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Home ›Capitalismo e covid: buste paga e affitti
Per la classe lavoratrice, il costo della casa è una spesa importante, che può ulteriormente far sprofondare molte famiglie nel debito fino a buttarle sulla strada. Questo rapporto fatto dal nostro compagno affiliato alla TCI in Canada mostra a quale punto il confinamento generato dal coronavirus esaspera il problema della casa per la classe lavoratrice. Esattamente come in Gran Bretagna, non c'è stato il congelamento degli affitti e numerosi affittuari hanno semplicemente smesso di pagare l'affitto, lasciando così questa problematica in sospeso. Per un'organizzazione politica rivoluzionaria, la questione è quella di determinare come il risveglio di una coscienza combattiva presso una parte del proletariato (i locatari) può estendersi a una resistenza di classe generalizzata; resistenza che renderebbe possibile il nostro compito di sottolineare il carattere internazionale del capitalismo e che ci permetterebbe di mettere al centro la necessità di un'organizzazione politica proletaria internazionale, per farla finita con questo sistema inaccettabile, che ci spinge sempre di più verso al miseria. -- CWO
Dopo decenni di attacchi generalizzati al proletariato – ancora claudicante dopo la grande crisi del 2008, e sospinto verso posti di lavoro “uberizzati” (e spesso costretto a dormire nella macchina Uber), il Coronavirus e la crisi dell'economia capitalista arrivano come un cazzotto nello stomaco. La questione fondamentale, che tormenta la nostra classe è, naturalmente, la necessità di lavorare in posti di lavoro a basso reddito, che a fatica permettono di coprire i costi di un affitto che non smette di aumentare. Infatti, dal “1960 al 2014, negli Stati Uniti, gli affitti (tenendo conto dell'inflazione) sono aumentati del 64%, mentre i redditi delle famiglie non sono aumentati che del 18%” e “tra il 2000-2014: i redditi familiari sono calati del 7%, invece l'affitto è aumentato del 12%”. Nella città canadese di Hamilton, solo nel 2018 c'è stato un “aumento del 24% all'anno, secondo il National Rent Report”, mentre a Los Angeles “il costo medio dell'affitto si è gonfiato a 2527 $, un aumento netto del 65% dal 2010” con una crescita della media nazionale del “36% durante lo stesso periodo”. La stagnazione – o piuttosto la decimazione – dei redditi, accompagnata da un aumento degli affitti non è una coincidenza, un fatto accidentale o una situazione che un pannicello caldo riformista può curare. Questa realtà è al centro della contraddizione fondamentale del capitalismo: la caduta tendenziale del saggio di profitto.
In seguito a questa crisi di profittabilità, c'è stato un attacco generale e prolungato alla classe operaia. I salari sono stati abbassati con metodi diversi, come l'estensione del cottimo (condizione normale nella gig-economy), a cui si è aggiunto un attacco globale al “salario sociale” [cioè quello indiretto e differito, ndt], quando le spese sanitarie sono state fatalmente e pesantemente tagliate dall'austerità. In tale situazione, la vendita di proprietà immobiliari e la gentrificazione hanno permesso al capitale di fare denaro facile, naturalmente, col sostegno fedele dello Stato. Col drammatico innalzamento della speculazione immobiliare e la sua finanziarizzazione massiccia, gli affitti e le spese per la casa sono aumentati da 10 a 20 volte in certi aree, come a Montréal. A Montréal e a Toronto, abbiamo visto l'alleanza tra gli speculatori e lo Stato spazzare via ciò che restava delle protezioni assicurate dalle misure governative come la “associazione per l'edilizia abitativa”: misure ottenute nel corso degli anni dalle lotte operaie. Questa doppia precarietà data dall'aumento degli affitti mentre i redditi cadevano, e dal destreggiarsi tra molteplici lavori, ha bloccato la nostra classe in una posizione nella quale combattere il padrone significa di per sé una scommessa nella quale è in palio la terrificante possibilità della perdita della casa. È in questa condizione che è arrivato il Coronavirus...
