You are here
Home ›Ucraina – Né con la NATO né con Putin – Nessuna guerra se non guerra di classe!
Rivalità imperialiste in una crisi economica globale
La guerra in Ucraina continua. Nonostante qualche esitazione di Germania, Francia e Italia, Putin ha calcolato che gli Stati Uniti (NATO) e gli alleati occidentali non avrebbero rinunciato alle loro sanzioni economiche e finanziarie, né avrebbero riconosciuto l'acquisizione della Crimea da parte della Russia tramite un “referendum”. Ancora più importante, ha preso atto del desiderio di Biden (insieme a Zhelensky) di incorporare l'Ucraina nella NATO. Se ciò accadesse, la Russia avrebbe i missili nel suo cortile di casa. Era un rischio che Putin non era disposto a correre, non solo per il bene della sicurezza nazionale, ma anche per mantenere la sua presidenza “a vita”, così come il ruolo della Russia di fornitore di gas e petrolio all'Europa. Infine, ma non meno importante, Putin non vuole apparire come se avesse perso su tutta la linea senza nemmeno lottare. Il piano A era di usare le “armi” diplomatiche insieme alla deterrenza militare (movimento di truppe ai confini dell'Ucraina) per spaventare il governo di Zhelensky e spingere le due repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk nel Donbas, con i loro porti strategici nel Mar d'Azov e le ricche miniere di carbone, verso l'autodeterminazione.
Il piano B (l'invasione vera e propria dell'Ucraina) è stato drammaticamente messo in atto quando tutte le ipotesi del piano A sono fallite a causa della risposta negativa di Biden a tutti i punti proposti da Putin. Inoltre, sebbene sia marginale nel contesto strategico dei due imperialismi, bisogna anche ricordare che il presidente americano è alle soglie delle elezioni di medio termine e i suoi indici di gradimento sono notevolmente in calo. Pertanto, spingere la Russia a questo atto “estremo” è una sorta di vittoria che inevitabilmente avvicinerà la vecchia Europa, allontanandola dal ricatto energetico russo e avvicinandola agli Stati Uniti (più vendite per il gas USA da fracking) con il rafforzamento dei legami militari all'interno della NATO. Ma allo stesso tempo sta costringendo la Russia a estendere i suoi crescenti legami con la Cina. Il confronto imperialista è quindi ora tanto più pericoloso.
Siamo alla cronaca di un evento bellico ampiamente annunciato e che solo il buon senso avrebbe potuto evitare, ma il buon senso non è una categoria economica. Non appartiene agli interessi irrinunciabili dell’imperialismo di turno, interessi che pur di essere perseguiti, possono scatenare un conflitto bellico. Né il buon senso governa le azioni di un capitalismo sempre più in crisi, tanto meno l'imperialismo nel suo insieme che assume inevitabilmente una forma aggressiva.
Una nuova fase storica
In questa fase storica abbiamo di fronte tre aspetti che drammaticamente entrano a far parte di ogni episodio bellico, che si tratti o no del Medio Oriente, di guerre petrolifere, di conquiste strategiche o di guerre combattute per procura.
Il primo aspetto riguarda la mancanza di un movimento politico sufficientemente forte da contrastare le crisi del capitalismo e le guerre che ne conseguono come “soluzione” temporanea alle sue contraddizioni. Le sparute organizzazioni rivoluzionarie non sono, al momento, un punto di riferimento abbastanza forte da porre un’alternativa alla barbarie del capitalismo.
Il secondo aspetto è indissolubilmente legato al primo. In assenza di un partito politico rivoluzionario, in mancanza di una mobilitazione delle masse contro la guerra, contro le crisi del capitalismo che ne sono alla base, contro l’ideologia borghese che la giustifica, il massacro di proletari, di salariati trasformati in strumenti della guerra stessa, diventa una conseguenza inevitabile.
