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Home ›Referendum Unione Europea - Varie opzioni capitaliste, tutte da rifiutare
Pubblichiamo un articolo dei compagni inglesi della CWO, scritto prima del referendum del 23 giugno, che analizza il contesto in cui è nato il referendum e le forze in campo. Ci riserviamo, naturalmente, di ritornare sull'argomento con un'analisi aggiornata sull'esito del referendum e dunque sulle sue conseguenze
All'interno della borghesia inglese (la classe dominante capitalista) c'è uno strato (porzione) di minoranza che ha iniziato a credere di poter difendere meglio i suoi interessi (la sua posizione) se la Gran Bretagna si ritira (esce) dall'Unione Europea. Prima delle elezioni, a maggio i Tories (Partito conservatore) hanno accontentato quella fazione borghese con la promessa di un referendum. Quel capitolo di farsa (sceneggiata) democratica sembra probabile che accada nei prossimi 2 anni. Per la classe operaia la scelta sarà semplice: dovrebbe il capitalismo britannico sfruttarla all'interno o all'esterno dell'Unione europea (UE)?
La nostra posizione di comunisti internazionalisti è cristallina. La vera scelta per i lavoratori è quella di agire nel loro interesse. Non farsi coinvolgere in un dibattito fasullo che è tutto dei padroni.
Le radici della UE stanno nel tentativo di riorganizzazione del capitalismo europeo occidentale dopo la distruzione della seconda guerra mondiale e la crescita del blocco controllato dall’Urss in Europa orientale. Il Piano Marshall è stato il dispositivo principale che l'imperialismo americano ha utilizzato per garantirsi un mercato stabile e sicuro in Europa occidentale.
Marshall ha dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero fornito aiuti finanziari ai paesi europei se essi avessero deciso di ricostruire la loro economia su una base di cooperazione (1).
A partire dal controllo delle risorse e quindi lavorando per "accordi di libero scambio", il progetto è stato portato avanti dalle classi dirigenti dei sei Stati membri (2). Tale processo ha continuato per tutta la fine degli anni Cinquanta e Sessanta, affiancando l’intera ricostruzione capitalista del dopoguerra. Fin dai suoi primi giorni le strutture erano dipendenti da tutte le borghesie nazionali che accettavano di cedere parti del processo decisionale (della sovranità) dei loro Stati nazionali subordinandoli agli accordi transnazionali europei (3).
Proprio perché il boom del dopoguerra si faceva strada attraverso una crisi di profittabilità ancora irrisolta, la Danimarca, l'Irlanda e il Regno Unito aderirono alla CEE (4), all'inizio del 1973.
Mentre la crisi economica aveva scosso le fondamenta del capitalismo in tutto il mondo, un numero crescente di borghesie nazionali si prepararono ad "ingoiare il rospo" di una "sovranità condivisa". Questo tentativo di proteggere le piccole economie nazionali contro il potere dei blocchi imperialisti portò anche la Grecia (nel 1981) e il Portogallo e la Spagna (nel 1986) ad aderire anch’essi.
Questa espansione geografica è entrata in una nuova fase dopo il crollo del blocco imperialista russo. La prima espansione all’interno dell’ex impero russo è arrivata quando i due Stati tedeschi si unificarono nel 1990, con il territorio della ex Germania dell'Est assorbiti all’interno del CEE (mercato comune europeo). Il processo fu accelerato fino all'attuale UE (Unione Europea), che comprende oggi 28 membri nazionali, tra cui tutti gli Stati dell'Europa orientale ex membri del Comecon, al di fuori (ad eccezione) dell'Unione Sovietica. Sfruttando al massimo (grazie al) il crollo del blocco russo, Estonia, Lettonia e Lituania, appartenenti all'ex "Unione Sovietica" (5), hanno aderito sia all'UE che alla NATO (6).
Oltre a quell’espansione / "allargamento", gli Stati membri hanno cercato di proteggersi dal peggio della crisi globale "consolidando" le istituzioni europee. Le contraddizioni di questo processo sono state ampiamente illustrate quando la tanta decantata "acquisizione" dell'Unione, cioè la realizzazione di frontiere aperte in gran parte l'UE, è crollata sotto la pressione dell’attuale andata migratoria.
