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Home ›Syriza 2018: un salto nel passato
Riportiamo la traduzione di un breve articolo pubblicato a fine Agosto dalla Communist Workers' Organisation sulla situazione in Grecia. Oltre ad analizzare brevemente le condizioni economiche e sociali, l’articolo evidenzia i limiti delle solite illusioni riformiste, facendo riferimento a diversi commentatori e organizzazioni della “sinistra” britannica. Tali critiche potrebbero essere tranquillamente estese alla stessa sinistra “radicale” Italiana, istituzionale e non, che in buona parte si schierò a sostegno della finta rivoluzione capitanata dal No-Global Tsipras. Tra coloro che avevano sostenuto la vittoria di Syriza, e del famoso referendum, ricordiamo Rifondazione Comunista e l’EX OPG occupato, ovvero le organizzazioni politiche che hanno promosso all’ultima tornata elettorale la formazione di “Potere al Popolo”, ennesima illusione del radical-riformismo.
Un breve richiamo
Nel gennaio 2015 Paul Mason dichiarò sul suo account Twitter: “Venite ad Atene - sta avvenendo la rivoluzione”. È il 2018 adesso, e tre anni dopo è Donald Tusk, il presidente del Consiglio europeo, che si mostra entusiasta: "Ce l'hai fatta! Complimenti alla Grecia e al suo popolo per aver posto fine al programma di assistenza finanziaria". Che cosa è successo?
Dopo nove anni la Grecia è finalmente uscita dal programma di salvataggio della zona euro. Il salvataggio è costato 289 miliardi di euro, ma adesso la Grecia può nuovamente contrarre prestiti a tassi di mercato (1). Alexis Tsipras, leader di Syriza e primo ministro greco, l'ha definita una "giornata di liberazione" durante un discorso sull'isola di Itaca carico di toni nazionalisti e mitologici; ha dichiarato che "la Grecia ha vissuto la propria odissea, inclusi i 65 miliardi di euro di misure di austerità...." (2).
Nonostante tutta la retorica, però, questa non è certo una storia di successo. La Grecia deve ancora rimborsare i suoi debiti, l'austerità fiscale sarà all'ordine del giorno fino al 2060 (3). Anche escludendo la possibilità di un'altra crisi finanziaria, il futuro appare cupo.
Già nel 2015 l'elezione di Syriza fu propagandata dalla sinistra come una vittoria contro il neoliberismo. Diversi commentatori, da Owen Jones e Laurie Penny a Paul Mason, si unirono al coro. Così fecero parti dell'estrema sinistra. Il SWP lo definì (il Governo di Syriza - ndr) "una svolta attesa da tempo contro il programma di austerità e repressione della classe dirigente" (4), la SPEW sostenne che le elezioni avevano mostrato come "l'élite dell'austerità può essere sconfitta" (5). Titoli simili dominarono le pubblicazioni di sinistra in generale.
L'ingresso in una coalizione di governo con la destra dei Greci Indipendentisti (ANEL) fu il primo segnale delle cose a venire. Successivamente, nel luglio 2015, arrivò il referendum di salvataggio. All'epoca sostenemmo che, qualunque fosse stato il risultato, il referendum sarebbe stato una "trappola, perché propone alternative che non sono alternative", che fosse "una farsa progettata per far sì che la classe operaia si identificasse con il fallito riformismo di Syriza" (6). Ed ecco, nonostante la vittoria del voto "NO", che nello stesso mese Tsipras accettò il terzo pacchetto di salvataggio dell'Unione Europea. Come al solito, la sinistra, dopo aver aiutato in primo luogo Syriza a vincere, gridò alla "capitolazione" e al "tradimento", seguì una divisione del partito e nuove elezioni. Ma è stato tutto vano, visto che Syriza rimane al potere fino ad oggi con Tsipras in testa. Il genio era uscito dalla bottiglia.
Anti-Austerity o Anti-Capitalismo?
