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Home ›Largo: fate posto alle criptomonete!
Nonostante a livello mondiale sia enorme la quantità di denaro esistente (dollari, rubli, euro, yen, yuan, ecc.) – per lo più ben stretta nei portafogli di minoranze borghesi abbagliate dalla illusione di una sua autovalorizzazione – ovunque imperversa la crisi di produzione e vendita di merci. Chi avrebbe bisogno di prodotti, anche di prima necessità (alimentari compresi), non ha denaro per acquistarli nel rispetto della dominante legge del valore di scambio. Senza acquirenti solvibili svanisce la garanzia di “adeguati” profitti, cioè la realizzazione del plusvalore “creato” dall’uso (sfruttamento) della forza-lavoro e contenuto nelle merci anche se vendute al loro “giusto” prezzo… Altrimenti il capitale, anziché valorizzarsi e accumularsi, va in crisi!
Le monete “alternative”
L’“idea” risolutiva di alcuni sarebbe quella di creare monete “alternative”, liberate da regole e controlli di Banche e governi, affinché chi le intasca possa fare i propri interessi, soprattutto se … sporchi. Il tutto basato sulla fiducia in chi quella moneta emette!
Un consulente strategico d’impresa (E. Grazzini, Micromega 4 - 2017) informa che fu Lincoln ad emettere una moneta parallela per meglio finanziare la guerra civile americana. Un “pagherò” dello Stato usato localmente ma non convertibile in moneta-oro. E Lincoln affermava: “La moneta cesserà di essere la padrona e diventerà la serva dell’umanità. La democrazia diventerà superiore al potere dei soldi…”. Ma fu il contrario; l’Unione vinse la guerra ma quei biglietti verdi (greenback) furono i capostipiti del dollaro, una valuta dimostratasi ben poco… “democratica”. Specie sul piano militare, necessario perché i capitalisti Usa fossero “guardiani delle istituzioni democratiche nel mondo”. Lo ha detto un Obama, sostenendo che la leadership americana fosse “indispensabile per mantenere l’ordine internazionale”. E con più arroganza lo ripete oggi Trump.
Ad una moneta “parallela” si dovrebbe solo dare affidabilità e convertibilità con la moneta legale. Avrebbe così indirettamente la “garanzia” dello Stato il quale la propria valuta sostiene con entrate fiscali, patrimonio pubblico, economia nazionale e appoggio politico e militare. Senza il quale, ve la immaginate una “moneta parallela” quando nel mondo finanziario si infittisce l’opacità dei “nuovi” mercati ed ogni movimento di denaro al loro interno diventa un salto nel buio?
I giochi d’azzardo della finanza
Il casinò finanziario mondiale è tutt’oggi aperto dopo i disastri del 2008: il potere di chi lo gestisce è aumentato pur essendo sospeso su una palude di moneta astratta e puramente nominale. Franano i cosiddetti “fondamentali economici” che dovrebbero sostenere il capitalismo. In breve: non cresce l’economia reale ma si alzano le quotazioni di azioni e obbligazioni private (con la Bce che compera i titoli delle multinazionali!). Un fiume di liquidità che va a drogare il surreale mondo della finanza, costretta ai massimi rischi nella illusione di ricavare un guadagno movimentando il denaro.
Dopo i crolli subiti dalla finanza strutturata (derivati e altri “strumenti”), il settore finanziario sopravvive soltanto sottraendo parte del plusvalore ancora “prodotto” dalle industrie, da tempo in crisi. Ma le attività finanziarie non hanno né possono avere che un prevalente carattere speculativo, mancando la possibilità concreta di “creare” plusvalore per compensare l’investimento di capitale nella produzione.
Si determinano quindi forti squilibri dei mercati, dominati dall’incertezza e insicurezza, con tentativi di ritocchi al valore-costo del denaro, i quali poi aggravano anziché migliorare la situazione; con inevitabili ripercussioni di “sofferenza” nelle quotazioni del mercato obbligazionario, tassi negativi ai depositi, ecc. E’ significativo – a conferma dei dubbi che pesano sui mercati azionari (dove al momento i titoli hanno pur toccato nuovi massimi storici…) – la ripresa del rialzo dell’oro: il suo prezzo era attorno ai 1.130 dollari per oncia in gennaio e 1340 circa ai primi d’agosto (oggi – dicembre 2017 – siamo attorno a 1250 dollari). C’è chi “investe” in oro o in argento e palladio, sia pure con una certa cautela e guardando con speranza ai rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed: una sua politica monetaria “ristretta” diventerebbe negativa per l’oro e l’argento, il cui prezzo dipende dalla disponibilità o meno di dollari.