A sua volta, quell'ampliamento e consolidamento ha permesso alla U.E. di emergere come un blocco rivale sia rispetto all'egemonia consolidata degli Stati Uniti sia rispetto all'imperialismo emergente cinese che a quello rinato della
Il risultato più impegnativo del "consolidamento" è stata l'unione monetaria dell’euro. Attualmente 19 degli Stati-membri dell'UE ne fanno parte, con tutti gli altri - ad eccezione di Regno Unito e Danimarca - obbligati ad aderirvi in futuro. La creazione di monete nazionali era stata una delle caratteristiche della creazione di stati-nazione capitalisti in Europa e oltre. L’abbandono del vero e proprio totem della statualità dimostra quanto disperato fosse l’imperialismo europeo per creare (dar vita a) istituzioni con cui cercare di apparire come un giocatore significativo (credibile) in mezzo alle rivalità imperialiste mondiali.
Con l'aggravarsi della crisi dopo il 2007, le contraddizioni di molti stati nazionali che condividono una moneta comune sono diventate sempre più evidenti. Finora sono stati i lavoratori di Cipro, Irlanda e Grecia a sperimentare e subire gli attacchi più duri con cui le loro classi dirigenti tentano la "quadratura del cerchio". Come tanti altri aspetti della crisi, il tardo capitalismo (l'imperialismo) non ha via d’uscita semplici da quelle contraddizioni.
Dentro o Fuori - Nessuna scelta per i lavoratori
Quando la crisi si è approfondita, è diventato chiaro che la classe dirigente britannica, come nel resto del mondo, non ha modo di spremere sufficiente profitto dalle nostre fatiche. Entrambe le teorie economiche favorite, quella keynesiana (7) basata sull’interventismo statale e quella "monetarista" (8) del libero mercato dei tagli, hanno deluso (dimostrandosi incapaci di risolvere alcunché). Naturalmente, visto che le loro teorie hanno fallito, tutti gli sforzi dei padroni sono stati quelli di scaricare tutti i costi della loro crisi sulla classe operaia - la classe che produce effettivamente i loro profitti.
Negli ultimi anni una parte della classe dominante ha iniziato a diffondere in giro un altro rimedio ciarlatanesco. Facendo appello al nazionalismo e alle sue propaggini razziste anti-immigrati, l'argomento per cui il capitalismo britannico dovrebbe lasciare l'UE ha trovato il suo posto (si è fatto largo) nelle scelte dei padroni. L'argomento ha preso le mosse dalla "frangia estremista" promossa dal miliardario James Goldsmith, che ha (aveva) formato il "Referendum Party" (Partito del Referendum) che era stato creato per le elezioni generali del 1997.
Ci sono sezioni della borghesia britannica la cui capacità di fare profitti non è direttamente legata al "progetto" di Unione Europea. A prevalere in tale sezione sono le più piccole imprese capitaliste operanti e limitate a livello nazionale. Accanto a queste, si possono includere anche le multinazionali con sede in Gran Bretagna che traggono i loro profitti dalla produzione in altre parti del mondo e coloro che realizzano i loro profitti vendendo al di fuori dell'UE.
Sulla base di tale elemento all'interno della borghesia, i politici hanno utilizzato le dovunque presenti (sempre vive) nozioni di nazionalismo, in particolare di "piccolo Inglandismo", per affermare che il ritiro britannico dalla UE è parte della politica a favore della conservazione da parte della della classe dominante.
Il processo ha visto l'UKIP crescere da insignificante partito per scherzo a sgradevole partito per scherzo con circa 4 milioni di voti sia alle elezioni europee (2014) sia alle elezioni politiche generali (2015). Accanto e in sovrapposizione con la crescita del UKIP, un numero significativo di deputati conservatori hanno preso al balzo la questione dell’uscita dalla UE come diversivo rispetto alla questione dei (hanno usato la questione dell’uscita dalla UE per distrarre l’attenzione rispetto ai…) tagli selvaggi che da essi operati contro la classe operaia.
Sebbene la posizione a favore del ritiro britannico sia chiaramente sostenuta solo da una minoranza della borghesia, i partiti politici ora hanno visto una opportunità nel "lasciare che la gente ne parli (ne discuta)". Il loro referendum sarà una sorta di esercizio a cui la classe lavoratrice sarà chiamata a partecipare, in un dibattito che riguarda essenzialmente (esclusivamente) il come i nostri governanti dovrebbero organizzare i loro affari per sfruttarci meglio.
Elezioni e referendum – Le trappole dei padroni
La classe dirigente britannica è ben rodata (è ben specializzata, è abituata a) nell’utilizzare regolari elezioni "spettacolo" come elemento per alimentare l’illusione democratica. E poiché, in più, in particolare i più giovani (9) non si lasciano convincere da "fumo e specchi", i nostri governanti hanno imparato dal referendum dello scorso anno in Scozia. Ponendo scelte fasulle: nel 2014 il capitalismo scozzese o nel 2017 il capitalismo del Regno Unito? - Il capitalismo del Regno Unito o il capitalismo dell'UE - la borghesia vede l'opportunità di risucchiare così strati nel gioco delle parti.