Il terzo punto riguarda i mezzi che la borghesia adotta per costringere masse di lavoratori – che in tempo di pace sono “merce forza lavoro” da sfruttare sino all’ultima goccia e in tempo di guerra diventano carne da cannone da usare nelle moderne “trincee” – per costringerli ad adeguarsi agli interessi del capitale i quali, per definizione, sono opposti ai loro. Gli strumenti possono variare: vanno dall’uso strumentale della religione all’ormai vecchio trucco dell’esportazione della democrazia per abbattere dittature che, quando servono, vengono finanziate, politicamente sorrette, se non armate sino ai denti.
Non da ultimo, l’imperialismo gioca la carta del nazionalismo, nella fattispecie, in versione “grande Russia”. Prima della guerra il gioco aveva funzionato alla perfezione. Putin si è sempre appellato all’unità del popolo slavo della “grande madre Russia” in quanto unica etnia sotto una simbolica unica patria. Russi, bielorussi e ucraini, sino alle rivolte di Maidan del 2014 che hanno cacciato il filorusso Yanukovich, erano per Putin dei fratelli di sangue. Erano da trattare come parte di un nazionalismo etnico falso come il suo promotore, ma funzionale agli interessi dell’imperialismo russo. A guerra iniziata, la stessa carta viene usata per le popolazioni russofone del Donbas, incitandole alla secessione dall’Ucraina e al sostegno militare alla “madrepatria Russia” per punire la rinnegata Ucraina.
Le potenze della NATO rispondono con l’incremento delle sanzioni, con lo scopo di mettere ulteriormente in difficoltà la Russia, ma così facendo mettono in difficoltà anche importanti membri della NATO stessa, come la Germania, la Francia e l’Italia. Il segretario della NATO Stoltenberg minaccia di intervenire militarmente se venisse minacciato un paese alleato. Intanto l’asse Mosca-Pechino si rafforza. Le sanzioni sul Nord Stream 2 possono essere compensate dalle esportazioni di gas e di petrolio della Russia verso la Cina e il progetto cinese della “via della seta” continua ad avere la Russia come uno dei suoi terminali.
La risposta rivoluzionaria
Queste le vicende dell'imperialismo. Le loro mosse, i loro obiettivi. Per i rivoluzionari non c’è possibilità di scegliere. Non siamo con la Nato per la difesa di una falsa libertà democratica, non appoggiamo la Russia in nome di interessi strategici o per nostalgie ideologiche che vorrebbero far rivivere i fasti di un socialismo mai esistito, nonostante la prima, unica e gloriosa rivoluzione proletaria del 1917. La stessa che fu sconfitta già negli anni Venti del secolo scorso, a causa dell’assoluto isolamento da rivoluzioni internazionali che non sono mai arrivate. A questo proposito, non bisogna dimenticare che frange di pseudocomunisti e della sinistra di tutto il mondo “tifano” per la Russia quando le forze imperialiste vengono a scontrarsi, semplicemente perché si oppone all'imperialismo americano. Non si chiedono mai cosa sia la Russia oggi, né pongono la questione dell'internazionalismo e della guerra di classe, e della sua possibile rinascita. Per quanto riguarda le prospettive della classe operaia internazionale, per il momento le cose non vanno bene. Anche se gli scioperi sono in aumento, sono pochi e lontani tra loro. Molti sono settoriali e i sindacati hanno gioco facile nell’evitare una profonda messa in questione del capitalismo in crisi. Organizzazioni politiche in grado di portare significativamente il senso di alternativa sociale al capitalismo esistono, ma al momento non hanno la forza di incidere sulla classe che subisce passivamente l’ideologia dominante delle rispettive borghesie nazionali. Ma la crisi continua. Il suo impatto sta già creando una nuova ondata di attacchi ai lavoratori ovunque. Questi attacchi e il crescente pericolo di una guerra totale stanno creando un terreno fertile per la rinascita della lotta di classe
La nostra risposta rivoluzionaria alle barbarie dell’imperialismo è di indirizzare le nostre energie alla costruzione del partito rivoluzionario internazionale, perché possa portare la sua tattica e la sua strategia alla classe in tutta la sua ampiezza e toglierla dalla stretta mortale del nazionalismo, della riproposizione dell’ideologia democratico borghese, o dei falsi miti “socialisti” (come la possibilità del socialismo in un paese solo...).
