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Home ›Turchia: nazione o classe?
A causa della crisi capitalistica, le condizioni di vita stanno peggiorando sempre più in Turchia, come nel resto del mondo. Con l'aumento del costo della vita, è diventato impossibile pagare l'affitto, fornire un'alimentazione adeguata o avere una vita sociale decente. Questa situazione influisce negativamente anche sulle condizioni di lavoro. Molte persone sono costrette a lasciare le loro abitazioni prima dell'alba e a tornare a casa dopo il tramonto, vivendo senza nemmeno vedere il sole. Allo stesso tempo, sentiamo parlare di bambini che muoiono di fame e di persone che si suicidano a causa dei debiti. In questo quadro alquanto desolante, sono le lotte della classe operaia a darci speranza. Solo la classe operaia salverà il mondo da questo inferno capitalista.
E i lavoratori stanno iniziando a rispondere. All'inizio dell'anno abbiamo assistito a una notevole ondata di scioperi in Turchia. E anche se in questo periodo dell'anno sono meno numerosi, gli scioperi e le lotte continuano. Il mese scorso, i lavoratori dell'azienda tessile Yeşim (4.500 lavoratori) di Bursa hanno scioperato per chiedere un miglioramento dei salari e delle condizioni di lavoro. All'inizio di questo mese, i lavoratori della Vivo Tech hanno interrotto la produzione a causa del licenziamento di alcuni compagni di lavoro. Gli operai hanno interrotto la loro protesta quando è stato promesso loro che tutti i lavoratori sarebbero stati riassunti, ma poi sono stati licenziati in massa, per cui hanno ripreso la loro resistenza. Anche i lavoratori della Pulver Chemical sono in sciopero per chiedere l'iscrizione al sindacato [l'elemento positivo è la lotta operaia, non la richiesta di iscrizione al sindacato in quanto tale, visto i ruolo del sindacato, come si dice più in basso, ndr]. Anche i lavoratori della Eczacıbaşı Esan Madencilik hanno resistito contro il loro licenziamento e dopo aver vinto la loro lotta sono tornati al lavoro. La resistenza continua in molti luoghi.
Lo sciopero della Bekaert e i sindacati
Lo sciopero che ha attirato maggiormente la nostra attenzione è stato quello dei lavoratori della Bekaert. A Kocaeli, i lavoratori della Bekaert non sono riusciti a raggiungere un accordo con i padroni e il sindacato Birlesik Metal-İş ha annunciato la decisione dei lavoratori di scioperare martedì 13 dicembre. Prima ancora che lo sciopero potesse iniziare, è stato emesso un divieto. Lo sciopero è stato rinviato di 60 giorni perché "minacciava la sicurezza nazionale" e il decreto del Presidente è stato emesso alle 3 del mattino del giorno dello sciopero. Nonostante il decreto, i lavoratori hanno iniziato lo sciopero con lo slogan "non c'è pace per i padroni quando i lavoratori hanno fame" e sono ancora in sciopero.
Il sindacato Birlesik Metal-İş affiliato al DİSK, che non ha alcuna relazione con il suo titolo rivoluzionario(1), ha sottolineato che il decreto di rinvio di Erdoğan è contrario alla Costituzione e agli accordi internazionali firmati dalla Turchia e ha dichiarato di aver presentato una causa al Consiglio di Stato. Questo dimostra ancora una volta che i sindacati non sono in grado di pensare al di fuori del quadro giuridico, nemmeno nel migliore dei casi, e che sono diventati parte del sistema. Essi adempiono al loro dovere di garantire la loro fedeltà al sistema, offrendo al massimo solo qualche briciola ai lavoratori.
Pur sostenendo la classe operaia in ogni tipo di lotta, dobbiamo riconoscere che i sindacati sono diventati uno strumento fondamentale del capitalismo per proteggersi e che l'unica alternativa rivoluzionaria che la storia ha dimostrato è rappresentata dai consigli dei lavoratori. Queste formazioni auto-organizzate, non solo al di fuori dei sindacati ma anche contro di essi, saranno inevitabilmente incompatibili con il sistema, coordinando le lotte di diversi settori della classe e unendo le lotte economiche e politiche.
"Sicurezza nazionale"
Il divieto di Erdoğan di effettuare scioperi con il pretesto di ritardarli perché "minacciano la sicurezza nazionale" pone la questione "nazione o classe?". Si tratta di un vecchio antagonismo. Questa decisione conferma che il nazionalismo è sempre stato, e sempre sarà, usato come strumento per impedire la lotta di classe. L'idea che gli interessi nazionali debbano avere la precedenza sugli interessi dei lavoratori è una vecchia menzogna borghese. Gli interessi nazionali sono sempre quelli del capitale, non dei lavoratori. Come disse Marx, "i lavoratori non hanno patria".
Con la crescente minaccia di una guerra generalizzata, questa giustificazione sarà usata più spesso per reprimere le lotte dei lavoratori, come nelle guerre del passato, e si cercherà di dividere la classe dicendo che coloro che vi si oppongono sono traditori. Il fatto che venga già utilizzata in questo caso dimostra che i preparativi ideologici per questa guerra sono già in corso.
La loro guerra o la guerra di classe
Il capitalismo, incapace di trovare una soluzione alle sue crisi, sta già giocando da tempo la carta del nazionalismo. Man mano che la guerra si diffonde, il nazionalismo verrà presentato sempre più spesso come un mezzo per dividere la classe operaia. A questo punto, alla nostra classe si prospetta una scelta che dobbiamo superare: "nazione o classe?". Come lavoratori sparsi in tutto il mondo, dobbiamo accettare di avere interessi comuni in quanto sfruttati che producono la ricchezza del mondo. Questo significa anche che siamo l'unica classe che può abbattere questo sistema. La classe operaia non ha patria, ma ha il potere di organizzarsi. Ciò che sconfiggerà questo sistema è il potere della nostra classe. Rifiutandoci di essere vittime delle guerre, delle crisi economiche e dei padroni, dobbiamo espandere la lotta internazionale e rompere il gioco capitalista che ci porta alla miseria. Abbiamo un mondo da salvare.
NWBCW Turchia26 dicembre 2022
Nota:
(1) DISK è l'acronimo di Türkiye Devrimci İşçi Sendikaları Konfederasyonu, che si traduce come Confederazione dei Sindacati Rivoluzionari della Turchia.
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