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Home ›Cara Battaglia – Corrispondenza con i lettori
Credendo di fare cosa gradita ai lettori, pubblichiamo questa discussione con un compagno che ci ha scritto. Riteniamo infatti possa essere un documento utile a tutti i lettori per chiarire ulteriormente alcune nostre posizioni.
Abbiamo scelto di pubblicareil testo nella stessa modalità con la quale abbiamo risposto al nostro corrispondente, ossia inserendo il nostro commento in corsivo, tra parentesi quadre. Il tutto per non togliere l'immediatezza dello scambio di opinioni.
Buona lettura.
Cara Battaglia, anzi, Cara e vecchia Battaglia. Vista la tua venerabile età, magari ti si vorrebbe in pensione o in qualche ospizio. Sono un semplice sostenitore e appassionato lettore che non sempre si ritrova in quello che scrivi, ma non posso negare di vederti giovane e attuale. Di tanti, troppi, che avrebbero voluto vederti in qualche soffitta ormai non c'è più traccia (gruppuscoli, movimenti vari). Come detto sopra non sempre mi ritrovo in quello che scrivi. Sulla tattica sindacale mi trovo molto distante convinto come sono che bisogna lavorare ( per il partito) anche nei peggiori sindacati.
[G., come molto probabilmente saprai, noi non abbiamo mai escluso la possibilità per i militanti di stare tatticamente dentro un sindacato, cioè di prendere la tessera, se questo può servire ad agevolare la ricezione delle indicazioni politiche del partito dentro la classe e persino, in via eccezionale, di essere eletti all'interno di una RSU, se “costretti” dai propri compagni/e di lavoro, consapevoli però che tale “esperienza” non può essere altro che un percorso tattico (appunto) e di breve durata. Infatti, ben presto le posizioni dell'eventuale compagno/a spinto a “furor di popolo” nella RSU, mostrerebbero la loro incompatibilità con la prassi del sindacalismo (il sindacato butterebbe fuori il compagno/a, se questo non se n'è andato prima, dopo aver denunciato una volta di più il sindacato/sindacalismo, di qualunque sindacato). In ogni caso, quest'ultima, è una questione che va valutata caso per caso, senza astratti apriorismi, purché la candidatura sia promossa, come ho detto, dai compagni stessi di lavoro. Ciò che invece rifiutiamo è la possibilità di assumere ruoli dirigenti e di responsabilità dentro un sindacato, al di là della semplice iscrizione, come qualunque altro “normale” lavoratore. Così come rifiutiamo e denunciamo in quanto eredità inservibili di altre epoche politiche (ma anche allora la loro efficacia fu molto dubbia...) la conquista del sindacato o la creazione del “sindacato rosso”. Potrei dilungarmi a spiegarti il perché, ma, anche in questo caso, credo che tu abbia letto la nostra pubblicistica, più che abbondante sulla questione e a questa ti rimando (sul sito, trovi i quaderni sul sindacato, sull'intervento ecc. Per noi, rimane strategica l'indicazione della costituzione dei “Gruppi di fabbrica e di territorio”, non come organismi sindacali, ma come strumenti politici del partito dentro le realtà lavorative della classe. Su questo, come sugli altri aspetti della nostra impostazione politico-programmatica, puoi trovare un'ampia esposizione nel libro “Contro venti e maree”).]
Dentro i quali si fa sindacalismo
[Se per “sindacalismo” intendi la difesa delle condizioni di lavoro in ogni loro aspetto, non solo noi non abbiamo mai rifiutato questo terreno – posizione che molti, spesso in malafede, ci attribuiscono - ma siamo anzi convinti che il lavoro rivoluzionario non deve mai astenersi da questo, anzi, se se ne hanno le possibilità, occorre essere promotori e agitatori della difesa intransigente dall'oppressione-sfruttamento – in qualunque modo si presenti – del capitale.]
ma non si è sindacalisti se si lavora per la costruzione del partito della rivoluzione. Ma oggi ti scrivo non tanto per criticare quanto per esporre una personale opinione sui gruppi, gruppuscoli di questa "maledetta" costellazione che si chiama comunismo. A torto o a ragione ( escludo a priori opportunisti, riformisti, aspiranti e para parlamentari e stalinisti di tutte le sfumature) ciascun gruppo della ex area bordighista e non, si ritiene nucleo fondante del partito della rivoluzione. Personalmente ho avuto l'occasione di ascoltare uno che si augurava una sorta di ricomposizione dei gruppi che si richiamavano all'internazionalismo: Bruno Fortichiari. Negli anni '70 ho avuto l' onore di ascoltarlo in occasione di eventi organizzati da Lotta Comunista. A tuttora sostengo la stampa leninista
[Ecco un altro punto su cui ci permettiamo di eccepire: Lotta comunista non ha niente a che vedere con Lenin, qualunque sia il giudizio che di lui si voglia dare; ne ha tanto, invece, con un cosiddetto “leninismo”, che dell'opera del grande rivoluzionario russo è solo una miserevole parodia. Che sia invece un'abilissima venditrice della “griffe comunismo”, non c'è nessun dubbio, ma questo, va da sé, non c'entra niente con il comunismo.]
