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Home ›Qualche considerazione sulle “opinioni” del sindacato in merito alla manovra finanziaria
Il segretario della Cgil, Landini, intervistato dalla “Stampa”, appare indignato e s’infuria contro la legge di bilancio che sta per essere varata dal governo Meloni. Lo siamo un po’ tutti (per lo meno quella parte dei “cittadini” che vive di salario o pensione o… carità), ma Landini la considera una manovra sbagliata più che altro perché – soprattutto - farebbe arretrare lo sviluppo del sistema capitalistico in Italia. Quest’ultimo motivo ci incuriosisce: dove vuole andare a colpire con questa critica contro il governo al quale sta sfuggendo di mano la gestione del presente e complesso “stato delle cose”? Sarebbe – così sembra - una questione semplicemente di soldi, ma allora chi non li ha cosa dovrebbe fare? Il segretario del sindacato liquida il problema con una battuta ad effetto: “i soldi si prendono dove ci sono”. Già, ma a parte il fatto che chi li possiede, in proprietà privata, non è certamente disposto a far buon viso verso chi vuol portarglieli via (pronto, anzi, a mettere a ferro e fuoco chi osasse farlo!), che cosa significa - in realtà – mettere in atto “nuove politiche di sviluppo”? Sviluppo di cosa?
Per altro, siamo davanti all’offerta di opinioni – quelle di Landini – che per sua stessa ammissione vorrebbero soltanto “mediare la situazione sociale”. In altre parole, niente altro all’infuori di conciliare ogni attrito fra i… “cittadini”, mettere d’accordo i ricchi e i poveri, i forti con i deboli, ridando vigore al sistema economico che in precarie condizioni ha ridotto noi tutti. Una operazione che neppure riuscì all’Unto del Signore, 2000 anni fa, a Gerusalemme e dintorni. Figuriamoci nel regno dove il capitale è sovrano onnipotente e dove – come in Italia – un centesimo del totale della spesa pubblica è quanto il Governo borghese (di destra o di sinistra) offre in carità ai poveri (8 mld di euro su un totale di 800!). E poi si pretenderebbe che basti chiedere “fraternità e solidarietà”, ovvero si illude un gregge di pecore che si possa ammansire un branco di lupi chiedendo loro il semplice rispetto degli “elementi fondamentali di cittadinanza”. Uno dei quali sarebbe – restando nell’ambito della borghese società – la “giusta fiscalità”! E poiché il Paese sta “arretrando” ed anche il capitale comincia ad avvertire non poche difficoltà, si richiami Governo e governati di buona volontà! affinché mettano in campo una “volontà politica attiva”. Convincendo la parte migliore (sic) della borghesia a rifiutare gli extra-profitti che si intasca ed a fare “proposte congrue e dignitose”. Per il bene del Paese, innanzitutto…
Anziché chiarire quello che è il punto centrale di questo come di ogni altro drammatico problema che si apre e approfondisce davanti a noi, cominciando a dar almeno qualche nefasto pensiero a “lor signori”, si blatera su proposte da paese dei balocchi, che fanno credere in possibili soluzioni democratiche e istituzionalmente rispettabili. Insomma, diciamo a chiare lettere che senza un superamento radicale del modo di produzione e distribuzione dominante, non è possibile alcun miglioramento duraturo delle nostre condizioni di vita. Esse sono destinate a subire un costante e drammatico peggioramento, mentre il capitale - anche se a volte costretto a qualche passo indietro – ritorna subito a riprendersi il terreno perso e altro ancora. Certamente, la nostra azione difensiva non deve venir mai meno, ma solo se sapremo passare all’attacco potremo mettere alle corde il capitale.
Ma Landini continua a chiedere la costruzione di scuole, asili, ospedali, e illude la massa di sfruttati e poveri con la favola che basterebbe “socializzare” e razionalizzare il capitale e le sue categorie di produzione e distribuzione, perché nel mondo finalmente trionfi giustizia e fratellanza. Perché, invece, non si chiarisce loro chi sia il vero responsabile, tanto diretto che indiretto, della barbarie che sta per soffocare l’intera specie umana?
Ebbene, dobbiamo mettere fine a questa farsesca esibizione di ipocrisia e di indignazione che simula l’esistenza di una possibile alternativa politica, economica e sociale a quello che è il reale corso – ormai apertamente criminoso – di questo assurdo modo di produrre. Il quale altro non può fare se non continuare ad imporre a due terzi dell’umanità - per poter sopravvivere - il lavoro salariato e sfruttato per il profitto del capitale. Quanto a ciò che – con sempre meno sforzo fisico e mentale - si potrebbe oggi produrre con una forte riduzione di ore di lavoro per tutti, basterebbe distribuire i prodotti non più come merci e quindi senza conferire loro quel valore di scambio che impedisce a noi tutti di goderne l’uso.
Ma questo è un obiettivo che anche per Landini sarebbe troppo rivoluzionario e poco riformistico…
dc
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