La lotta di classe in Kenya

Buone notizie per le lotte in Kenya. I dimostranti - proletari, contadini e parte dei lavoratori del pubblico impiego - stanchi di vivere alle soglie o sotto la mera sussistenza, hanno manifestato nelle maggiori città del paese, dando vita ad una specie di insurrezione. Hanno assaltato la sede del Parlamento. Hanno costretto il capo del governo – non senza aver pagato un tributo di sangue - a ritirare una legge che aumentava le tasse, in particolare alla popolazione più povera (generi alimentari e di prima necessità, servizi ecc.). Non male per un periodo storico dove le alzate di testa dei lavoratori si contano sulle dita d'una mano e non escono mai dalle compatibilità del sistema capitalistico. I manifestanti si sono scontrati con gli organi di polizia, hanno lanciato un grido d'allarme contro la propria borghesia, si sono comportati come forza antagonista ai padroni e alla loro leggi. Non sappiamo come andrà a finire ma, come al solito, mancando un partito di classe e, quindi, la prospettiva di un'alternativa sociale, c’è il rischio che il tutto finisca come carica eversiva e si trasformi in una guerra civile tra fazioni borghesi che, approfittando del caos, reclutino il malessere espresso da una parte piuttosto che dall'altra. Senza contare che una brutale repressione è sempre all’ordine del giorno.

Ciò che può consolare e deprimere contemporaneamente è che il proletariato keniota si muove ed è, sul terreno rivendicativo, più avanti di quello europeo ed americano. Un buon esempio di lotta di classe a cui mancano i presupposti politici rivoluzionari per mancanza di punti di riferimento adeguati. Proprio questa mancanza di prospettiva può prestare il fianco alle ipotesi conservative e/o reazionarie del potere di cui si parlava poco prima. Va comunque salutato come un possibile esempio di ripresa di lotta di classe in un paese che, pur avendo poche tradizioni di lotta e di esperienze politiche, potrebbe comunque essere un buon esempio di come combattere le vessazioni economiche, sociali e l'atavica corruzione, per tutto il continente africano (e non solo) dilaniato da lotte intestine, dalla presenza di forze integraliste al servizio di piccoli o grandi imperialismi che schiacciano qualsiasi espressione di classe, anche quelle su di un terreno prettamente rivendicativo. Se non altro, queste le lotte hanno superato le barriere etniche, religiose - così rigide a quelle latitudini - assumendo una dimensione non solo localistica ma nazionale. E’ tempo della creazione di un partito internazionale degli oppressi, degli schiavi salariati, senza il quale lotte come queste e quelle future rischiano di soccombere alla repressione del capitale, se non hanno il supporto politico di una tattica e di una strategia rivoluzionarie.

FD

Giovedì, June 27, 2024