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Home ›L’aria che tira fra le stelle dei grillini… in lizza per il “risanamento” del Paese
Oscurato dalla “sinistra” borghese l’orizzonte politico-economico della classe operaia e del proletariato in generale, le masse vengono spinte a raccogliersi attorno ad obiettivi apparentemente in grado di migliorare qualcuna delle loro condizioni di vita, già prossime per molti alla insopportabilità.
La borghesia – lo sappiamo da tempo – è maestra nell’alternare il bastone alla carota (anche se oggi quest’ultima ha perso ogni materiale consistenza e valore nutritivo…). Un esempio: il “popolo”, abilmente manovrato affinché non superi certi limiti, rumoreggia per il dilagare di “corruzione” e il proliferare delle “caste”? Ebbene, prima che si chieda quali siano le cause (materiali) dell’osceno e ripugnante spettacolo che sfila sotto i nostri occhi, c’è chi dal palco (per loro sempre disponibile e agibile…) propone un cambio di rotta, semplicemente premendo un tasto del computer per dire “sì” e reclamare “diritti, privilegi e giusti redditi per tutti”. Sulla carta, s’intende, viste le “pari opportunità” che la società offrirebbe tramite… Internet!
Prendiamo ad esempio la demagogia populista dei 5-Stelle, con quel loro “pensiero debole” ovunque presente e adatto per tutti gli usi e consumi. Li troviamo sempre pronti a cavalcare rumorosamente ogni desiderio di natura piccolo-borghese, spacciandolo come compatibile con le basi e i contenuti del sistema economico in cui siamo costretti a vivere. Pronti quindi i 5-Stelle, e altre consorterie politiche, nel diffondere appositi specchietti per allodole, con i quali si maschera un rancoroso qualunquismo piccolo-borghese che vorrebbe farsi opinione di massa. Terrorizzato dall’avanzare di uno stato di indigenza che ha ormai sfiorato e penetrato larghi strati della stessa piccola e media borghesia. Non parliamo del proletariato, dove anche le sacche di aristocrazia operaia di un tempo si sono ridotte ad un momentaneo “rigonfio” di qualche isolatissimo strato sociale…. Questo mentre la massa proletaria si trova sempre più sparpagliata e orfana di una sua autentica “rappresentanza” politica, sprofondata in una alienazione che tende persino a trascinarla su posizioni interclassiste, qualche volta addirittura reazionarie. La classe operaia, persa nella sua maggioranza ogni reale identità, è ancora ridotta ad un contenitore vuoto che il marketig della politica borghese si sforza di riempire con le proprie istanze conservatrici.
Ed ecco un Grillo che con la sua consorteria non ha trascurato neppure di saltellare – è già successo – fra Casapound e Forza Nuova; ha inneggiato ai Forconi e si è finto paladino di comportamenti etici esemplari ma poi poco praticati da lui stesso e dai suoi colleghi… I “cittadini” seguono il pifferaio che li illude di poter sostituire qualche gestore “onesto” alla casta e ai “mafiosi” presenti e operanti nel Paese, per meglio servire – in definitiva – il capitale e dettando leggi (come rappresentante del popolo sovrano) che meglio assicurino a tutti il “quieto vivere”, sfruttati e sfruttatori.
Così il capitalismo si presenterebbe in abiti più civili affinché i cittadini lo usino come strumento al servizio del Bene Comune, proclamando che il fondamento più intimo della democrazia è, per l’appunto, la “sovranità popolare”.
Dunque, perché nella società c’è malcontento? Perché – dicono i 5Stelle – sono troppi i privilegiati, e sapete quali sarebbero quelli indicati da Grillo nelle sue esternazioni? Sono i pensionati e i pubblici dipendenti che «ci costano mensilmente 19milioni i primi e 4milioni i secondi. Basta con questa macchina infernale!». Così urlava poco tempo fa. Quanto ad una “necessaria” riduzione del debito pubblico, Grillo scopre l’esigenza di avere imprese “sane”, con merci competitive e buoni profitti, affinché il Pil si alzi e i conti tornino. Ne beneficerà la Patria, la “comunità nazionale”, e si rinvigorirà il capitalismo e la “società civile”, disinfestandola dalla presenza di bande e consorterie eccessivamente egoistiche e troppo parassitarie! Nessuno di noi ci aveva mai pensato: questa è la vera solidarietà, quella con la conservazione del capitalismo!