Syriza è salito al potere sotto la bandiera dell'antiausterità solo per compiere un altro giro di austerità (a questo punto si potrebbe avere giustamente un flashback sulla presidenza di François Mitterrand in Francia nel 1981-1995). Invece di mantenere le sue promesse, Syriza ha lanciato aste per le proprietà espropriate (7), ha cercato di istituire un accordo sulle armi da 66 milioni di euro con l'Arabia Saudita (8), ha "fallito principalmente nel suo lavoro, certamente molto impegnativo, per ospitare e registrare in modo regolare" i rifugiati (9), è stato incolpato per le proporzioni dei recenti incendi boschivi (10) e la lista potrebbe continuare.
Per vincere le elezioni, Syriza ha dovuto strappare l'energia, la speranza e l'entusiasmo del movimento anti-austerity del 2010-12, ha costruito le sue file sul cadavere di quel movimento. La resistenza diffusa continua ancora sotto il suo governo. Ci sono stati scioperi generali nel novembre 2015, maggio 2016, maggio 2017, maggio 2017, dicembre 2017 e maggio 2018, su austerità, tagli, pensioni e riforme fiscali. Ci sono stati anche molti casi di azioni spontanee locali (come quando i rifugiati hanno occupato l'ufficio del partito a Lesbo) (11). Ma, di fatto, il futuro della classe operaia greca appare cupo.
L'unica via d'uscita per tutti noi è la rinascita dell'auto-organizzazione dei lavoratori su scala globale. Una rinascita che sfiderebbe il dominio del capitale. L'intero caso di Syriza dimostra ancora una volta che riporre speranze in un partito parlamentare ritenuto riformista è solo un'illusione. Dobbiamo fare affidamento sulla nostra capacità di lotta che, infine, crei una vera forza politica per unire i lavoratori attorno a un programma comune contro l'intero sistema capitalista.
Piuttosto che guardare in faccia la realtà (già nel 2013 Yanis Varoufakis, per un breve periodo ministro delle finanze greco, ha dichiarato che il suo obiettivo era quello di "salvare il capitalismo europeo da se stesso") (12) la sinistra capitalista di tutto il mondo ha preferito ingannare se stessa e i suoi sostenitori sostenendo che Syriza fosse l'alternativa. Gli ultimi tre anni hanno distrutto quell'illusione, ma non si è appresa alcuna lezione.
Il tema della Grecia è per lo più scomparso dai titoli della sinistra, e gli accaniti sostenitori di Syriza se ne sono semplicemente lavati le mani. La sinistra si è ora spostata verso pascoli più verdi, puntando le sue speranze su altre celebrità "socialiste", come Jeremy Corbyn e Bernie Sanders. La classe operaia greca, tuttavia, disillusa e maltrattata, sopporta ancora le conseguenze della vittoria di Syriza. Se una cosa è chiara, è che né la sinistra né la destra hanno la risposta alla crisi in corso del sistema capitalista.
Dyjbas, 23 Agosto 2018(1) “Greece emerges from eurozone bailout programme” bbc.co.uk
(2) “Tsipras declares 'day of liberation' after Greece exits bailout” reuters.com
(3) “Lessons For The Eurozone From The Greek Debt Crisis” forbes.com
(4) “A new day for Greece and Europe” socialistworker.org
(5) “Syriza victory shows austerity elite can be beaten” socialistparty.org.uk
(6) “Sul referendum in Grecia” leftcom.org
(7) “Greek notaries begin 2-month strike” ft.com
(8) “Pressure on Greece to scrap arms deal with Saudi Arabia” theguardian.com
(9) “After One Year in Government, Syriza and Greece Are More Isolated Than Ever” huffingtonpost.com
(10) “Greece wildfires: authorities blamed for high death toll” theguardian.com
(11) “Refugees occupy Syriza party office in Lesbos” aljazeera.com
(12) “Yanis Varoufakis: How I became an erratic Marxist” theguardian.com
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