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Home ›Corrispondenza dal Messico sulle lotte contro la privatizzazione della scuola
Pubblichiamo brani di una lettera che un compagno messicano, lavoratore della scuola, ha inviato ad alcuni compagni francesi. Descrive, sia pure sinteticamente, il clima di pesante repressione che ha investito le lotte dei lavoratori della scuola - a cui va la nostra solidarietà di classe - violentemente attaccati (non solo verbalmente) dai mezzi di informazione, da spezzoni della cosiddetta società civile (compresi sottoproletariato e piccola borghesia) e, naturalmente, dalle forze dell'ordine borghese, che il 19 giugno, nello stato di Oaxaca, hanno provocato più di dieci morti e un centinaio di feriti. Il movimento di lotta nasce dal rifiuto della riforma della scuola, riforma – ma sarebbe meglio chiamarla, come al solito, controriforma – che punta a privatizzare selvaggiamente il settore scolastico, quindi a far aumentare le spese per le famiglie proletarie e, in generale, dei ceti medio-bassi, a rendere il posto di lavoro più precario, più sottomesso al potere dei dirigenti scolastici, a legare lo stipendio alle “prestazioni educative”, valutate secondo criteri quanto meno assai discutibili nel metodo e nel merito (direbbero i sindacalisti...). Non ci vuol molto a capire, per chi conosce un po' la situazione, che si tratta della stessa logica che guida la “Buona scuola” di Renzi e le precedenti riforme che hanno devastato il mondo dell'istruzione cosiddetta pubblica. Meritocrazia, maggior efficienza, aderenza alle esigenze delle famiglie e dei ragazzi sono balle spudorate con cui si vuole coprire la politica di tagli brutali alle risorse destinate alla scuola in tutti i suoi settori, la sottomissione bovina alle esigenze delle aziende, la formazione di una mentalità, tra i ragazzi, che consideri come un dato naturale o un'emanazione divina il mondo dell'impresa, cioè del capitalismo, unico orizzonte “culturale” possibile, con tutto quello che ne segue. Non è un caso che molti studenti accettino persino con entusiasmo o almeno con un sospiro di sollievo gli stages, vero e proprio indottrinamento ideologico – oltre che esperienza concreta di sfruttamento padronale, di cui, per lo più, non hanno coscienza – al cui cospetto l'incubo della società orwelliana sembra quasi un gioco da ragazzi (appunto). Ancora una volta, gli sconvolgimenti che hanno interessato e interessano la scuola affondano le radici nella crisi del processo di accumulazione del sistema capitalistico mondiale, cominciata ormai qualche decennio fa ed esplosa “clamorosamente” con lo scoppio dei “subprime” nel 2007. Rapina del salario indiretto e delle risorse estorte tramite la fiscalità (tasse, imposte) al proletariato (e a parte della piccola borghesia) per sostenere l'impresa operante nell'economia “reale” e la speculazione finanziaria, mutamenti anche profondi nel processo produttivo sono motivi più che validi, agli occhi della borghesia, per cambiare in profondità l'assetto della scuola, come abbiamo più volte detto nella nostra pubblicistica.
C'è un altro elemento che, una volta di più, salta all'occhio, vale a dire l'assenza drammatica di un organismo politico che sappia calamitare il diffuso e profondo malcontento sociale, gli sappia dare un indirizzo politico coerente con la rabbia e la determinazione che il movimento di protesta esprime ossia un orientamento anticapitalistico, affinché la lotta dei lavoratori della scuola non si fermi all'apposizione contro l'ennesima riforma “neoliberista”, ma venga posta nella prospettiva del superamento rivoluzionario del capitalismo. Un organismo che sappia far emergere dalla lotta stessa, gli elementi più decisi, più capaci, più sensibili e li amalgami in un lavoro politico collettivo: in breve, un partito realmente comunista.
[…] voglio giusto informarvi che in questo momento gli attacchi contro il settore dei lavoratori della scuola stanno toccando le punte più alte, perché il governo ha sviluppato un progetto che conduce alla privatizzazione del settore dell'istruzione.
Il problema è che la maggior parte degli insegnanti, così come della popolazione, non si è resa conto delle manovre e delle menzogne che il governo, mentre per quel po' di insegnanti, di genitori dei ragazzi e di persone in generale che si è reso conto che l'obiettivo del governo è di privatizzare il settore dell'istruzione, ebbene tutto ciò è un incitamento a lottare.
Vi informo anche che le condizioni di lotta qui sono estremamente difficili, perché quando ci sono delle mobilitazioni (manifestazioni ecc.) di lavoratori, la città è totalmente militarizzata, da un lato, e, dall'altro, i dirigenti-direttori e altre autorità incitano gli insegnanti che non sono d'accordo con la lotta ad affrontare gli insegnanti in lotta, così come i genitori contrari alla lotta sono spinti ad opporsi e ad attaccare i genitori degli alunni in lotta. Questi atti non sono commessi solo dai dirigenti scolastici, dalle stazioni radio, dai vecchi militari, dal sottoproletariato di quartiere, dalle bande, dai bottegai che ci insultano; le autorità municipali sono arrivate con le loro squadracce a cercare di rompere lo sciopero, la maggioranza delle emittenti televisive ha sviluppato una feroce campagna di delegittimazione contro i maestri in lotta nonché contro tutti coloro che respingono questa riforma e appoggiano la lotta dei maestri.
Non sono mai stato bravo a scrivere, però credetemi che ho molte cose da raccontarvi; vi voglio giusto dire che nella località in cui ho partecipato alla lotta, sono i giovani che non hanno mai preso parte a una lotta a costituire il movimento. Non sono d'accordo con il sindacato ufficiale della scuola, ma concordano con il coordinamento che dirige il movimento. Rifiutano i partiti politici di destra e di sinistra, comprese quelle persone che pur appartenendo ai partiti appoggiano il movimento. E' stato un po' difficile, ma, credetemi, non mi sono fatto scappare nessuna occasione per spiegare il ruolo giocato da ognuno di quegli organismi, quando si deve lottare insieme e quando occorre delimitare il terreno rispetto alle posizioni politiche delle diverse persone e ai partiti.
Vi racconto anche come la repressione contro i maestri di Oaxaca, Chiapas e Guerrero [tre stati del Messico, ndr] è stata molto dura, perché sono stati gasati coi lacrimogeni, investiti dai getti dei cannoni ad acqua della polizia, più di una decina sono stati assassinati e oltre cento feriti, ma tutto questo non li ha piegati.
Noi, in maggioranza, abbiamo avuto molta paura, ma quando cesseremo di avere paura non solo libereremo noi stessi, ma ci libereremo dell'arroganza dei nostri tiranni o moriremo tutti.
Abbiate i saluti di V.
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