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Home ›Solo la classe operaia può salvare il pianeta
Anche un'intera società, una nazione o tutte le società esistenti nel loro insieme non sono proprietari della terra, sono semplicemente i suoi detentori, i suoi beneficiari, e devono lasciarla in eredità in uno stato migliore alle generazioni successive.
Marx
Gli esseri umani non possono esistere senza disturbare l'ambiente naturale. E' anche un fatto storico che alcune comunità umane abbiano già in passato distrutto le basi della propria esistenza. Prendiamo le antiche città-stato della Mesopotamia con i loro grandi progetti di irrigazione che hanno deviato le acque dei fiumi Tigri ed Eufrate. Questo ha permesso un grande aumento della popolazione e la formazione delle prime comunità urbane, che però sono crollate una ad una ad una, quando le acque sono diventate saline e il suolo si è trasformato in deserto. Deve esserci stata un'enorme sofferenza umana, per non parlare della guerra di classe tra ricchi e poveri che deve essersi verificata in questo processo.
Ma la crisi ambientale di oggi è di un ordine molto diverso. Tanto per cominciare è globale e minaccia l'esistenza stessa della vita sulla terra, ma ha anche molte facce, dall'inquinamento delle acque, alle isole di rifiuti plastici delle dimensioni del Texas, dai fiumi avvelenati e terreni degradati, agli oltre 80.000 prodotti chimici attualmente esistenti. La qualità e la ricchezza della vita sul pianeta si stanno riducendo. Il riscaldamento globale dovuto alle emissioni di carbonio è ormai innegabile (a meno che non siate Donald Trump) e gli effetti a catena e le probabili conseguenze sono così gravi che non c'è da stupirsi che il movimento verde stia diventando più radicale e stia prendendo slancio. Come una moderna Giovanna d'Arco, Greta Thunberg, coi suoi avvertimenti alle varie potenze (dal parlamento svedese al G7 e ora alle Nazioni Unite), sta scatenando un ampio movimento di protesta. Lo sdegno è palpabile, la causa ammirevole.
Purtroppo per coloro che credono che questo movimento sia decisivo, non c'è modo che possa costringere i politici collusi a "intraprendere un'azione trasformativa immediata verso una società che possa sostenere noi e il pianeta" [invito degli attivisti ad unirsi alle proteste del 20 settembre]. Ma la questione non è solo il numero dei manifestanti. In luoghi in cui il movimento prenda forza, governi e politici potrebbero essere spinti ad adottare obiettivi ambientali più radicali. E lo sono già, anche se con risultati discutibili. (Come sappiamo, la Cina è oggi il più grande emettitore di carbonio al mondo e le emissioni globali globali di CO2 sono ai massimi storici). Ma per quanto riguarda qualsiasi "azione trasformativa" più profonda, che possa cominciare a porre rimedio ai danni già fatti, questa richiederebbe nientemeno che un cambiamento rivoluzionario. Su scala mondiale. Una rivoluzione per rovesciare il capitalismo.
Sempre più ambientalisti sono d'accordo con questo. Ma cosa significa rovesciare il capitalismo?
In primo luogo dobbiamo capire cos'è il capitalismo. In un mondo in cui le 26 persone più ricche possiedono tanto quanto il 50% più povero, [rapporto Oxfam 2019] è facile concentrarsi sull'eliminazione delle "élite" per creare un mondo più giusto. Sicuramente sequestrare i beni di un Bill Gates o di un Warren Buffett sarà parte di una qualsiasi rivoluzione anticapitalista, ma questo di per sé non modificherà il sistema che genera tali assurdità.
Il cuore della questione è che il capitalismo non produce beni per soddisfare i bisogni umani. Produce "merci" da vendere per realizzare un profitto per i capitalisti. O meglio, le persone impiegate dai capitalisti producono le merci. Più merci vengono prodotte e vendute, più profitto si realizza. Si tratta di un ciclo infernale di accumulazione in cui gli esseri umani sono ridotti a strumenti di produzione da un lato e a consumatori di prodotti dall'altro.
Per quanto riguarda l'ambiente naturale, il capitalismo lo tratta ancora come una fonte di materie prime libere o come una barriera da abbattere nella ricerca di maggiori profitti. Ora si parla di soluzioni "sostenibili". Ciò che intendono dire è: sostenibili per il capitalismo.
Anche le emissioni di carbonio sono state trasformate in materie prime da scambiare sui mercati finanziari. E ogni azienda rispettabile ha una dichiarazione di sostenibilità confortante per rassicurare i propri clienti e investitori. Alcune aziende sono così interessate a presentare un'immagine ecologica che incoraggiano i lavoratori a prendersi la giornata libera e a partecipare alle proteste di settembre.
Non importa quante persone cambino il loro stile di vita, non c'è modo che una ribellione dei consumatori possa liberarci del capitalismo. Nel migliore dei casi potrebbe accelerare la graduale eliminazione dei tradizionali inquinatori di carbonio, ma a quale costo? Magari l'aumento della dipendenza dalle terre rare estratte a mani nude dai bambini in Namibia o in Ruanda. Si diffonde l'illusione che la tecnologia digitale sia a zero emissioni di carbonio. Al contrario, "le tecnologie digitali emettono già ora il 4% delle emissioni di gas serra, che è una quota superiore a quella dell'aviazione civile" [theshiftproject.org]. Quindi forse Greta dovrebbe smettere di twittare e passare dal volo alla nautica a vela?
Parlando seriamente, il cambiamento di stile di vita è una opzione limitata ai consumatori che possono permettersi di scegliere di pagare di più. Questo non ha assolutamente nulla a che fare con il rovesciamento del capitalismo.
Il capitalismo sarà abolito quando i produttori stessi - la classe operaia mondiale - si solleveranno contro la loro posizione di schiavi salariali; quando organizzeranno la produzione in comune per provvedere direttamente ai bisogni umani. In un mondo come questo nessuno può trarre profitto dal lavoro degli altri. Il denaro non servirà più e le storie di crisi finanziarie che portano a guerre commerciali, miseria umana e guerre reali apparterranno al passato. Solo in un tale mondo - un mondo comunista senza stati e confini - gli esseri umani saranno in grado di affrontare realmente il danno che è stato fatto al loro ambiente naturale. Solo allora saremo in grado di dedicare il tempo e gli sforzi necessari a concepire modi di vita che non distruggano le basi naturali dell'esistenza umana.
Non importa quanto "democratico" sia un paese, nessun governo istituzionale agirà mai per abolire il capitalismo. Un nuovo mondo non si realizzerà semplicemente attraverso manifestazioni, disobbedienza civile o altre azioni per spingere i rappresentanti della classe capitalista ad agire contro i propri interessi.
D'altra parte, lo stesso capitalismo dilaniato dalla crisi sta creando le condizioni per un insorgere della classe operaia. Chiunque voglia seriamente liberarsi del capitalismo non ha altra scelta che unirsi ai comunisti internazionalisti e lottare per il programma comunista all'interno delle proprie scuole, università, posti di lavoro e comunità locali, affinché la lotta tra ricchi e poveri diventi una battaglia per una nuova società.
Tendenza Comunista Internazionalista
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