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Nunc est bibendum?
(Stappiamo una bottiglia?)(1)
E' possibile e persino probabile che qualcuno abbia stappato una bottiglia alla notizia della morte di Berlusconi, contrariamente all'atteggiamento di contrizione e cordoglio assunto dalla totalità delle espressioni politiche della borghesia e dei sindacati, non esclusa la CGIL. Non c'è da stupirsi, le forze borghesi, compresi i suoi “ascari” sindacali, riconoscono nel Berlusca uno di loro. Certo, per alcuni aspetti un po' intemperante, un po' più insofferente o, meglio, troppo platealmente insofferente delle leggi che la stessa borghesia si dà per regolamentare la propria società – come un semaforo regola il traffico – e, soprattutto, per schiacciare la classe sul cui sfruttamento si basa il proprio putrido mondo: il proletariato.
Tutti sanno come il Cavaliere, un tempo detto anche il Caimano – offendendo così il rettile di palude – è diventato quello che è diventato.
Un uso molto disinvolto delle leggi e dei suoi amministratori, ossia dei politici, affascinati dalla sua visione del mondo a cui aderivano previa unzione non con l'olio consacrato, ma con mazzette e benefici di varia natura. Da lì, le leggi “ad personam” che gli hanno consentito di creare un impero mediatico-televisivo, potentissimo strumento con cui costruire la propria carriera (ed evitare il fallimento fraudolento).
L'adesione alla loggia massonica P2, sentina fascistoide della borghesia italiana, che progettava di imprimere una svolta autoritaria al Paese, anche tramite il controllo dell'informazione, cosa che è in gran parte avvenuta grazie anche e non da ultimo al “fratello” massone di Arcore.
Rapporti stretti col settore siciliano della borghesia extra-legale, che gli prestò uno stalliere per suggellare un'amicizia niente affatto disinteressata, più che per accudirgli i cavalli.
Poi, grazie alla sua enorme ricchezza e ai tanti amici, è di fatto riuscito a farla franca e quando è stato condannato, la pena da scontare aveva poco a che vedere con un 41 bis; ma questo è nell'ordine delle cose borghesi...
Idolatrato in patria da orde di piccola borghesia, ma anche di proletariato ridotto a plebe, del tutto a suo agio nel battere le fogne dei mondi e sotto-mondi borghesi, all'estero è ricordato per le assidue frequentazioni a pagamento con giovani donne, attratte dal suo portafogli, a cui attingevano senza problemi, felici di fare felice un ultrasettantenne, profondo conoscitore di volgari barzellette da anni '50.
Questo però, se vogliamo, è “folklore”, squallido fin che si vuole, ma niente in confronto con la sostanza della sua opera di “statista”, per altro in continuità con le politiche di chi lo ha preceduto e di chi lo ha seguito: una coerenza ferrea nell'attaccare le condizioni di lavoro e quindi di vita della classe lavoratrice, la nostra classe. Dalla cosiddetta “legge Biagi”, che ha impresso un colpo di acceleratore alla precarizzazione della forza lavoro (dopo la legge Treu di fine anni '90), alle leggi per inasprire la schiavizzazione dei migranti (la Bossi-Fini), ai vasti tagli alla scuola, alle riforme delle pensioni che hanno solamente preparato la legge Fornero del governo Monti. Questo governo era succeduto a quello dello stesso Cavaliere-Caimano dopo che la borghesia italiana ed europea lo aveva tirato giù a forza dalla poltrona di primo ministro, perché troppo propenso a curare i propri affari, prima che quelli collettivi della sua classe. Inoltre, ma non da ultimo, un personaggio screditato come lui non era adatto a far ingoiare alla classe lavoratrice una riforma delle pensioni spietata; da qui, la sua caduta e l'istituzione di un governo tecnico, a cui anche Forza Italia diede il proprio sostegno.
Che dire, poi, della “macelleria messicana” messa in atto dal suo governo al G8 di Genova nel 2001, quando migliaia e migliaia di persone vennero letteralmente pestate a sangue, gasate coi lacrimogeni, torturate nelle caserme di polizia e il giovane compagno Carlo Giuliani ucciso in piazza da un carabiniere? Sono ancora negli occhi i visi trasformati in maschere di paura e sangue di inermi manifestanti, i corpi doloranti e feriti portati fuori in barella dalla scuola Diaz dopo il feroce assalto delle forze dell'ordine borghese...
Basta, ci fermiamo qui, abbiamo dedicato fin troppo tempo a questo nemico di classe che, come si suol dire, ha tolto il disturbo.
La Chiesa cattolica ha concesso il duomo di Milano per i funerali, forse perché ha comprensione per i “peccatucci” della carne, anche minorenne, di cui ha esperienza plurisecolare. Il governo ha decretato il lutto nazionale. C'è qualcosa di suggestivamente simbolico in un funerale di stato per il cadavere in decomposizione di un capitalista corrotto e corruttore, il simbolo del denaro che “unisce e infrange le fedi; benedice i maledetti; rende gradita l'orrida lebbra; onora i ladri e dà loro titoli, riverenze, lode nel consesso dei senatori”(2) ossia le istituzioni borghesi. Lo specchio di un sistema davvero decadente.
Per quanto ci riguarda, quando il proletariato rivoluzionario, con i suoi organismi di potere, con il suo partito internazionale, avrà cominciato a spazzare via dalla faccia della terra questo sistema sociale con i ripugnanti personaggi che produce a getto continuo, quello sì sarà il momento di stappare bottiglie di quello buono...
Note:
(1) E' una celebre frase di Orazio, poeta latino del primo secolo a.C. it.m.wikipedia.org
(2) Shakespeare nel Timone di Atene
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