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Di fronte alla gravità della situazione sociale, ai “Convogli della Libertà” e altre opposizioni “anti-sistema”, il proletariato è costretto a riprendere l'iniziativa
Mentre la rabbia monta tra i lavoratori in Francia, ma anche in tutto il mondo, non mancano mai i saggi consigli alla borghesia da parte di un sindacalista, uno dei sui bracci destri presenti sul campo sociale:
«Laurent Escure, il numero uno dell'Unsa, sesto sindacato con il 6% dei voti nelle ultime elezioni intercategoriali, ha presentato martedì i risultati di un sondaggio e ha messo in guardia sull'aumento di una "collera sorda, fredda ed esplosiva" nella popolazione. Lo studio, lanciato a metà novembre e chiamato "Primaire sociale", ha permesso alla centrale sindacale di raccogliere risposte da più di 40.000 persone, la metà delle quali sono membri o vicine all'Unsa, ma circa un terzo delle quali non sono membri del sindacato (34,7%) o sono affiliate a un altro sindacato (13%)» (Le Figaro, "Pouvoir d'achat: l'Unsa alerte sur le risque d'une colère sourde, froide et explosive" - Pubblicato il 15/02/2022)
L'accumulo di tensioni sociali colpisce sempre più settori della forza lavoro, in particolare la SNCF, la RATP, il settore ospedaliero e sociale ecc. Chiedono migliori condizioni di lavoro e di vita. Lungi dal migliorare, la situazione economica e sociale, segnata dagli effetti della crisi economica e dalla disoccupazione, è stata aggravata dalle conseguenze della crisi sanitaria e dell'inflazione. Tutto questo avrà e sta già avendo effetti catastrofici e pesanti su tutta la popolazione, che è già pesantemente colpita.
Il periodo precedente la pandemia, ha visto duri attacchi alle condizioni di vita della classe operaia. Dal 2020, ci sono anche la piccola borghesia e i "nuovi proletari", legati alle piattaforme digitali o allo status di lavoratori autonomi, a sopportare il peso della crisi sociale. Il capitale sta razionalizzando la produzione e la circolazione delle merci, a spese dei piccoli padroni, degli artigiani e dei cosiddetti "indipendenti". Con l'attuale crisi del capitalismo, si tratta quindi di concentrare ancora di più la grande industria, come si vede chiaramente e spettacolarmente in Francia nell'editoria, nei media e nella loro distribuzione, dove il gruppo Bolloré sta per diventare un gigante, fagocitando intere sezioni di questo settore. Così, vediamo strati sociali intermedi impegnarsi in forme di agitazione antigovernativa, il che non significa che la loro posizione sia la stessa della classe operaia.
Ispirati dal movimento dei camionisti di Ottawa, i "convogli della libertà" sono andati a Parigi sabato 12 febbraio 2022 per "bloccare la capitale" contro le restrizioni sanitarie. Questi convogli dovevano poi convergere su Bruxelles, la capitale dell'Europa, per unirsi ai convogli di altri paesi. Movimenti simili sono in corso in tutta Europa dall'anno scorso.
I manifestanti del "Convoglio della Libertà" sono confluiti prima sull'Arco di Trionfo a Parigi per una manifestazione. Si sono verificati scontri con la polizia, intervenuta per sgomberare la folla e disperderla. Allo stesso tempo, la polizia ha emesso 513 multe e arrestato almeno 97 persone, 81 delle quali sono state prese in custodia. Il movimento di protesta era stato organizzato al di fuori delle organizzazioni conosciute, in particolare attraverso gruppi Facebook e l'applicazione walkie-talkie Zello.
Il convoglio si è poi volatilizzato a Bruxelles per mancanza di coordinamento e di determinazione.
Qual è il significato di questi movimenti?
Come comunisti, sosteniamo le lotte sociali contro la povertà e per il miglioramento del tenore di vita. Il nostro orientamento è guidato dallo scrupolo di avere sempre lucidità e chiarezza politiche, per sostenere queste lotte e aiutarle a trovare i mezzi coerenti per il raggiungimeno del loro obiettivo. Con i "convogli della libertà", stiamo assistendo, al contrario, ad un movimento “pigliatutto”, molto poroso all'influenza e ai metodi attuali dell'estrema destra. Anche se ricorda in parte i Gilet Gialli, è tuttavia diverso: le rivendicazioni sociali occupano un posto minimo, mentre domina una critica reazionaria e piccolo-borghese della crisi del Covid-19.
L'irruzione di queste forme di agitazione, di tipo interclassista, non può essere compresa indipendentemente dalla situazione del proletariato. Finché il proletariato non riprende la strada della lotta dopo il riflusso che ha subito da 40 anni, vedremo moltiplicarsi questo tipo di movimenti guidati dalla piccola borghesia: movimenti effimeri e confusi che tendono alla diffusione di idee nauseanti.
Ai proletari "incazzati" e sinceri che vedono uno sbocco in questi movimenti eterogenei (agglomerati di malcontento contro la ripresa dell'inflazione, l'isolamento individuale, la caduta del reddito, le tasse sulla benzina, le misure sanitarie ecc.), è necessario poter mostrare qual è il contenuto della lotta della loro classe. Contrariamente alle affermazioni di coloro - giornalisti benintenzionati e militanti di estrema sinistra - che svengono per i raduni "popolari", la cosa di gran lunga più importante è che il proletariato difenda i propri interessi collettivi.
Ne consegue che le lotte operaie sono una leva essenziale per rafforzare la fiducia della classe nella propria forza. La lotta per il miglioramento delle condizioni di vita può essere un trampolino di lancio per il futuro, spingendo i proletari a liberarsi dalla morsa degli apparati di controllo capitalisti e dall'ideologia borghese o piccolo-borghese che vi corrisponde. Come tale, è un elemento indispensabile per dissipare la confusione politica e l'influenza delle ideologie molto presenti nei "convogli della libertà": nazionalismo, difesa della democrazia capitalista, individualismo e cospirazionismo.
L'esperienza dimostra innanzitutto che le manifestazioni "antisistema" non portano i loro sinceri partecipanti da nessuna parte, se non a una disillusione estrema o, nel migliore dei casi, a svanire nel nulla... a Bruxelles. Quindi, per i rivoluzionari, queste manifestazioni possono essere solo, nel migliore dei casi, un indicatore del livello e dello stato di conflittualità accumulati nella società.
L'esperienza storica mostra anche che la rabbia sociale deve essere legata alla lotta reale per la distruzione del capitalismo, che ci ha portato a questa crisi generalizzata in accelerazione. Non c'è altra via d'uscita che la distruzione del capitalismo per far uscire l'umanità dall'impasse in cui si trova, dovuta all'accumulo di diverse crisi: imperialista, sociale, economica, ecologica e sanitaria. Finché la classe lavoratrice non prenderà la via della lotta, resteremo prigionieri di questo mondo che diffonde il suo odore di morte e di guerra. L'alternativa è inevitabile e drammatica: socialismo o barbarie.
Bilan et Perspectives, 19 febbraio 2022Inizia da qui...
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