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Home ›Altra strage nel Mediterraneo
Finalmente, dopo quattro giorni di scassamento di marroni per la dipartita di “meno male che silvio... non c'è più”, dopo i vomiti a reti e giornali unificati, che ha messo in luce i bassifondi della peggio borghesia, invero quasi tutta, scendiamo dalle stelle e ritorniamo nella stalla del mondo borghese, quello reale, per contare di nuovo morti. Morti in mare, altre centinaia in un naufragio nel Peloponneso, migliaia in Ucraina, in una delle tante guerre dell'imperialismo infame e affamante, altre stragi sul lavoro, il tutto in una sequela senza fine, fintantoché non verrà rasa al suolo questa società fondata sul profitto. Certo, anche centinaia di migliaia di morti proletarie, di poveri e straccioni, non ne valgono una, se poi questa risponde al nome di un ladro, solo l'accostamento è una bestemmia, uno spergiuro.
Noi, invece, mentre danziamo per la morte di un nemico di classe, ci inginocchiamo alle morti di cui è responsabile la borghesia.
Nella cronaca di questi giorni è perfino difficile trovare notizia dei morti sul lavoro - oltre 60 vittime al mese, già più di 300 nel 2023 -, anche perché le prime, seconde, terze, quarte, quinte, ecc. ecc., pagine, sono tutte dedicate a santificare mister miliardo di plastica. Ci capita di leggere la cronaca del cosiddetto “quotidiano comunista”, Il Manifesto del 14 giugno: «In 24 ore ben sei morti sul lavoro: due nel bresciano». E poi ancora prosegue “In giornate in cui la morte di persone famose blocca il paese, le sei sul lavoro di ieri non fanno – come al solito – notizia”. Giusto, tutto giusto, non fosse però che anche il giornale in questione per due giorni di fila ha mobilitato tutte le meglio firme, e oltre, per dedicare quasi tutto il giornale a un personaggio che avrebbe meritato il massimo del silenzio.
È il solito refrain del predicare bene e razzolare male, tant'è che alla notizia in questione hanno dedicato poco più di un articoletto, con neanche la firma di un giornalista (era firmato dalla Red. Eco.). Una asciutta e fredda cronaca dei fatti, anche perché sono sei morti senza volto, sconosciuti, semplici numeri che si aggiungono ad altri numeri per fare statistica (1,090 morti nel 2022, più 21% sul 2021), numeri che non “fanno notizia” neanche per il giornale “comunista” che rivolge le sue attenzioni al “santo ciulattone”. Come i morti che non si possono comparare neanche lontanamente a chi muore nell'adempimento del proprio dovere, a chi ogni giorno rappresenta lo stato-padrone con la sua mano armata. Questa invece è vil carne da macello addetta a rimpinguare le casse dei borghesi; essi - i nostri compagni di classe (uomini e donne) morti sul lavoro - esistono per la borghesia soltanto in quanto produttori di ricchezza, essi esistono per l'economia capitalista soltanto in quanto produttori di plusvalore. Essi sono l'astrazione dell'astrazione, la loro concretezza si manifesta solo nella produttività di merci e valore.
Figuriamoci poi se questa carne da macello addetta alla produzione di plusvalore, che vaga per il mondo sradicata letteralmente dal suo paese, dalle sue origini - a seguito di guerre di potere tra le varie fazioni borghesi e imperialiste, a seguito della devastazione ambientale che non è altro se non la conseguenza del modo di produzione capitalista - si presenta sul mercato della compravendita della forza-lavoro in sovrabbondanza. Che muoiano, i proletari/diseredati, che diventino cibo per pesci senza più rompere i coglioni alle civili società progredite dell'Occidente.
Altra tragedia in mare! Altra strage di migranti! Basta! Basta, non se ne può più. Ancora una volta il sonno e i sogni disturbati da chi ha osato crepare in mare, nel nostro bel Mar Mediterraneo. Perché non “aiutarli a morire a casa loro”, lontano, il più lontano possibile, dai nostri occhi e dalle nostre orecchie?
