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Home ›Sullo sciopero alla Stellantis di Pomigliano d'Arco
Ed eccoli qua! Tutto il meglio del meglio. A salutare con entusismo la lotta dei lavoratori di Pomigliano d'Arco: “Stellantis, la Fiom blocca le linee di Pomigliano per tre giorni... Non accadeva da 14 anni” (Il Manifesto 13/5). Al grido di “Dignità, dignità” gli operai scendono in sciopero. “Magnifica e massiccia adesione del secondo turno di oggi allo sciopero di due ore.” (Si-Cobas), al che uno si chiede: e il primo turno? Vabbè forse perché loro (il Si Cobas) erano presenti solo sul secondo? Al primo starnuto della classe operaia sono già lì tutti pronti a spartirsi la polpa, tutti pronti a dire “io sono il più bravo”, e l'altro di rimando, “ma io sono anche il più bello”. È la solita storia dell'ombelico e delle parrocchie: ognuno pensa a coltivare il suo orticello, i suoi sporchi interessi di bottega.
Sia ben chiaro, noi siamo i primi, ovviamente lontano mille miglia dalle considerazioni appena fatte, a salutare ogni pur minimo sciopero della classe operaia contro i padroni, ogni pur minima contrapposizione agli interessi del capitale, soprattutto oggi che non si muove foglia neanche dinanzi ad uragani, ovvero i furibondi attacchi del capitale contro il proletariato. Ma i fiancheggiatori di questi attacchi sono nel seno stesso della classe operaia. Sono sindacati e sindacatini più o meno radicali che contribuiscono ad alimentare il vento del capitale contro la classe.
È sufficiente guardare i loro proclami (sic!) per inchiodarli alle loro responsabilità di complici della borghesia. “Attendiamo ancora una convocazione da parte dell’azienda – ha detto Mario Di Costanzo, della segreteria provinciale di Napoli della Fiom – senza la quale rischiamo di alzare il tiro e portare la protesta fuori dallo stabilimento”. (ilfattoquotidiano.it 15/5) Bravi, aspettate come cagnolini la convocazione dei padroni, e mantenete il silenzio assoluto, che nessuno sappia della lotta dei lavoratori, non si sa mai cosa potrebbe accadere.
“Secondo la Fiom l’adesione nei giorni scorsi è stata quasi totale – spiegano – da parte dei lavoratori, stanchi di decisioni calate dall’alto” (ibidem). Loro sono per le decisioni calate dal basso; perché dicono “Sull’organizzazione del lavoro, ritmi, saturazioni e cadenze ci deve essere un confronto e una contrattazione.” (Il Manifesto 13/5). Tipo quelli che fanno in giro per l'Italia. “La massima efficienza, attraverso la riduzione dei costi solo dal lato del lavoro” (ibidem), non è una bella cosa. Basta mettersi d'accordo: un colpo al cerchio, tre colpi alla botte.
Come al solito, compagno Tavares, e prima ancora compagno Marchionne, ma forse fino a questi potete sempre accampare delle scuse; ci riferiamo alla Fiom/Cgil, che non firma il Contratto Collettivo Specifico di Lavoro, valido solo nel gruppo Fca prima e Stellantis ora, cioè da quando l'Ad Marchionne uscì dalla Confindustria nel 2010". Certo se poi ci mettiamo dentro i compagni Romiti e il super compagno l'avvocato Giovanni (Agnelli), quando firmavate (Fiom, Uilm, Fim) con pennini d'oro, assieme agli altri super compagni Lama e Trentin, allora sì che era una gran festa per i lavoratori. Infatti firmare di comune accordo il licenziamento di 20.000 lavoratori e lavoratrici, non è mica roba di tutti i giorni (Fiat, 1980). A leggere la cronaca del “Manifesto”, quotidiano comunista, così amano definirsi - ma, se le parole avessero un senso bisognerebbe sputargli in entrambi gli occhi - si coglie la preghiera di un bambino ferito che chiede umanità al padrone disperato e affamato di profitti.
Ci sono dall'altra parte i cugini buonini e verginelli, a detta loro. I sindacalisti tutto anema e core del Si Cobas, che ai padroni non gliene fanno passare una che una. Esordiscono subito con una specie di volantino buttato giù in fretta e furia (e si vede), che riproponiamo tale e quale “Gli operai stanno lottando con coraggio e tenacia, lo sciopero di massa a pomigliano e chiaro, dimezzare la fatica sulle catene di montaggio, eliminare i sabato di straordinario, basta cassaintegrazione e rotazione di tutti gli operai in Cigs, ripristinare il salario pieno. ...Il SI Cobas Stellantis Pomigliano sarà dalla parte degli operai e dello sciopero sempre.” (sicobas.org). Ci mancava solo che dicessero: “ il Si Cobas sarà sempre contro i lavoratori”. Frasi talmente ovvie e scontate che sottoscriverebbe anche il peggiore dei sindacati gialli. Passiamo all'altro problema, “dimezzare la fatica sulle catene di montaggio...” ecc., è possibile ciò?