Quanto ai profitti, ben vengano purché sia premiato il merito, come da sempre sostengono gli ideologi del capitale. Insomma, i profitti hanno da essere “giusti” e non urtare contro i canoni della morale, al servizio del “bene comune” e degli interessi sociali. I cittadini – per i 5-Stelle – sono tutti eguali salvo le differenze create dal merito e dalla Dea Fortuna (entrambi di casa nella classe borghese…); sono differenze che vanno rispettate, sempre per l’interesse generale; se gli imprenditori (soprattutto quelli “piccoli” che suderebbero non solo per se stessi ma per il prossimo…), non avessero questi personali “doni della natura” (e della Provvidenza…), che fine farebbe la società? Se non ci fossero loro che si impegnano per tutta la vita (con i familiari appresso) e rischiano i loro beni, che fine faremmo tutti noi? Siamo all’uso sociale della ricchezza (intesa come accumulo di merci e denaro) e questa è la bandiera stellata dei 5-Stelle. Per questo vanno diminuite le tasse, agli imprenditori…
Il capitalismo si può dunque migliorare? Per la Casaleggio-Grillo & C si tratta solo di una operazione di maquillage riformistico (di facciata e più a parole che altro) (1) senza minimamente toccare i vigenti e concreti rapporti di produzione: mica sono degli “eversivi”, loro! Anzi, avrebbero impedito che le proteste prendessero una brutta strada… Pezzo forte: un piano di carità consistente in un lobolo di sopravvivenza, il cosiddetto “reddito di cittadinanza” (sempre ammesso che il Pil salga!). Così il mercato del lavoro si libererebbe di una coda di disoccupati più che chilometrica. Ma per come finanziare – visto che la finanza ha il suo posto d’onore! – il reddito di cittadinanza, vi sono solo delle ordinarie dosi di retorica (basta con gli sprechi…) la quale non “finanzierebbe” neppure la costruzione di qualche cesso pubblico nelle grandi città….
Fra quelle che dovrebbero essere le ciliegine sulla torta (immangiabile…) dei 5Stelle e riguardante il loro programma economico, vi sarebbe dunque il reddito minimo per tutti i cittadini, la pubblicizzazione della Banca d'Italia, una diversa politica energetica, il credito ai piccoli e medi industriali, ecc. Insomma, il tema dominante è quello di una “espansione monetaria” (artificiale – ndr) “dell’economia reale”. Rimane in ombra – lo si constatava in definitiva anche con la keynesiana “lotta alla povertà” – il come “dare” lavoro (salariato) a tutti i cittadini (quelli proletari…), donne e uomini, sia i giovani che gli altri sopra i cinquanta. Si tratta di milioni di disoccupati, ai quali si dovrebbe trovare il “datore” di lavoro. Qui si apre un bla-bla-bla di “chiacchiere al bar” dove si inserirebbe – eccolo di nuovo – il “reddito di cittadinanza” (costo: attorno ai 16 miliardi!) il quale però, senza l’espandersi di una produzione di… plusvalore, da dove arriverebbe? Si chiede allora l’intervento dello Stato il quale mette avanti mani e piedi e si aggrappa ad una spesa pubblica che sia però “produttiva” di valore, ovvero quello che unicamente conta nella società capitalista per ottenere quel plusvalore “creato” producendo merci e vendendole. E’ qui dove si gioca l’adesione e la coesione sociale!
C’è poi chi guarda alla Cassa Depositi e Prestiti come emittente di obbligazioni con valore di Moneta Fiscale, mentre altri parlano ancora di una ipotetica riduzione della attuale spesa pubblica e contemporaneamente delle tasse. Ma è più che evidente (anche se nessuno ne parla) che sul terreno delle pubbliche entrate-uscite sarà inevitabile un’ulteriore riduzione del Pil nazionale (con l’aumento del rapporto debito/Pil) e quindi un altro grattacapo per la “società borghese”! Vi sarebbe tuttavia – strillano i 5-Stelle e soci – una maggiore circolazione monetaria (non “agibile” per tutti…) e una ripresa degli investimenti “produttivi”, sognando illusorie crescite del Pil, nuove politiche industriali, investimenti a pioggia, redditi che si alzano, eccetera.
Fra altre creme di bellezza che dovrebbero ringiovanire un sistema che più decrepito di così non si può, figurerebbe inoltre un controllo degli incroci azionari tra il sistema bancario e quello industriale; idem per i prodotti finanziari e le cariche societarie, per gli acquisti a debito di società. Inoltre, un tetto agli stipendi del management delle aziende quotate in Borsa e una abolizione dei monopoli. Un po’ di fumo negli occhi e qualche aiuto di microcredito; la totale riconversione petrolio-energie rinnovabili e il no al cemento (un “no” trattabile, come è stato per lo stadio di Roma con la giunta grillina…). Poteva mancare, sempre per ridurre il debito pubblico, un taglio ai costi dello Stato e agli sprechi? Nossignori, e con altre perle quali il sostegno alle società no-profit, i sussidi ai disoccupati (come sopra detto) e le disincentivazioni ai… distributori di acqua in bottiglie!
