, ora si è rotta. Nella migliore delle ipotesi, otterrebbe solo una maggioranza ancora divisa, ma l'alito della dissoluzione non porterà ad alcuna prospettiva politica coerente per la borghesia.
Oggi vediamo Macron pescare nelle acque dell'estrema destra e competere con dichiarazioni anti-immigrati. Non abbiamo dimenticato che alle frontiere dell'Europa i governi stanno organizzando congiuntamente una vera e propria caccia all'uomo per i rifugiati, trasformando il Mediterraneo e la Manica in giganteschi cimiteri, mentre in Francia si dà la caccia e si arrestano i migranti senza documenti. Che farsa questa dissoluzione, portata avanti in nome della lotta all'estrema destra!
Il Fronte Popolare: parliamone!
All'altro estremo dello spettro politico, sul cadavere del Fronte Popolare del '36 si è riformato un cartello di organizzazioni che vanno dall'ex presidente F. Hollande alla CGT e al NPA [Nouveau Parti Anticapitaliste, ndt]. I partiti che compongono questo cartello, come il PS e il PCF, hanno un passato pesante alle spalle, che vorrebbero nascondere sventolando lo straccio della lotta al fascismo. Sono sostenuti nel loro intento da sindacati e organizzazioni che si dichiarano "anticapitalisti", e la loro presenza avallerà l'ordine democratico. In modo del tutto cinico, la loro propaganda si basa sull'urgenza di bloccare la RN mandando in cortocircuito la riflessione dei proletari sul bilancio di queste organizzazioni, abituate a manovre di ogni tipo.
Ma giudichiamo i fatti! L'esperienza storica mostra che l'ascesa al potere del fascismo è preceduta da un periodo di sconfitta e demoralizzazione che lo prepara. Gli esempi italiano e tedesco dimostrano che in questo periodo di fallimento e di riflusso del movimento operaio, i partiti di sinistra, riformisti e che poi si sono schierati con la borghesia, hanno svolto un ruolo di primo piano. In Italia, alla fine della Prima Guerra Mondiale, il Partito Socialista riuscì a paralizzare la potente ondata di scioperi del Biennio Rosso, reprimendo al contempo le iniziative di difesa proletaria contro le bande fasciste. In Germania, dopo che i leader della socialdemocrazia avevano partecipato all'Unione Sacra durante la guerra, la socialdemocrazia allo stesso modo si assicurò il potere alla caduta dell'Impero. Essa represse selvaggiamente l'insurrezione operaia del 1919 ed eliminò gran parte delle sue forze più militanti, impegnate nella rivoluzione proletaria e nell'internazionalismo. Per fare ciò, il Partito Socialdemocratico si affidò a bande para-militari, dalle quali furono poi reclutate le truppe d'assalto naziste.
Negli anni Trenta, le lotte democratiche antifasciste si dimostrarono impotenti a contrastare il nemico che avevano individuato. "No pasarán", dicevano, invece i fascisti passarono ovunque
La lotta antifascista degli anarchici e del POUM in Spagna dal 1936 al 1939, condotta dietro la bandiera del nazionalismo catalano, si rivelò addirittura catastrofica. Il sostegno che diedero ai repubblicani e agli stalinisti fu presto seguito da un'inversione di rotta del Fronte Popolare nei loro confronti. Gli stalinisti, dopo aver sabotato gli eserciti al fronte non inviando armi, in particolare agli anarchici, repressero le lotte schiacciando la Comune di Barcellona (maggio 1937). Non appena i lavoratori spagnoli furono definitivamente sottomessi nel 1939, scoppiò la guerra mondiale.
È importante imparare da questi fallimenti e non rifarli!
Il ruolo delle Fontane Popolari è stato anche quello di trascinare la classe operaia nella spirale della guerra mondiale imperialista. In Francia, dopo il primo governo popolare di Blum, che incanalò il potente movimento di sciopero spontaneo concedendo ferie pagate e la settimana di 40 ore, il secondo governo Daladier vietò gli scioperi, li represse e istituì l'economia di guerra. Il parlamento emerso dalle elezioni del 1936, quelle del Fronte Popolare, votò infine i pieni poteri al maresciallo Pétain. I partiti di sinistra svolsero un ruolo decisivo nel sostenere il regime in nome della democrazia, che ora dovevano difendere, mentre le condizioni per una nuova guerra mondiale diventavano sempre più chiare. Dopo la dichiarazione di Stalin di "comprendere e approvare" la politica dell'imperialismo francese, il PCF divenne il partito più zelante nella difesa del patriottismo, offuscando la coscienza dei lavoratori che influenzava e ostacolando il loro spirito combattivo.