Solo in questo modo la classe lavoratrice internazionale sarà in grado di imboccare la via rivoluzionaria verso il vero socialismo contro tutti gli sfruttatori capitalisti, tutti gli imperialismi e le loro guerre. Nel frattempo, l’imperialismo ci offrirà solo nuove barbare tragedie: guerre, carestie, morte, pulizie etniche, genocidi, rifugiati in cerca di un mondo migliore che non esiste, perché ancora deve essere costruito. Questo è il compito della classe lavoratrice. La nostra guerra è la guerra di classe per liberare il mondo da queste atrocità.
27 febbraio 2022, Tendenza Comunista InternazionalistaInizia da qui...
ICT sections
Fondamenti
- Bourgeois revolution
- Competition and monopoly
- Core and peripheral countries
- Crisis
- Decadence
- Democracy and dictatorship
- Exploitation and accumulation
- Factory and territory groups
- Financialization
- Globalization
- Historical materialism
- Imperialism
- Our Intervention
- Party and class
- Proletarian revolution
- Seigniorage
- Social classes
- Socialism and communism
- State
- State capitalism
- War economics
Fatti
- Activities
- Arms
- Automotive industry
- Books, art and culture
- Commerce
- Communications
- Conflicts
- Contracts and wages
- Corporate trends
- Criminal activities
- Disasters
- Discriminations
- Discussions
- Drugs and dependencies
- Economic policies
- Education and youth
- Elections and polls
- Energy, oil and fuels
- Environment and resources
- Financial market
- Food
- Health and social assistance
- Housing
- Information and media
- International relations
- Law
- Migrations
- Pensions and benefits
- Philosophy and religion
- Repression and control
- Science and technics
- Social unrest
- Terrorist outrages
- Transports
- Unemployment and precarity
- Workers' conditions and struggles
Storia
- 01. Prehistory
- 02. Ancient History
- 03. Middle Ages
- 04. Modern History
- 1800: Industrial Revolution
- 1900s
- 1910s
- 1911-12: Turko-Italian War for Libya
- 1912: Intransigent Revolutionary Fraction of the PSI
- 1912: Republic of China
- 1913: Fordism (assembly line)
- 1914-18: World War I
- 1917: Russian Revolution
- 1918: Abstentionist Communist Fraction of the PSI
- 1918: German Revolution
- 1919-20: Biennio Rosso in Italy
- 1919-43: Third International
- 1919: Hungarian Revolution
- 1930s
- 1931: Japan occupies Manchuria
- 1933-43: New Deal
- 1933-45: Nazism
- 1934: Long March of Chinese communists
- 1934: Miners' uprising in Asturias
- 1934: Workers' uprising in "Red Vienna"
- 1935-36: Italian Army Invades Ethiopia
- 1936-38: Great Purge
- 1936-39: Spanish Civil War
- 1937: International Bureau of Fractions of the Communist Left
- 1938: Fourth International
- 1940s
- 1960s
- 1980s
- 1979-89: Soviet war in Afghanistan
- 1980-88: Iran-Iraq War
- 1982: First Lebanon War
- 1982: Sabra and Chatila
- 1986: Chernobyl disaster
- 1987-93: First Intifada
- 1989: Fall of the Berlin Wall
- 1979-90: Thatcher Government
- 1980: Strikes in Poland
- 1982: Falklands War
- 1983: Foundation of IBRP
- 1984-85: UK Miners' Strike
- 1987: Perestroika
- 1989: Tiananmen Square Protests
- 1990s
- 1991: Breakup of Yugoslavia
- 1991: Dissolution of Soviet Union
- 1991: First Gulf War
- 1992-95: UN intervention in Somalia
- 1994-96: First Chechen War
- 1994: Genocide in Rwanda
- 1999-2000: Second Chechen War
- 1999: Introduction of euro
- 1999: Kosovo War
- 1999: WTO conference in Seattle
- 1995: NATO Bombing in Bosnia