Il giro delle emissioni fiduciarie (“credito circolante”, emesso dalle Banche con relativi tassi d’interesse e commutabile in moneta effettiva) sarebbe una offerta aggregata di moneta che al momento può anche creare inflazione e – di fronte a situazioni bancarie di insolvenza e poi di fallimento – far sprofondare nel baratro di una crisi l’intero sistema alle prese con cumuli di carta che dovrebbero sostenere quello che già hanno perso, cioè una reale corrispondenza con le merci prodotte_. Si riguarda all’oro il quale, pur non figurando direttamente come mezzo di scambio (o “tallone aureo” di decenni fa), potrebbe fare da ultimo garante di fronte ad un crollo che dalla sfera industriale si allarga alla sfera monetaria, crediti e valute. Nella quale si diffondono le “transazioni” (ovvero la compra-vendita di… algoritmi!) in una frenetica circolazione di denaro che pretende di sopperire alla stagnazione dei “flussi di prodotti” e contemporaneamente ottenere effimere auto-valorizzazioni.
Intanto l’inflazione – come vorrebbero molti economisti – non sale: essendo scarso il “consumo” di merci, i prezzi non aumentano; sale invece, per pochi, l’accumulo di ricchezza mentre si “finanziano” speculazioni e si gioca con gli indici di Borsa. Domanda: ma com’è possibile l’aumento dei valori monetari se la produzione di merci è asfittica e le masse di poveri s’ingrossano? Quale realtà rappresentano quei presunti valori? Intanto, paradossalmente, si parla “in alto loco” soltanto di eliminare qualche eccessiva regola di “disciplina finanziaria”, affinché il settore possa esprimere liberamente la sua grande… potenzialità!
Non basta che dopo il fatidico 2008 la liquidità si sia più che decuplicata; manca proprio solo la “moneta digitale” per far sprofondare il castello di carta e di bit informatici che rappresenterebbe il mondo finanziario. Altro che puntare (come nel passato) ad una svalutazione che qualcuno riterrebbe “salutare” per un’Italia liberatasi dall’euro, con il corollario di salari pagati in una “moneta parallela” e anch’essa soggetta a una “svalutazione competitiva”! Farebbe rialzare la testa al capitalismo italiano (anche questo si dice) e alla “crescita economica” del Paese: con gli altri Stati che starebbero a guardare ammirati le “evoluzioni tecnologiche” delle finanze altrui!
Orizzonti tempestosi
Nel prossimo tsunami finanziario – lo prevedono e temono persino alcuni “esperti” borghesi – saranno dunque travolti anche i crescenti ammassi di criptomonete, poiché da un po’ di tempo non sono soltanto le Banche Centrali a battere moneta incrementandola con meccanismi di credito e debito. I pirati della finanza “alternativa” – all’assalto di ogni tipo di speculazione, comprese quelle più criminali – ora puntano a crearsi, privatamente, cripto-monete come strumenti di pagamento e facendole girare, senza regole né controlli di alcun tipo, nei loro percorsi digitali per l’intero pianeta. Negli Usa, Goldman Sachs sta accarezzando un progetto di ufficializzazione di una di queste monete virtuali (proprio il bitcoin). In più, da poco, Israele avrebbe messo a disposizione un bancomat dove i bitcoin si cambiano in moneta “cash”, ovvero un’altra criptomoneta (contante elettronico) migliorata nella velocità dei pagamenti, con un software aggiornato da blocchi di 8 megabyte. E si fanno iperboliche le sequenze di algoritmi che impazzano nel mondo digitale, attorno ad una gigantesca roulette. La follia del capitale non ha limiti! Il tutto mentre imbrogli, frodi e bande di hacker su Internet si moltiplicano di giorno in giorno (gli hacker “entrano” persino nei computer dello Stato americano!) partecipando ai banchetti nuziali fra Internet e finanza.
I volteggi del bitcoin
Il bitcoin, principale criptomoneta, sarebbe una “infrastruttura tecnologica” in grado di dare ai suoi possessori “anonimato, sicurezza e _flessibilità_”. Soprattutto per quanto riguarda le loro operazioni speculative e parassitarie mediante l’uso di svolazzanti masse di capitale-denaro (fittizio). Ufficialmente si tratta di emissioni che non dovrebbero superare i 21 milioni di Bitcoin (entro il 2040). La criminalità più o meno organizzata si frega così le mani.
Il bitcoin fu lanciato nel gennaio 2009 con la prerogativa della totale indipendenza dal sistema delle Banche Centrali e dei governi, per transazioni mondiali alternative (liberate dai vincoli del regime finanziario internazionale e dalle imposizioni di leggi statali), con l’aggiunta recente di piattaforme che cambiano i bitcoin in altre valute. Il 1° aprile 2017 (una data…significatva) il Giappone ha legalizzato il bitcoin come mezzo di pagamento.