La realtà è che mentre la crisi imperialista globale si approfondisce, la borghesia ed i loro Stati e istituzioni stanno incessantemente cercando di ridurre gli standard di vita di noi classe operaia (10).
Molte delle sinistre capitaliste(laburisti di sinistra, trotskisti, stalinisti ecc) svolgerà il proprio ruolo nel diffondere la menzogna che i lavoratori possono guadagnare qualcosa partecipando all'esercizio referendario. La verità è che la partecipazione alla politica borghese di qualsiasi tipo diffonde solo illusioni circa il fatto che questa sia la sfera attraverso la quale gli interessi dei lavoratori possono essere protetti. Questo è esattamente ciò che i nostri governanti vogliono farci credere.
In realtà un rifiuto completo di tutto il circo della politica capitalista è un primo passo necessario per qualsiasi avanzamento degli interessi dei lavoratori. Noi rigettiamo del tutto l'idea che i lavoratori abbiano alcun interesse a "ritoccare, ridefinire” il rapporto tra l’imperialismo britannico e le istituzioni dell'UE. Rifiutiamo queste sciocchezze così come tutte queste fantasie riguardo alla possibilità di un capitalismo riformato, di una società di classe accettabile o di un tasso equo di sfruttamento.
Comunque sia organizzato, il capitalismo può solo lanciare sempre più attacchi contro la classe operaia. L'obiettivo di ogni organizzazione politica che afferma di rappresentare gli interessi dei "lavoratori" deve essere su come incoraggiare una resistenza unitaria e, all'interno di questa, come conquistare più lavoratori nella lotta contro il capitalismo stesso. Questa lotta si tradurrà nel rovesciamento degli Stati nazionali capitalisti e anche delle sue istituzioni "sovranazionali", come l'Unione Europea. A questo proposito il referendum UE è solo un diversivo. L'astensione è l'unica possibile risposta che esprime gli interessi della classe lavoratrice.
- Nessun sostegno nei confronti di qualsiasi accordo capitalistica - regionale, nazionale o transnazionale che sia
- Per l’indipendenza della classe lavoratrice
- No alle farse (sceneggiate) elettorali
[i] funfront.net
[i] funfront.net
[Ii] Germania Ovest, Francia, Italia e "Benelux" (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo)
[Iii] Gli studiosi si riferiscono a questo come alla "messa in comune (condivisione) di sovranità".
[Iv] Comunità Economica Europea, intesa come le strutture che sono diventate e conosciute poi come Unione Europea (UE).
[V] I lettori non devono lasciarsi confondere dall'uso improprio della parola "sovietico". L ' "Unione Sovietica" e il suo impero erano espressioni antioperaie del capitalismo in cui le funzioni dell'economia e dello Stato erano svolte dai cosiddetti partiti comunisti. I Soviet come espressione del potere della classe lavoratrice andarono in frantumi durante la guerra civile scatenata dall'imperialismo. Allo stesso modo il partito comunista che ne venne fuori si presentò come il difensore di una economia a capitalismo di Stato coperta sotto il falso slogan (parola d’ordine) del "socialismo in un solo paese".
[Vi] L'alleanza militare prese forma nel 1949 al fine di garantire la partecipazione delle potenze europee (compresa la Turchia) nel campo di interessi imperialistici degli Stati Uniti contro il blocco imperialistico a conduzione russa. La NATO si è notevolmente ampliata in Europa centrale e orientale dopo il crollo dell'Unione Sovietica.
[Vii] La teoria economica preferita dalla classe dirigente britannica durante la ricostruzione post guerra prolungatasi dalla fine del 1940 fino al 1970. Essa ha incoraggiato l'intervento dello Stato al fine di "rimettere in sesto" l'economia capitalista.
[Viii] Una teoria che giustifica i tentativi di ricostruire il capitalismo a spese della classe operaia, riducendo il welfare (stato sociale) e proponendo il sostegno finanziario dello Stato all'industria. Inizialmente è stato adottato dal governo laburista Callaghan incaricato dal Fondo monetario internazionale.
[ix] leftcom.org
[X] I nostri salari e benefici fanno parte dei "costi di produzione" che influenzano la redditività (i profitti) dei padroni. i tentativi dei padroni di attaccare queste condizioni sono un tentativo vizioso e inutile per ridurre la crisi, che in realtà deriva da una legge (meccanismo) intrinseca del capitalismo - la caduta tendenziale del saggio di profitto.
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