I rivoluzionari che pubblicavano Bilan, il bollettino della Frazione di Sinistra del Partito Comunista d'Italia, mettevano ampiamente in guardia dall'errore di schierarsi, in nome dell'antifascismo, con una forma di capitalismo (democratico) contro un'altra (autoritaria). La loro critica e le loro anticipazioni rimangono perfettamente valide in un momento in cui la marcia verso la guerra imperialista ha fatto un salto di qualità negli ultimi anni:
“La dissociazione tra fascismo e capitalismo ispira questa politica, che si basa sull'imminente prospettiva del fascismo: coloro che si basano su di essa sostituiscono generalmente la lotta per la difesa della repubblica democratica borghese alla lotta del proletariato per la sua dittatura proletaria, trasformano la lotta dei lavoratori contro lo Stato capitalista in richieste di disarmo delle organizzazioni fasciste, rifiutano gli scioperi in difesa degli interessi proletari e creano Stati Generali in difesa di "tutti", sostituiscono il blocco antifascista all'azione indipendente del proletariato, in una parola spingono per la totale dissoluzione del proletariato all'interno della società borghese. E così, nell'eventualità che ci sembra molto probabile che la situazione in Francia evolva verso una riforma dello Stato che, senza abolire i partiti e i sindacati, riesca a isolare il proletariato rivoluzionario e a renderlo inoffensivo, la dissociazione tra fascismo e capitalismo sarà servita, nonostante tutte le grida sulla minaccia fascista, a far sposare al proletariato la causa della borghesia e il terreno su cui radunare le masse per la guerra di domani”1
L'esperienza della nostra classe dimostra che gli attacchi del capitalismo non possono essere respinti con le urne. Tutti i governi, per quanto assoluti possano essere, sono in ultima analisi solo gli esecutori delle necessità del capitale rispetto a una determinata situazione, soprattutto delle sue necessità economiche. "Possono accelerare o ritardare lo sviluppo economico e le sue conseguenze politiche e giuridiche, ma alla lunga devono seguirlo "2 . Nella nostra epoca, questo sviluppo è caratterizzato dall'esaurimento del processo di accumulazione e dalla combinazione di molteplici crisi: economica, imperialista, ecologica e sociale. Tutti i partiti che oggi pretendono di mitigare gli effetti di questa crisi multipla finiranno per esserne gli strumenti, come dimostrano gli esempi di Syriza in Grecia e Podemos in Spagna. Così facendo, contribuiranno a polarizzare l'attenzione dei proletari in un vicolo cieco, quando invece la situazione richiede che essi riprendano fiducia nelle proprie forze, nella lotta per difendere le proprie condizioni di vita.
A differenza delle agitazioni elettorali, i rivoluzionari basano le loro azioni sugli interessi collettivi e storici della classe operaia. Essa rimane l'unica classe in grado di paralizzare la spirale regressiva della società capitalista e, nel corso della sua lotta, di indirizzarla verso la messa in discussione dei rapporti sociali che sono alla base dell'evoluzione del capitalismo verso la barbarie.
La forza di questa classe si basa innanzitutto sui suoi numeri, ma anche sulla sua unità e sulla sua coscienza sociale e politica. Questa coscienza non può progredire senza riflettere sulle proprie esperienze. La forza del proletariato dipende quindi dalla sua ragione collettiva, che certamente non avanza mai in linea retta e senza arretramenti, ma nemmeno sotto la sferza di di ultimatum o sostenendo questo o quel partito che contribuisce alla gestione del capitalismo, anche in modo "critico". Presentandosi alle urne come singoli cittadini, i proletari avranno perso in partenza la loro coesione di classe, che può essere sperimentata solo nel movimento reale di opposizione al capitalismo, così come nelle organizzazioni rivoluzionarie che intervengono per dare una direzione alla lotta.
Anche se la stampa fa un gran parlare del programma sociale del "Nuovo Fronte Popolare", non c'è nulla in esso che possa allarmare la borghesia, anzi. La borghesia francese è al potere da più di 220 anni ed è maestra di trucchi politici. Questo episodio, che presentano come apocalittico, può essere gestito. Ricordiamo come ha fermato la Rivoluzione [del 1789-94, ndt]: il Direttorio è andato a cercare il "Piccolo Caporale", l'eroe del Ponte d'Arcole [Napoleone Bonaparte, ndt]. Egli non si accontentò di essere il loro prestanome, ma non fu un male perché gli affari poterono riprendere!
- La storia non si ripete, ma il passato pone delle domande!
- Proletari, rifiutiamo tutto questo perché sappiamo che queste elezioni non cambieranno nulla per noi e che serviranno invece a far rianimare questo sistema!
- Proletari, non votiamo per i nostri nemici, siano essi di destra o di sinistra, perché stanno preparando il nostro sfruttamento!
- Lavoratori, sappiamo che dopo le elezioni le loro vaghe promesse, che cambiano da un giorno all'altro, non saranno mantenute!
- Al contrario, sappiamo che il nostro tenore di vita sarà sempre più attaccato dalla crisi. È a questa lotta che dobbiamo dedicare le nostre forze!*
- Non risponderemo alle manovre elettorali con indifferenza, anzi! Chiediamo a voi, compagni e attivisti che simpatizzano con le nostre posizioni, di riunirvi, prendere contatto e impegnarvi nel necessario e difficile compito di costruire l'organizzazione rivoluzionaria.
GRI-TCI, 29 giugno 2024, fr@leftcom.org
1La situation en France (résolution de la C.E.) - [Fragments d'Histoire de la gauche radicale] (archivesautonomies.org)
2Correspondance Marx-Engels. Lettres sur « Le Capital ». Éditions sociales. 1964. p
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