Il tutto si basa su una piattaforma-registro pubblico (blockchain) che consentirebbe acquisti e vendite on-line della criptomoneta con transazioni non ancora molte rapide, ma senza tasse e senza alcun guadagno prelevato da intermediari. Inoltre, con l’uso di una crittografia definita incomprensibile e inespugnabile a salvaguardia dei portafogli Bitcoin. Sempre a proposito di anonimato, va però subito notato che la registrazione al servizio comporta l’indicazione di alcuni dati (telefono, documento di identità, carta di credito o conto corrente). E’ inoltre attivo un elenco dei centri e negozi virtuali che accettano i bitcoin: Microsoft, Fast Food Subway, piattaforme turistiche, ecc.
Queste attività finanziarie, tramite reti telematiche, sono paragonabili alle Borse valori per lo scambio di strumenti finanziari (titoli negoziabili) con spazi per transazioni a dir poco sospette. Inoltre il bitcoin è soggetto a forti oscillazioni: a metà agosto un bitcoin si scambiava con 4.475,59 dollari, a metà settembre era sceso a 3.714 dollari ed oggi è nuovamente in forte rialzo. La volatilità è quindi alta, con momenti di euforia e altri di depressione e con molti hedge fund pronti ad investire in bitcoin. Riguardo ad una suo cambio in euro, stando sempre al si dice, sembrerebbe che con la carta di debito Xapo si possano già usare i bitcoin per prelevare contanti in euro dai bancomat che usano la carta Visa. Una “trasformazione” immediata, che starebbe però subendo “limitazioni e sospensioni” al di fuori dell’Europa. Attenzione: già si parla di “vantaggi” che potrebbero spingere gli Stati, svantaggiati, a “mettere fuori legge” le criptovalute se queste disturbassero troppo i loro interessi, come ha già fatto la Cina. Da notare che anche alcune divise ufficiali (le quali avrebbero raggiunto una capitalizzazione pari a 153,2 mld di dollari mentre il bitcoin è a 73,1 mld di dollari) già subiscono il medesimo trattamento. Ribadiamo comunque che per la pirateria della “finanza alternativa” il terreno sembra essere al momento propizio per operazioni di ogni genere, sia “normali” sia apertamente “criminali”.
Tecnologia finanziaria… virtuale
I passi da gigante della tecnologia informatica la stanno imponendo nel settore finanziario: vedi le piattaforme di blockchain che impostano modelli matematici sempre più complessi e applicabili in vasti campi e servizi, e dove queste piattaforme consentirebbero la gestione di 1.000 transazioni al secondo. E di ogni tipo, comprese filiere alimentari per fornitori e consumatori, questi ultimi sempre insufficienti per l’acquisto delle montagne di merci che la produzione industriale sarebbe in grado di fornire. Si va quindi ingrossando la mastodontica bolla che da un momento all’altro potrebbe esplodere e sconvolgere l’intero sistema, a cominciare da quella digital economy di nuovo “gonfiatasi” riportando l’indice tecnologico di Wall Street a toccare livelli record dopo il crollo del 2.000 (quando la capitalizzazione della new economy di colpo si volatizzò). Oggi di nuovo troviamo colossi che spadroneggiano sulla rete: Facebook Apple, Amazon (che ha messo le mani anche sul Washington Post), Google, Microsoft (con un Bill Gates che ammucchia mld di dollari: 86,2). Affari che superano il Pil di Paesi come Francia e Gran Bretagna.
Se ben guardiamo alla realtà materiale che questi movimenti fittizi e questi intrallazzi virtuali cercano di mistificare, ci si accorge delle bombe esplosive che ci circondano. Dall’ultima serie di crisi (dal Dow Jones 1987 alle valute emergenti 1994, dalla bolla dot.com 2001 ai subprime 2008, ecc.) l’unica tattica borghese è stata quella di una ulteriore diffusione dell’acquisto/vendita di strumenti finanziari sintetici e di un rigonfiamento della strategia dei debiti e delle speculazioni devastanti per l’insieme della economia capitalista, alle dipendenze della “droga monetaria”. Si ricordi sempre che ammonterebbe a circa 9mila mld di dollari la posizione debitoria dei soli paesi in via di sviluppo…
Futures per il bitcoin
Ed ecco ora (Chicago, 10 dicembre) il lancio dei futures sul bitcoin, che hanno portato le sue quotazioni ad oltre 16mila dollari! Per il momento, sembra che solo Goldman Sachs tratti i futures di questo tipo per la sua clientela; si teme apertamente il rischio di una volatilità incontrollabile, bolla compresa, che travolgerebbe l’attuale capitalizzazione delle criptovalute, oggi a circa 240 mld di dollari. (Altre fonti parlano di 1.300 tipi di monete virtuali con una capitalizzazione totale di circa 300 mld di dollari.) Ancora poco in confronto agli 80mila mld di dollari di azioni quotate nel mondo (stime Goldman Sachs) e anch’esse pronte a deflagrare.
Il finale conclusivo di questa breve panoramica è sempre quello: la vecchia talpa prosegue nei suoi scavi….
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