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Home ›Qatargate o dell'infamia (borghese)
La corruzione di membri o interi settori degli apparati istituzionali della borghesia è endemica come lo è sempre stata da quando la società è divisa in classi. I senatori dell'antica Roma trafficavano in bustarelle come se non ci fosse un domani, e di qui un crescendo fino ai giorni nostri. La necessità di un cambio della guardia alla guida di uno Stato mette in moto il braccio giudiziario, di cui si serve una fazione della borghesia per fare fuori quella al potere e prenderne il posto. I corrotti sono smascherati, qualcuno paga per tutti e ad altri il peggio che può capitare è riciclarsi e rifarsi una verginità sotto nuove bandiere politiche. In sintesi, questa è stata Tangentopoli, funzionale a un cambio di regime contestuale alla fine della guerra fredda e alla necessità di sbarazzarsi di una classe politica che era diventata anacronistica. Ma si sa che quando la barca è guasta, anche se cambia il timoniere il destino è sempre quello del Titanic.
Se qualcuno pensava che la corruzione interessasse solo le "periferie", e cioè le nazioni, e non anche i grandi organi transnazionali come l'Unione Europea, immaginiamo ora il suo stupore, che però non è il nostro. È come stupirsi quando, in fatto di mafia, arrestano un pesce grosso: non è che a finire in galera ci sia solo la manovalanza e i picciotti, prima o poi toccherà anche a qualche capobastone. Ma un altro ne prenderà il posto, e al di là di cosche (o 'ndrine) "vincenti" o "perdenti", l'istituzione "mafia" di certo non l'avrà debellata un blitz, che tuttalpiù può averla appena scalfita.
Veniamo al Qatargate. In questi giorni, dopo il ritrovamento di qualche settimana fa di un milione e mezzo di euro nelle abitazioni della vicepresidente del parlamento europeo Eva Kaili, del padre e del compagno Francesco Giorgi e dell'eurodeputato Antonio Panzeri (legato al PD), Giorgi sta collaborando con gli inquirenti. La ONG nell'occhio del ciclone sarebbe nata per giustificare i traffici di Panzeri con il Qatar, ma anche col Marocco (dal quale era arrivata una bustarella da 50.000 euro) e la Mauritania (bustarella da 25.000). Nel caso del Qatar, che voleva a tutti i costi ospitare i Mondiali per fare una barca di soldi, si sarebbe arrivati a questa pantomima: di fronte alla commissione europea per i diritti umani, dopo aver pagato Panzeri per averne la possibilità, il qatariota Al Marri si presentó per dare un'immagine positiva del suo paese dicendo che le cose in fatto di diritti dell'uomo ora vanno molto meglio. Ma, pensa un po', il discorso era scritto da Panzeri che oltre a quello aveva anche scritto le domande che vari eurodeputati come Marc Tarabella, anche lui nell'occhio del ciclone, dovevano fare al loro interlocutore in modo da agevolarlo nella sua opera di convincimento. Al di là degli ultimi sviluppi, questo è forse l'inizio di un processo (storico e politico oltre che giudiziario) che è appena agli inizi.
Per quanto ci riguarda, al di là di chi si macchia la fedina penale e di chi resta pulito, la corruzione sta al capitalismo come il guanciale sta alla carbonara. Bisogna fare girare una massa enorme di contanti e per la borghesia ogni mezzo è lecito, che questo sia o meno consentito dalla sua legislazione. La faccia criminale in contrapposizione a quella "onesta" (che supportata dalle sue leggi e dai suoi codici dichiara guerre, sfrutta e lascia nella povertà milioni di esseri umani) è solamente una delle due facce di una moneta, quella capitalista, che ormai non vale nulla. È ora di dare corso a una nuova "valuta", fondata sui bisogni collettivi, sull'assenza di profitto a discapito della maggioranza, e sull'uguaglianza economica e sociale. Indovinate quale?
IBNote:
PS La corruzione è, appunto, un fatto ineliminabile dalla società di classe, ma il fatto che il personaggio principale coinvolto nell'«affaire», Panzeri, sia stato per anni segretario della Camera del Lavoro di Milano, rende la cosa ancora più maleodorante. Un ex sindacalista si rende complice di un regime reazionario che ha le mani sporche del sangue di migliaia di lavoratori, sacrificati sull'altare dei profitti del Mondiale di calcio: dal sindacalismo non ci aspettiamo niente a favore della classe lavoratrice, ma questa è veramente enorme, quanto a infamia.
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