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Home ›Presupposto teorico al prossimo interventismo, di Onorato Damen
SIMPATIE MASCHERATE
Il brano che segue fa parte di un articolo scritto da Onorato Damen (Battaglia comunista n. 3, febbraio 1974) e titolato "Presupposto teorico al prossimo interventismo". In esso si richiamava l'attenzione su un altro articolo pubblicato nello stesso periodo dal Programma comunista, il giornale degli epigoni bordighisti, e nel quale si rivendicava la posizione che, allora, veniva sostenuta contro di noi a proposito sia delle guerre coloniali sia della guerra imperialista tra paesi ad economia più avanzata, gli uni, e meno avanzata, gli altri. Riportiamo di seguito la parte riguardante l'imperialismo in generale e la "strategia" adottata dai suddetti bordighisti, ovvero - come notava Damen - «la 'simpatia', gli 'auspici' e il 'tifare' fra questo o quello dei contendenti di turno riducendo la dialettica a semplice formalismo soggettivo o, peggio ancora, a capriole opportunistiche».
«« Il problema centrale è quello della formulazione data della guerra tra paesi imperialisti e l'atteggiamento che i 'programmisti' dicono di aver tenuto e che continueranno a tenere, quindi, di fronte a tale avvenimento. Ecco come lo esprimono: "Sulla guerra scrivevamo, per esempio ne Il corso storico del movimento di classe del proletariato (vedi Per l'organica, ecc.): 'La guerra è indubbiamente una risultante di cause sociali (noi diremmo innanzitutto economiche) ed i suoi esiti militari si inseriscono come fattori di primo ordine nel processo di trasformazione della società internazionale, interpretato materialisticamente e classisticamente (…) Vi sono fasi storiche in cui è nostro dovere influire per quanto possiamo su un certo esito della guerra. In altre assolutamente no. L'esito ci interessa sempre'."
_E a mo' di esemplificazione, aggiungono: “_Accusarci di aver auspicato la vittoria antiamericana nella guerra di Corea, non ci fa né caldo né freddo e solo un idiota può interpretarlo come 'simpatia intellettuale'. Noi siamo andati ben oltre: abbiamo perfino detto che sarebbe stato più proficuo, per la ripresa della lotta di classe nel mondo, che l'America e i suoi alleati fossero stati sconfitti nella seconda guerra mondiale. Ci si dirà che abbiamo una "simpatia intellettuale' per il nazismo o l'amore del paradosso? Tutti possiamo vedere il risultato della vittoria anglo-americana: l'oppressione su tutto il globo, che ad alcuni annebbia la vista a tal punto da credere che essa giunga a determinare tutto quanto succede nell'angolo più remoto della terra! ".
La dialettica serve qui come mira furbesca, deviante e imbrogliona a giustificazione del proprio smarrimento ideologico e politico. Chi ha scritto questa robaccia ramazzata alla meglio dalla cultura borghese, deve avere nelle vene il sangue del social patriota che, in previsione della prossima guerra imperialista, si sente già incline a voltare le spalle alla parola d'ordine leninista del 'disfattismo rivoluzionario' che ripudia ogni tentativo di distinguo e ipotizza la sola strategia che mette sullo stesso piano di responsabilità tutti i protagonisti della guerra, nessuno escluso, sia il blocco americano, sia il blocco russo e sia il blocco cinese. Chi osa affermare: "Abbiamo perfino detto che sarebbe stato più proficuo, per la ripresa della lotta di classe nel mondo, che l'America e i suoi alleati fossero stati sconfitti nella seconda guerra mondiale’, costui bara con la coscienza di barare e non ha l'onestà politica di assumere la responsabilità di firmare ciò che scrive. Noi comunque siamo in grado di dimostrare che nessuno dei militanti del nostro partito, dalla sua fondazione fino alla spaccatura nel 1952, compresi, quindi, quei compagni del partito (oggi '"programmisti') che solidarizzano con tali posizioni, ha mai espresso con scritti o con prese di posizioni orali opinioni del genere.
Si trattava, è vero, di una vaga ipotesi che Bordiga aveva formulato né prima, né durante ma a guerra conclusa, che rientrava in quel suo 'vizio' matematico di sottoporre gli accadimenti della storia al calcolo delle probabilità senza pensare ai futuri e inesperti epigoni che si sarebbero serviti, e nel modo più dissacrante, di una semplice ipotesi di laboratorio, anche se maldestra, per farne una linea politica da seguire.
E aggiungono, soddisfatti: "Tutti possiamo vedere il risultato della vittoria angIo-americana". Sarebbe stato forse da preferire, chiediamo noi, ai fini della lotta di classe, la vittoria dell'asse italo-germanico? Sciovinismo a parte, la sola formulazione di tale ipotesi che ci ripugna, indica una macroscopica ignoranza del fenomeno imperialista di fronte al quale il proletariato non ha scelta da fare se non quella di abbatterlo. »»
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