- 2000s
- 2000: Second intifada
- 2001: September 11 attacks
- 2001: Piqueteros Movement in Argentina
- 2001: War in Afghanistan
- 2001: G8 Summit in Genoa
- 2003: Second Gulf War
- 2004: Asian Tsunami
- 2004: Madrid train bombings
- 2005: Banlieue riots in France
- 2005: Hurricane Katrina
- 2005: London bombings
- 2006: Anti-CPE movement in France
- 2006: Comuna de Oaxaca
- 2006: Second Lebanon War
- 2007: Subprime Crisis
- 2008: Onda movement in Italy
- 2008: War in Georgia
- 2008: Riots in Greece
- 2008: Pomigliano Struggle
- 2008: Global Crisis
- 2008: Automotive Crisis
- 2009: Post-election crisis in Iran
- 2009: Israel-Gaza conflict
- 2020s
- 1920s
- 1921-28: New Economic Policy
- 1921: Communist Party of Italy
- 1921: Kronstadt Rebellion
- 1922-45: Fascism
- 1922-52: Stalin is General Secretary of PCUS
- 1925-27: Canton and Shanghai revolt
- 1925: Comitato d'Intesa
- 1926: General strike in Britain
- 1926: Lyons Congress of PCd’I
- 1927: Vienna revolt
- 1928: First five-year plan
- 1928: Left Fraction of the PCd'I
- 1929: Great Depression
- 1950s
- 1970s
- 1969-80: Anni di piombo in Italy
- 1971: End of the Bretton Woods System
- 1971: Microprocessor
- 1973: Pinochet's military junta in Chile
- 1975: Toyotism (just-in-time)
- 1977-81: International Conferences Convoked by PCInt
- 1977: '77 movement
- 1978: Economic Reforms in China
- 1978: Islamic Revolution in Iran
- 1978: South Lebanon conflict
- 2010s
- 2010: Greek debt crisis
- 2011: War in Libya
- 2011: Indignados and Occupy movements
- 2011: Sovereign debt crisis
- 2011: Tsunami and Nuclear Disaster in Japan
- 2011: Uprising in Maghreb
- 2014: Euromaidan
- 2016: Brexit Referendum
- 2017: Catalan Referendum
- 2019: Maquiladoras Struggle
- 2010: Student Protests in UK and Italy
- 2011: War in Syria
- 2013: Black Lives Matter Movement
- 2014: Military Intervention Against ISIS
- 2015: Refugee Crisis
- 2018: Haft Tappeh Struggle
- 2018: Climate Movement
Persone
- Amadeo Bordiga
- Anton Pannekoek
- Antonio Gramsci
- Arrigo Cervetto
- Bruno Fortichiari
- Bruno Maffi
- Celso Beltrami
- Davide Casartelli
- Errico Malatesta
- Fabio Damen
- Fausto Atti
- Franco Migliaccio
- Franz Mehring
- Friedrich Engels
- Giorgio Paolucci
- Guido Torricelli
- Heinz Langerhans
- Helmut Wagner
- Henryk Grossmann
- Karl Korsch
- Karl Liebknecht
- Karl Marx
- Leon Trotsky
- Lorenzo Procopio
- Mario Acquaviva
- Mauro jr. Stefanini
- Michail Bakunin
- Onorato Damen
- Ottorino Perrone (Vercesi)
- Paul Mattick
- Rosa Luxemburg
- Vladimir Lenin
Politica
- Anarchism
- Anti-Americanism
- Anti-Globalization Movement
- Antifascism and United Front
- Antiracism
- Armed Struggle
- Autonomism and Workerism
- Base Unionism
- Bordigism
- Communist Left Inspired
- Cooperativism and autogestion
- DeLeonism
- Environmentalism
- Fascism
- Feminism
- German-Dutch Communist Left
- Gramscism
- ICC and French Communist Left
- Islamism
- Italian Communist Left
- Leninism
- Liberism
- Luxemburgism
- Maoism
- Marxism
- National Liberation Movements
- Nationalism
- No War But The Class War
- PCInt-ICT
- Pacifism
- Parliamentary Center-Right
- Parliamentary Left and Reformism
- Peasant movement
- Revolutionary Unionism
- Russian Communist Left
- Situationism
- Stalinism
- Statism and Keynesism
- Student Movement
- Titoism
- Trotskyism
- Unionism
Regioni
Login utente
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported License.