La grancassa dei “grancassoni” si è risentita assai per quanti hanno osato crepare nel giorno delle celebrazioni del pregiudicato, rovinando non si sa bene se il lutto o la festa. Comunque sia, le stragi in mare si susseguono una appresso all'altra. Dopo Cutro, 94 morti accertati e un numero imprecisato di dispersi, arriva quest'altra strage ben più grave. Al largo di Pylos (Grecia), un barcone si è ribaltato con tutta la sua “merce”; su 750 tra donne, uomini e bambini, solo 104 si sono salvati, quindi oltre 600 morti sulla coscienza della borghesia internazionale, ammesso che ne abbia una, e se mai ce l'avesse, questa è sicuramente come la faccia, di bronzo, per non scendere nel volgare e per non offendere la merda che almeno a qualcosa serve nei campi.
Per registrare tragedie di questa dimensione bisogna andare indietro fino al 2015, tra gli 800/1000 morti nel canale di Sicilia; altri 500 quattro mesi dopo di fronte alle coste di Zwara (Libia). In 10 anni ci sono stati più di 26.000 morti nel solo Mediterraneo; almeno, queste sono le cifre ufficiali. Il governo della “ducia” ha promesso il pugno di ferro, “scipiona l'africana” sta girando in lungo e in largo tutti quesi paesi che il suo amato nonno aveva provveduto a mettere a ferro e fuoco nel Ventennio di un secolo fa. Forse non si “ricorda” la signora “ducia” le decine di migliaia di morti provocate dai suoi fratelli in camicia nera. Infatti, per mantenere il filo nero che la lega ai suoi padri offre dei soldi al sanguinario dittatore tunisino, Kaïs Saïed, per buttare in centri (dei veri e propri carceri dove i cosiddetti diritti umani fanno rabbrividire, vedasi in Libia), i migranti.
Nel coro ci sono sempre quelli che svettano appellandosi ai diritti umani: «Ogni persona alla ricerca di una vita migliore merita sicurezza e dignità», ha twittato il segretario Onu António Guterres. «Questo naufragio è il segno che la nostra politica migratoria non funziona bene al momento. La cambieremo con il nuovo Patto», ha dichiarato la commissaria Ue agli Affari Interni Ylva Johansson. Ecco, appunto, le facce di bronzo, due delle tante. Hanno capovolto il mondo, sono al servizio dei responsabili di queste tragedie e parlano di dignità, quella stessa che contribuiscono a calpestare ogni minuto di ogni giorno. E sì, mia cara meraviglia: qualcosa non funziona. Ma guarda un po', dopo tragedie su tragedie, ha scoperto che qualcosa non funziona! Ma che niente niente, mi stà a p*iglià p’ 'o culo?!. Dante Alighieri ancora non conosceva questa sporca nidiata di borghesi, perché altrimenti avrebbe cambiato la famosa terzina e avrebbe riconsiderato la “vostra semenza” e l'avrebbe invertita: “fatti foste a viver come bruti”, per seguire solo ricchezze e profitti.*
“Serve immediatamente un programma europeo di ricerca e salvataggio. Uno strumento pubblico che impedisca le stragi, pattugliando il Mediterraneo per rintracciare le imbarcazioni in pericolo e metterle in sicurezza.” (Il Manifesto 16 giugno). Poi naturalmente ci sono i “compagni” che suggeriscono ciò che bisognerebbe fare. Certo bisognerebbe capire di che Europa parlano, e soprattutto di quale società, forse di quella immaginaria. Perché sarebbe interessante vedere i responsabili di tale disastro, cioè il capitalismo, che legifera contro i propri interessi. Sarebbe la prima volta da quando esso è venuto al mondo.
Queste tragedie avranno fine soltanto con la fine del capitalismo, solo la sua morte libererà gli uomini e le donne da simili stragi.
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