Cosa non si farebbe pur di conservare gli attuali rapporti produttivi e sociali; ogni colore di camicia è buono mentre gli annunci di alta demagogia si susseguono. «Basta con le tasse fisse sulle aziende; defiscalizzazione degli investimenti», ecc. Produrre! Produrre! A seguire vengono le richieste di tagli al costoso parassitismo politico-burocratico, la eliminazione delle province, l’accorpamento dei piccoli comuni, il contenimento di spese e sprechi. Tutto fa brodo, compresa la costruzione di piste ciclabili, purché non si vada a scalfire leggi e regole fondamentali che garantiscono, seppure controllandolo a distanza, il movimento capitalistico, anzi rafforzandolo nel tentativo di ridurre alla ragione i suoi “spiriti bollenti”. E per tenere buono il “popolo sovrano”, ecco il miraggio di una Banca statale che comunque dovrebbe aiutare le piccole imprese, le quali però si dovranno sforzare di coprire i crediti ricevuti con adeguati profitti ottenuti con lo sfruttamento della forza-lavoro dei loro dipendenti e così dando vigore al mercato interno (con «dazi alle importazioni di merci cinesi»…).
Dopo gli appelli all’onesta in politica e con la morale come distintivo all’occhiello, si attui quindi anche un “controllo” alla concorrenza industriale in campo internazionale: senza esagerare, altrimenti si dovrà mettere mano alle armi…
Lo spessore delle esternazioni economiche dei 5-Stelle è talmente misero che il “giullare” del movimento aveva tempo fa cercato di attribuire la paternità del suo strabiliante “piano economico” al premio Nobel Stiglitz, neo-keynesiano, già stipendiato dall’amministrazione americana ai tempi di Clinton (oltre che elogiatore delle scelte economiche rovinose dell’Argentina) assieme ad un codazzo di altri professori di economia. La “notizia” fu poi smentita vigorosamente dalla moglie dello stesso Stiglitz…
Torniamo alla “internet-democrazia” ovvero al cavallo di battaglia preferito e da mettere in mostra nelle consultazioni della… base; è cavalcato dal Blog di Grillo – con istrionesca verbalità – per ordinare le scelte degli… altri, censurando «le “molestie digitali” e gli “schizzi di merda”»… Le “palle” dello show man sono molto sensibili e così a colpi di semplici click si decide – in modo «francescano e anticapitalista» -- il destino del Paese e dei “cittadini” fattisi sovrani col digitale. A premere i tasti poche migliaia di “cittadini”…
Intanto, strada facendo, qualche pezzo di maschera cade ed ecco Grillo, pater familias (ma che al momento si dichiara un po’ stanco – viste certe “involuzioni” del movimento – e sembra stia preparando le valigie per... impegni teatrali!), che gonfia il petto (un altro personaggio “storico” ci viene alla mente…) e definisce le sue «decisioni irrevocabili. Fidatevi di me. Non ho nessun interesse se non il bene del Movimento 5 Stelle». E chi non è d’accordo con lui, peste lo colga! Ecco la democrazia rappresentativa imposta dal paternalismo di un esaltato ed istrionesco personaggio che pretende di essere lui solo al comando nel nome della pluralità… interclassista! Di fronte ad una «intelligenza collettiva» come la Rete, c’è da togliersi il cappello: uno stellato come l’onorevole Cioffi invita il popolo a «mettersi al servizio della Idea complessiva»… Persino un Hegel sobbalza nella tomba!
Davide(1) M. Canestrari e N. Biondo (ex collaboratori Casaleggio e M5S) hanno elencato in un libro (Supernova) i legami clientelari che alle origini si erano stabiliti, all’insegna della sinergia e del “giusto profitto”, con Expedia (turismo online) e Italia di valori (IdV con A. Di Pietro). Da ricordare che negli anni finali del secolo scorso, Casaleggio era a capo di WebEgg, società di strategie digitali della Telecom Italia. Dopo la nascita del blog di Grillo, nei bilanci di IdV, tra il 2005 e il 2010, figuravano 1milione800mila euro in spese per comunicazioni online e ‘strategie digitali’, provenienti da rimborsi elettorali. Poi si aggiungeranno “collaborazioni” con il sistema bancario (CartaSì e Banca intesa) per le quali Casaleggio produce analisi di mercato e campagne d’informazione online. Si aggiungano sponsor come Barclaycard, Banca Sella, HiPay e (nel 2016) Poste Italiane. Poi seguono le multinazionali, tzetze.it, la-cosa.it, lafucina.it. Inoltre pubblicità dalla Google (Casaleggio Associati ne sarebbe partner importante) e “Publy”. Con Amazon si vendono prodotti editoriali on-line; si aggiungano rapporti con il Fatto Quotidiano, il contratto con il gruppo editoriale GEMS (Chiarelettere) che diviene editore di Grillo e Casaleggio e gestore di alcuni portali. Fra questi il blog collettivo “voglioscendere.it”, con le firme di M. Travaglio, Peter Gomez e P. Corrias, ora “cadoinpiedi.it”. Insomma, i capitalisti “onesti e per bene” vanno rispettati e aiutati: imparate dalla Casaleggio e dai 5Stelle.
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