e anche a loro do un mio contributo, come a battaglia e programma. L'ammirazione per la storia ed il percorso di B. F. mi coinvolge e affascina. So che di questo argomento B. C. ha non solo argomentato ma fatto anche dei tentativi (Quadrifoglio, Conferenze internazionali etc.) di avvicinamento. Ma l'ammirazione per il nostro Bruno non mi impedisce di capire che il suo era un desiderio senza (al di fuori) una base reale. Non può esserci ricomposizione delle diverse "sensibilità" in quanto mai c'è stata sostanziale composizione
[Che Fortichiari sia stata una figura importante del comunismo in Italia, siamo d'accordo, anche se il suo percorso non è stato lineare. Come ben sai, anche lui, in qualche modo, è stato travolto, per un certo periodo, dalla controrivoluzione che per comodità di sintesi chiamiamo col nome di Stalin. In che senso, travolto dalla controrivoluzione? Quando, durante la guerra, scelse di andare nel PCI, ormai da tempo degenerato e controrivoluzionario, invece di unirsi ai compagni che avevano dato vita, tra enormi difficoltà, al Partito Comunista Internazionalista. Ci andò con la solita illusione che, siccome là c'era la classe, bisognava stare con essa, credendo – speranza quanto mai mal posta - di potere in qualche modo recuperare spezzoni di classe alla politica rivoluzionaria. Invece, com'era ampiamente prevedibile, venne usato proprio per dimostrare a quei settori di classe che ancora si ricordavano di lui, che il PCI era sempre quello di Livorno 1921, che la “Svolta di Salerno” (1944) era solo un espediente tattico per fregare la borghesia (niente meno!) e via dicendo. Venne anche umiliato, perché Fortichiari andava bene come medaglietta rivoluzionaria da esibire in pubblico, ma Togliatti non si fidava – giustamente - di lui e lo mise a dirigere cooperative, dove non potesse fare eccessivo danno. La sua illusione, era però alimentata dal mancato scioglimento di alcuni nodi teorici fondamentali, primo fra tutti quello sulla natura sociale dell'URSS, scioglimento a cui pervenne dopo diversi anni, in compagnia, inutile ricordarlo, del bordighismo, che solo con molta fatica nonché salti e contro-salti mortali arrivò a definire l'URSS come paese capitalista. Però morì in piedi, cioè nell'ultima fase della sua vita si emancipò dalle scorie della controrivoluzione staliniana e riprese il suo posto, a pieno titolo, tra i ranghi rivoluzionari. Gli rimase, però, come dici, la speranza o illusione di poter riunire le “diverse” anime che si rifacevano legittimamente al Livorno '21 e separatesi nel 1952. Giustamente, affermi che la ricomposizione era impossibile, proprio perché dalla scissione le strade si erano separate e mentre il bordighismo rimaneva (e rimane) invischiato negli errori teorico-politici da cui non ha saputo emanciparsi, noi ci siamo sforzati e ci sforziamo di camminare nel solco teorico-politico della sinistra comunista “italiana”, facendo i conti con le trasformazioni del capitalismo e i problemi (terribilmente enormi) che ci pone davanti oggi. Può essere utile, a questo proposito, rivedere la “Risoluzione sul bordighismo” che prendemmo nel 1998: leftcom.org; benché siano passati molti anni, nella sostanza è ancora valida (purtroppo). Per questo, preferiamo rivolgerci a ciò che di nuovo sorge o può sorgere in qualunque area del Pianeta, piuttosto che impegnare energie in dispute che, allo stato attuale, sono solo perdite di tempo. Anche se ti può sembrare presuntuoso, noi i conti con la storia del movimento rivoluzionario e l'evoluzione del capitale, li abbiamo fatti, altri no.]
E quindi? I salariati hanno raggiunto o superato l'impressionante numero di 2 miliardi. Non so nel mondo quali strade percorreranno per arrivare al comunismo, ma so, come diceva il soldato dei dieci giorni... di John Red: Ci sono solo due classi, il proletariato e la borghesia. E chi sceglie di stare con l'una è nemico dell'altra. Alla fine i problemi insormontabili di oggi saranno risolti da una semplice domanda: Da che parte stai?
[Verissimo! Ma, e ritorniamo sempre al solito punto, ci vogliono poi gli strumenti teorico-politici appropriati, altrimenti, le migliori intenzioni finiscono inevitabilmente per essere sconfitte, una sconfitta che, per di più, risulta sterile, perché non offre nessun insegnamento in vista delle battaglie future.]
Scusate se non risultasse chiaro quanto ho sentito di esprimere. Vi auguro un buon lavoro di reclutamento tra la classe.
Saluti comunisti.
G.Inizia da qui...
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