Esempio piccolo, piccolo. Mantenendo inalterati i rapporti di produzione capitalistici, sarebbe dunque possibile “dimezzare la fatica” ergo la produzione passando, sempre per esempio, da 400 autovetture al giorno a 200? È questo che dite, nella sostanza! E tutto ciò avverrebbe nello stabilimento di Pomigliano d'Arco, Napoli, che per un attimo assurgerebbe ad un mondo nuovo dove lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo sarebbe (quasi) bandito. Un ribaltone che avverrebbe, pensate un po', all'interno della stessa struttura dello stato borghese. Ecco, dire questo, e far credere ai proletari che ciò sia possibile, è da opportunisti e da fiancheggiatori del potere borghese. La sciopero dei lavoratori è non solo giusto, ma mille volte giusto, comprese le rivendicazioni, a patto che si dica chiaro e tondo, che ogni lotta rivendicativa, anche quando migliora le condizioni di lavoro, primo, non ci libera dalla schiavitù del lavoro salariato, secondo non può mai superare le compatibilità del capitale. Pertanto il compito dei rivoluzionari è quello di dire apertamente che la strada da percorrere è quella del superamento dello stato borghese, del suo abbattimento.
Le conclusioni poi sono da oscar del sindacalismo, che riportiamo per intero: “Perciò salutiamo con entusiasmo e partecipazione questo sciopero operaio, e nello stesso tempo ribadiamo che per uscire dai decenni dell’arretramento continuo della classe operaia e delle illimitate pretese padronali, è necessario farla finita con le deleghe alle strutture sindacali compromesse con le logiche padronali, e dare vita ad un autentico processo di auto-organizzazione e di autonomia di classe. Il ciclo di lotte nella logistica costituisce un esempio ed uno stimolo in questa direzione.” (sicobas.it).
Perciò è ora di “farla finita con le deleghe alle strutture sindacali compromesse...”. Naturalmente voi non avete nulla a che vedere con tali strutture. Dove firmate accordi, sono tutto un fiorire di aziende socialiste, nella logistica, poi, le bandiere che svettano dai capannoni son tutte rosse, i ritmi di lavoro, poi, sono così blandi che gli addetti si addormentano Per non parlare degli autisti: capita spesso di vederli per strada, che formano delle colonne chilometriche, tanto vanno piano. Niente a che vedere, naturalmente, con l'autista di Ken Loach in “Sorry We Missed You”, costretto a pisciare nella bottiglia di plastica per non perdere tempo. Per quanto se ne sa, nella logistica, dove firmate accordi a palate, le vostre firme forse saranno un po' più belle della triplice, ma nella sostanza i vostri compromessi, la vostra contrattazione della vendita della forza-lavoro, non è dissimile, nella sostanza, dagli accordi degli altri sindacati.
Che vi piaccia o no, questo è il vostro compito, questo è il compito del sindacato. Contrattare la vendita della forza-lavoro, che vuol dire riconoscere i meccanismi e le categorie economiche capitaliste ovvero, in ultima analisi, salario e profitto e, senza addentrarci nel processo di accumulazione e caduta del saggio di profitto, pare evidente anche a un neofita che più cresce il salario più si abbassa il profitto e viceversa. Ma siccome il potere dominante è quello del capitale, ne risulta che il salario deve essere sempre compatibile con gli interessi dei padroni. Pertanto nei periodi di crisi economica, oltre a crescere lo sfruttamento del proletariato, bisogna anche ridurre il salario stesso. L'operazione appena fatta dal governo con la riduzione della parte contributiva della busta paga, va in questa direzione: far pagare un fantomatico aumento salariale, prendendoli in giro, agli stessi lavoratori, accollando l'intera operazione alle casse dello stato, ovvero principalmente alle masse sfruttate.
I lavoratori della Stellantis devono uscire fuori dall'isolamento nel quale vogliono mantenerli i sindacati, devono unirsi agli altri lavoratori del gruppo, a tutti i metalmeccanici, autoorganizzarsi con i lavoratori delle altre categorie, contro i sindacati e i partiti, contro la borghesia, contro il capitale. L'alternativa è rimanere sempre all'interno del circolo vizioso dei meccanismi economici capitalistici, l'alternativa è perpetuare la schiavitù, altro che dignità, come rivendicato da quei servi padronali. Dignità (“Condizione di nobiltà morale, rispetto dell'uomo”) nella società borghese è un ossimoro, solo pensarlo. È una parola con la quale Tavares si pulisce il culo ogni istante. Il capitale trema solo di fronte alla lotta, soprattutto quando è diretta contro il suo stato maggiore, contro il suo edificio.
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