Per Mauro Stefanini

Il 2 maggio del 2005, scompariva il nostro indimenticabile compagno Mauro Stefanini. Non amiamo le celebrazioni rituali, fini a se stesse e spesso formali, anche per questo, nel ricordare Mauro, proponiamo le riflessioni di un compagno, solo apparentemente di carattere “intimo”, e una lettera che Mauro stesso scrisse a un altro ompagno, tanti anni fa. In essa, veniva affrontata in termini diretti, “semplici” una questione di grande rilevanza, cioè il rapporto partito-organismi di lotta-organismi del potere proletario (i consigli), un altro aspetto del rapporto partito-classe, di come il partito debba relazionarsi con la classe nella prospettiva del superamento rivoluzionario del sistema capitalista. Avremmo potuto pubblicare uno tantissimi scritti redatti da Mauro per la nostra stampa sulle varie questioni inerenti alla lotta militanza comunista, ma abbiamo scelto quella lettera proprio per l'immediatezza e la “spontaneità” del documento.

Ricordo di un compagno

Mi unisco al ricordo di tutti i compagni che hanno avuto la grande fortuna di conoscerlo e lavorarci politicamente insieme. Non c'è bisogno naturalmente di ricordarne l'impareggiabile statura di rivoluzionario da lui rappresentata. Da ogni punto di vista: elaborazione teorica, analisi in sede economica e politica, intervento in ogni circostanza, sia confronto-scontro politico con altri raggruppamenti, sia in assemblee operaie e iniziative di lotta dove emergeva la sua preponderante capacità agitatoria e di proselitismo... Mauro era tutto questo, senza scordare le sue enormi qualità umane di simpatia, affidabilità, generosità. Era sempre disponibile con tutti, anche a sera tarda per dare consigli, aiuti ai compagni che ne avessero bisogno al fine di un chiarimento o per elaborare il testo di qualsiasi volantino. Mi sono avvicinato al Partito nei lontanissimi anni 70, e la prima sera in sede a Milano assistetti a una sua relazione. Ne rimasi affascinato, non solo per l'originalità e la serietà dell' analisi marxista che allora era volgarmente mistificata e spesso negata dalle forze sessantottine impaludate nello stalino-maoismo, ma per l'impronta significativa, profonda e al tempo stesso chiara e comprensibile, che sapeva infondere alle sue capacità oratorie. Ho voluto ricordare oggi questo episodio che ho ancora molto vivo nella mia mente, nella ricorrenza della sua scomparsa. Ha lasciato un vuoto incolmabile.

Grazie, Mauro!

Lettera dell'ottobre 1998

Caro [...] Rispondo ora, con un po' di ritardo alle tue intriganti domande sugli "organismi intermedi" dopo aver riletto i documenti a cui ti sei riferito. Francamente mi paiono tutti sulle stessa linea coerente. Damen [Onorato], sulla scorta delle esperienze dei Comitati di Lotta del 1964-65 francese precisa che:

  1. i Comitati di Lotta possono essere espressioni genuine della lotta di classe, pur certamente non rivoluzionaria, nelle situazioni di "normalità" del capitalismo, ma hanno i propri limiti proprio nell'"essere legati all'interesse di categoria..."
  2. non deve essere fatta confusione fra questi Comitati di Lotta e i Consigli/Soviet, sebbene i primi possano, nelle determinate circostanze rivoluzionarie, trascrescere, dietro l'impulso anche del Partito, nei secondi. "I consigli sono gli organismi del potere e opereranno come tali quando la questione del potere proletario sarà posta all'ordine del giorno della storia".

Damen non tratta qui degli organismi intermedi. Nel mio articolo del ‘69 (1) il termine usato è di "mezzo di collegamento fra il partito e la classe" attribuito ai "gruppi sindacali". Quello d'altronde è un "compitino" (madonna, avevo 21 anni) sui compiti dei militanti nei gruppi sindacali; ricordo comunque, e risulta dall'articolo, una ormai radicata esclusione del concetto di "cinghia di trasmissione".

La teorizzazione del "rifiuto" e della nuova definizione dei termini del problema, viene con il V Congresso (Punto 14 del Capitolo Sindacati e lotte operaie, riportato sul volumetto giallo): "i gruppi di fabbrica rappresentano l'unica reale cinghia di trasmissione fra il partito e la classe nel senso...." E' evidente la radicale diversità di concetto della cinghia di trasmissione o dei cosiddetti organismi intermedi. Nelle Tesi del V Congresso la cinghia è prodotta dal partito stesso; è uno strumento che il partito si dà. Il concetto terzinternazionalista è radicalmente diverso nel senso che la cinghia è il sindacato, qualcosa che non è dato dal partito e si presume essere espressione della classe stessa.

Nel volumetto giallo [sul sindacato, 1985] il concetto è ulteriormente chiarito alla pagina 16: nelle fasi di stabilità del dominio capitalista non può esistere alcun organismo di massa che possa rendersi veicolo delle indicazioni del partito (cosa diversa dagli AMBITI in cui è possibile dare le indicazioni stesse, che vanno dai sindacati, in qualche sempre più raro caso, alle assemblee... di scuola o di condominio). Quello che oggi possiamo addirittura riconoscere come un errore (spiegabilissimo, ma pur sempre errore) della Terza [Internazionale], e cioè la considerazione dei sindacati come possibili VEICOLI delle indicazioni di partito, viene mantenuto da tutti, programmisti compresi, sulla base del grave equivoco fra veicoli e ambiti.

Poiché resta centrale il problema di come il partito si connette alla classe in tutti i periodi (compresi quelli di stabilità del dominio - come oggi), si pone il problema di come "denominare" i gruppi di fabbrica e territoriali. Escluderei di usare il termine di "organismi intermedi", perché sono organismi emanazione del partito (che facciamo, li chiamiamo tentacoli?); propongo dunque di lasciare il buon vecchio termine di strumenti del partito.

E sono strumenti che, in prospettiva, realizzano la famosa "conquista della maggioranza" dei soviet; questi sono espressione della classe (e suoi organi di potere). Possiamo chiamarli (i soviet) organismi intermedi fra partito e classe? Intermedio significa che sta fra il partito e la classe, che connette l'uno all'altra. In questo stretto senso sì perché i soviet sono sotto la direzione del partito e, pur non comprendendo la totalità della classe, la rappresentano. Ma a me il termine di organismi intermedi continua a piacere poco perché in qualche modo oscura la per noi fondamentale distinzione fra partito e classe, fra partito e stato operaio. Non sono sicuro che quanto sopra risponda ai tuoi dubbi nominalistici. Fammi sapere.

Allego qui anche la Piattaforma sindacale '63 tutta intera, che mi pareva di avere già inviato. Ciao a tutti.

(1) leftcom.org

Venerdì, May 1, 2020