La risposta al covid-19 ha mostrato la crisi soggiacente al capitalismo mondiale e il suo senso perverso delle priorità. Decenni di austerità e di tagli hanno seriamente intaccato gli ammortizzatori sociali che permettevano a una vasta maggioranza della classe operaia di fare fronte ai bisogni primari. Dallo sventramento (e mercificazione) dell'istruzione alla macelleria della sanità, accoppiata con l'implementazione di misure di distanziamento sociale attuata dai governi di tutto il mondo, molti lavoratori si sono trovati privi del loro reddito. Negli Stati Uniti “6.6 milioni hanno fatto domanda di indennità di disoccupazione nella settimana del 4 aprile” e “più di 16 milioni di domande sono state depositate nelle ultime tre settimane [attualmente, fine aprile, si parla di quasi 27 milioni, ndt]. In Canada, a marzo, “il 44% dei nuclei familiari diceva di aver perso il lavoro” e fra quel 44% “il 66% dei canadesi diceva di non essere stato pagato dal padrone per quelle ore perse”.
Nell'Alberta, stato in difficoltà economica dalla caduta del prezzo del petrolio nel 2014, il primo ministro Jason Kenney dice: “In Alberta mi aspetto un tasso di disoccupazione almeno del 25%”. A scala nazionale, con “Quasi sei milioni di canadesi occupati nei settori più colpiti”, e con una probabilità del 50% di licenziamento, il Canada potrebbe dover far fronte a una perdita di tre milioni di posti di lavori solo in quei settori. Questa devastazione generata dai licenziamenti non può essere capita che tenendo conto di quella situazione precaria della casa che i lavoratori devono affrontare. Dati del 2016 rivelano che “il 46% dei nuclei familiari in affitto ha riserve equivalenti a un mese di salario” e “il 67% dispone di un risparmio equivalente a tre mesi di salario o anche meno”.
I dati più bassi provengono dalle province marittime con il 70% delle famiglie operaie all'Île du Prince Édouard che, come risparmi. possono disporre solo di un mese di salario. E con un tasso di disoccupazione del 25%, in Alberta, come ha detto il suo primo ministro, più del 50% dei nuclei familiari si ritrova a dover contare su un risparmio equivalente a meno di uno stipendio. Nonostante diverse misure di emergenza descritte come "regole vaghe, non vincolanti e non obbligatorie”, il fatto è che l'affitto dei lavoratori è dovuto, mentre i loro risparmi sono agli sgoccioli.
Già in grande sofferenza per una serie di sconfitte storiche, la classe lavoratrice si è trovata in balia della crisi. Tuttavia, nuove ondate di lotta possono servire da punto di riferimento per future azioni difensive. L'idea di uno sciopero degli affittuari non è estranea ai titoli dei giornali. Anche prima della crisi da coronavirus, l'aumento degli affitti aveva già spinto molti lavoratori verso una lotta per la casa, eretta come argine contro l'attacco generalizzato dei capitalisti. Oggi, è difficile prevedere l'impatto e l'estensione che avrà questa lotta. Ciò che è sempre importante sottolineare è che là dove esiste un punto di riferimento, una memoria di classe, la classe operaia sarà meglio attrezzata per condurre azioni future. Dunque, non è sorprendente che a Toronto, “la città con il più alto costo degli alloggi in Canada, con 2322$ mensili per un appartamento” e “750.000 proprietà sfitte”, un manifesto intitolato Keep Your Rent è stato affisso sui muri della città e questa indicazione si è diffusa sulle reti sociali (“social”). Ma questo non è comparso dal nulla.
Molti locatari a Toronto possono ricordarsi delle lotte per la casa a Parkdale nel 2018, nelle quali “uno sciopero degli affitti di due mesi in un grattacielo di Toronto-Ovest è finito dopo che un proprietario ha rinunciato al progetto di alzare gli affitti due volte sopra quella che era il livello massimo raccomandato dal governo”. Quelle lotte servono da punto di riferimento ai locatari di Toronto e permettono loro di tirarne le lezioni politiche. A Los Angeles, con un aumento enorme del costo della casa e un tasso di disoccupazione senza precedenti, affittuari e attivisti hanno dichiarato come possibile uno “sciopero dell'affitto per il mese di maggio”.
La direzione della lotta non è mai una cosa certa, ma è importante che i comunisti collochino la questione della casa nel contesto della crisi globale. Dobbiamo collegare il posto di lavoro con la casa, e mettere in relazione i puniti di riferimento locali della lotta con la lotta internazionale, in una situazione in cui sempre di più diviene impossibile per un numero via via crescente di lavoratori vivere come prima (Marx). La necessità di organizzarsi politicamente per il rovesciamento rivoluzionario del capitalismo non è più il soggetto di un dibattito astratto.
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