Sui fatti di Roma del 9 ottobre

Sabato 9 ottobre, a Roma, si è tenuta una molto partecipata (tra le 10 e le 20mila persone) manifestazione contro il Green Pass. Le componenti che vi hanno dato vita sono state molto variegate: dai “sinceri democratici” che brandivano la Costituzione, e i diritti ivi sanciti, alla galassia dell’estrema destra schierata (paradosso propagandistico) “contro la dittatura sanitaria” e per la “Libertà!”, dai contrari ai vaccini tout court agli oppositori del solo Green Pass. Il tricolore e gli slogan “Noi siamo il popolo” erano le principali caratterizzazioni di questa manifestazione. Ad un certo punto la frangia dei militanti e picchiatori di Forza Nuova si è staccata dal corteo per dirigersi verso la sede nazionale CGIL di Corso Italia, dove sono entrati rompendo e devastando tutto quanto hanno trovato all'interno.

Stupisce per prima cosa che le "forze dell'ordine", tanto veloci e rigorose nel manganellare la testa degli operai in sciopero e che picchettano fabbriche che stanno licenziando a raffica o che intervengono in modo zelante nel reprimere cortei dei sindacati di base impedendogli regolarmente di avvicinarsi ai “palazzi del potere”, non siano intervenute con altrettanto senso del dovere e stessa celerità nell'impedire alla marmaglia fascista di compiere le sue eroiche gesta e al grosso del corteo di spingersi fino ad “assediare” Palazzo Chigi e Montecitorio.

Non sta a noi difendere la CGIL e il sindacato tricolore tutto, in quanto sappiamo il ruolo che da decenni – per non andare più indietro – ha assunto, ossia quello di gestore della pace sociale, firmando contratti bidone, accettando e concertando ristrutturazioni con licenziamenti, contenendo la rabbia e la volontà di lotta operaia e allineando il proletariato agli interessi superiori dell'economia capitalistica nazionale.

Ma qui c'è qualcosa di più che va sottolineato. La crisi economica del capitale aggravata dalla pandemia e la sua gestione da parte dei governi borghesi comporterà a breve - anzi già adesso e in attesa di prossime, prevedibili, ondate recessive - un attacco formidabile e pesantissimo contro le condizioni di vita e lavoro della classe operaia e dei lavoratori tutti. Si iniziano a vedere d'altra parte reazioni ancora timide e poco organizzate, ma che mostrano i primi tentativi di resistenza e risposta, anche se solo sul terreno di difesa degli interessi immediati, da parte di spezzoni del proletariato che, pur inquadrati soprattutto nei sindacati di base su un terreno esclusivamente sindacale e dal contenuto politico riformista, potrebbero un domani neanche lontano ergersi su un piano di classe e iniziare a contrapporsi ai sacrifici e alle stangate in senso realmente anticapitalista, indirizzando cioè le loro sacrosante lotte di difesa su un terreno di scontro politico con la radice di tutti i mali: il capitalismo.

Sappiamo che per arrivare a questo vi è tutto un percorso accidentato e molto difficile di ricostruzione e lavoro nella classe operaia da parte di avanguardie politiche che, diretta espressione di un partito rivoluzionario e comunista, sappiano organizzare e dirigere in futuro le iniziative del proletariato, rilanciando al suo interno un programma e una strategia per il rovesciamento rivoluzionario della società borghese.

Oggi lo spauracchio fascista non può rappresentare come negli anni '20 del secolo scorso, con gli assalti alle Camere del Lavoro e alle organizzazioni operaie, il primo passo per un cambio di regime in senso dittatoriale, che sostituisca per i padroni e la borghesia la democrazia parlamentare con un regime militare e fascista, anche perché la CGIL odierna, a differenza delle Camere del Lavoro degli anni ‘20, è a tutti gli effetti un pilastro della conservazione capitalista, pienamente integrato nel sistema. Oggi la democrazia borghese è ancora per il capitale “il miglior involucro con cui gestire i propri interessi dominanti” (Lenin). Ma il segnale che viene dato è proprio quello di utilizzare e lasciar agire, spesso impunemente, le bande fasciste per utilizzarle come intimidazione, per impaurire e minacciare le prime risorgenti lotte operaie in modo tale da farle rientrare nella tranquilla e democratica accettazione degli attacchi che la crisi del capitale rivolge loro. D’altra parte il sindacato non si è lasciato sfuggire l’occasione per ricostruirsi una verginità istantanea e riproporsi come paladino dei lavoratori, dopo decenni di firme e politiche anti-operaie a sostegno del capitale. Così ecco Landini cogliere la palla al balzo e chiamare alla mobilitazione democratica (sia mai uno sciopero!) attorno al sindacato per sabato prossimo 16 ottobre. La situazione per la classe si fa difficile, il sindacato ha bisogno di recuperare nuova credibilità, se vuole giocare un ruolo nel controllare, fiaccare e spegnere i futuri sussulti che potrebbero provenire dalle lotte dei lavoratori.

Sorvoliamo sull'ipocrita e falso sdegno delle forze democratiche per questi atti di violenza e sui richiami all'antifascismo, che vede tutto l'arco parlamentare insorgere nel teatrino mass-mediatico, ma tutto sommato nei fatti lasciar agire le bande di picchiatori e convivere a livello governativo con forze come la Lega e Fratelli d'Italia che contengono nelle loro fila fascisti e picchiatori degli anni '70, nonché assessori comunali che sono anche iscritti a movimenti dichiaratamente neo-nazisti.

Da parte dei comunisti è necessario tornare a riprendere e propagandare i “vecchi”, ma sempreverdi, slogan classisti e rivoluzionari.

Democrazia e fascismo sono due facce del capitalismo.

Se, va da sé, siamo contro la teppaglia fascista, sempre e comunque antiproletaria, non per questo ci dimentichiamo del ruolo antiproletario del sindacato, che non ci vedrà mai in nessun caso tra i suoi difensori.

Il compito del proletariato e delle sue avanguardie politiche è, ancora e sempre, quello di ricostruire e indirizzare le odierne e future lotte per una prospettiva rivoluzionaria, per il socialismo e la dittatura del proletariato!

Lunedì, October 11, 2021

Comments

Quindi? Che problema c'è? CGIL e fascismo solo la stessa cosa, no? Due facce del capitalismo. Due soggetti antiproletari. Perché preoccuparsi?

Nessuno sostiene di "non preoccuparsi", piuttosto di non polarizzare la discussione politica su fascismo e antifascismo dove la CGIL costituirebbe il bastione democratico e, bada bene, costituzionale del proletariato.

Esiste una alternativa sociale da opporre a questi polverosi s-oggetti storicamente ininfluenti ai fini della lotta di classe, quella dell'organizzazione sociale Comunista basata sulla produzione di beni per soddisfare i bisogni e non la solvibililità del mercato.