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Home ›Corrispondenza dal mondo della scuola
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di un compagno, rivolta ai suoi colleghi/e, relativa alla revoca dello sciopero dell'8 marzo.
Care colleghe/i,
Sebbene sappia che la maggior parte di voi non sono inclini a scioperare, nemmeno quando proviamo a metterci tutti d’accordo per farlo (una, massimo due volte l’anno!), vorrei comunque approfittare del weekend per condividere con voi alcune riflessioni riguardo lo sciopero, revocato, dell’8 marzo.
La progressiva limitazione delle possibilità di esprimere il dissenso dei lavoratori attraverso lo sciopero è un dato di fatto che, in tempi “recenti”, parte dalla legge 146/90 sui servizi essenziali. Questa venne applicata ai servizi pubblici anche in risposta alle importanti ed estese lotte del personale della scuola che attraversarono tutti gli anni 80 (per noi tale legge introdusse il divieto di blocco degli scrutini), seguì la legge 83/2000 che introdusse tempi lunghissimi per la convocazione degli scioperi, limitazioni nella loro durata e modalità di attuazione, aumento del potere della Commissione di Garanzia sugli Sciopero e l’obbligo di “intervallo minimo” tra uno sciopero e l’altro per garantire la “rarefazione oggettiva degli scioperi” con multe fino a 50mila euro per i sindacati che violino il regolamento.
È questa ultima legge, e la sua successiva applicazione che ha imposto l’attuale surreale situazione: il sindacato che proclama per primo lo sciopero – per il quanto piccolo e numericamente insignificante sia – impedisce agli altri, per tutto il periodo di intervallo, di proclamarne di nuovi. Il tutto è stato ulteriormente peggiorato dagli accordi sottoscritti dalla triplice e SNALS, GILDA, ANIEF nel dicembre passato che hanno esteso da 7 a 12 giorni l'“intervallo minimo” e tentato di introdurre l'obbligo di comunicazione preventiva di adesione agli scioperi. Così lo sciopero del 1 marzo ha inibito quello, tradizionalmente ben più ampio e sentito (anche perché si colloca all’interno di un tentativo di sciopero generale del sindacalismo di base), dell’8 marzo. Il successivo testo unico sulla base degli accordi del gennaio 2014 ha posto ulteriori pesanti limitazioni alla rappresentanza sindacale vincolando di fatto il sindacalismo all’accettazione e all’osservazione degli accordi stabiliti, anche quando non ritenuti legittimi.
Questa la storia legislativa che sta dietro la revoca dello sciopero, ora qualche considerazione più politica:
• Cgil, cisl, uil, snals... sono stati protagonisti, promotori e sottoscrittori convinti di questo iter che vede le possibilità di dissenso dei lavoratori sempre più ridotte e limitate mentre, anche con e grazie la complicità sindacale, le nostre condizioni di lavoro in termini normativi, di carico, stipendiali, di sicurezza, ed oggi anche di salute peggiorano gravemente. I sindacati dimostrano ancora una volta da che parte stanno: con governo e padronato, contro i lavoratori e le lavoratrici.
• Ultimi vengono gli accordi – ancora sottoscritti dai sindacati - sulla comunicazione preventiva dell’adesione o meno allo sciopero, per ora non obbligatoria e che spero vivamente che la nostra RSU non voglia inserire nella prossima contrattazione. Sarebbe un fatto gravissimo.
• La limitazione del potere di sciopero, il suo controllo, va di pari passo con l’evolvere di questa grave e lunga crisi: più aumentano precarietà, disoccupazione, miseria incertezza, più governo e padronato hanno paura che i lavoratori e le lavoratrici possano smettere di lamentarsi e basta e alzare (finalmente!) la testa, più cercano e cercheranno - con la solita e piena complicità dei sindacati- di limitare la nostra possibilità di espressione.
• Ma sta di fatto che, nonostante crisi economica e pandemia, sulla scuola è stato fatto poco e male: le classi sono rimaste numerose e non ne sono state create di nuove, il numero di alunni per classe è rimasto alto, campagne di screening di massa di personale e alunni non se ne sono viste, interventi in nuova edilizia pochi o nulli, nuovi docenti niente, organico covid super precario, posti vacanti ancora a febbraio!!!!!!!! Etc. tutto questo per significare come a nessuno dei governi che si sono succeduti è importato della scuola, anzi, nessuno ha perso occasione per peggiorare, tanto o solo un poco, le condizioni di noi lavoratori della scuola e dei nostri alunni.
• Ma guai a scioperare! Anzi, adesso ce lo vietano proprio.
• Eppure in questa crisi globale e complessiva, di lunga durata – perché la crisi del 2008 non era ancora superata, anzi, già si arrancava di nuovo, che siamo precipitati in questa nuova crisi pandemica – nulla di buono ci aspetta (fortunate le prossime alla pensione!). In un contesto che vedrà peggiorare le nostre condizioni di vita e di lavoro, e quindi deteriorarsi anche le possibilità per i nostri alunni, solo l’impegno, la determinazione e la lotta di noi lavoratrici e lavoratori della scuola possono rappresentare un minimo di argine oggi, per resistere, ma, in prospettiva, per aprire la strada ad una nuova società, e quindi ad una nuova scuola, uniche conquiste che, realmente, possano mettere al centro i bisogni dei bambini/e, dei ragazzi/e e degli esseri umani in genere.
La centralità dei bisogni dei nostri alunni: questa stella polare che non dobbiamo mai perdere di vista, mai, fino a conquistare un mondo nel quale bambini/e, ragazzi/e, e noi lavoratori e lavoratrici non saremo più meri numeretti di una contabilità economica che non torna mai, un Domani in cui non saremo più perenne oggetto di tagli e aggiustamenti al ribasso… di costante perdita di qualità umana, relazionale, educativa e didattica, ma centro di un collettivo processo di sana crescita umana, culturale e personale.
• Un ultimo pensiero va al fatto che è stato vietato lo sciopero proprio l’8 marzo, come a dire che, nello specifico, le donne e proprio in un settore tradizionalmente a maggioranza femminile come la scuola, non devono scioperare. Questo mentre leggiamo i dati su stipendi, licenziamenti, povertà, discriminazioni etc. che vedono costantemente le donne lavoratrici – specie se giovani – negativamente protagoniste. Ma le donne sono la spina dorsale della più generale classe lavoratrice e solo grazie alla centralità del loro (vostro) rinnovato protagonismo i lavoratori in generale potranno finalmente rialzarsi in piedi dopo decenni di batoste e puntare all’emancipazione del genere umano da questa miseria quotidiana a cui siamo oggi costretti/e. Anche in questa dimensione noi lavoratori, ma sopratutto lavoratrici, della scuola abbiamo un ruolo centrale e per questo è ancora più grave quanto successo con la revoca dello sciopero dell’8 marzo nel settore scuola.Grazie per chi avrà avuto la pazienza di leggere fin qui, ci vediamo lunedì a scuola.
Buon fine settimana, buon 8 marzo,
il vostro collega.
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