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Home ›Proposte economiche leghiste… e grilline
Alcune proposte economiche della Lega Nord (in parte comuni al cosiddetto centro destra parlamentare) sono circolate a seguito delle esternazioni del capo-popolo Salvini. Notato il silenzio a proposito di una fino a ieri ventilata “uscita dall’euro”: ora il piatto forte sarebbe quello di una flat tax ovvero una aliquota unica (15%) di imposta sui redditi individuali, con deduzioni di 3mila euro pro capite. Chi non segue le esibizioni in piazza di Salvini, può godere della sua presenza sugli schermi Tv in occasione delle varie puntate di avanspettacolo politico che ci offre il potere mediatico al servizio del Capitale.
Riguardo alla suddetta proposta (flat tax), qualche ragioniere ha calcolato, basandosi sulle dichiarazioni redditi 2013, che estendono anche alle imprese la nuova regola, si avrebbe una preoccupante riduzione (per la borghesia) delle entrate nazionali: circa una quarantina di mld di euro in meno. Con la eliminazione completa dell’Irap vi sarebbero altri 30/31 mld in meno, da rifinanziare; poi bisognerebbe eliminare anche l’Imu agricola ed inoltre verrebbe abolito il bonus degli 80 euro (questo però farebbe “risparmiare” circa 9,5 mld): dunque in totale rimarrebbe un “passivo” di un 60 mld. Il padano Salvini aggiunge pure una cancellazione delle “accise sui prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi”, col risultato di altre minori entrate pari a circa 30 mld di euro. La coperta è sempre più corta…
La Lega si richiama con i suoi “progetti” al verbo dell’americano Alvin Rabushka. Infatti dietro le “trovate” di economia politica che Salvini esterna, vi è lo zampino di questo “padre mondiale della flat tax”, aliquota fiscale unica. Il nominato economista fu già consigliere economico di Reagan ed è professore dell'università di Stanford. Si è anche recentemente incontrato ad Arcore con Berlusconi ed è stato ospite della Lega Nord per raccontare ai padani il suo gioco delle quattro carte. Applausi e auguri da Silvio e da un Matteo in gran forma, circondato dai soliti Bossi (nell’ombra e, purtroppo, non più in canottiera), Maroni, Giorgetti e Calderoli. il clan – quelli che… “ce l’hanno duro” – si avvale quindi di un progetto studiato da A. Siri con l’appoggio, appunto, di Rabushka.
A proposito di Siri, ex ammiratore dello “statista” Craxi, si tratta del nuovo guru economico vicino ai padani che dai prati di Pontida scendono lungo lo stivale italico superando i confini del Po, al servizio delle “istanze del Paese”. Il loro programma diventa nazionale, strizzando l’occhio ai 4 milioni di aziende “familiari” affinché l’Italia possa “riprendersi e agire con forza” per aiutare (nella loro Patria…) gli immigrati… Questo sì che si chiama “buon senso”!
Quanto alla suggerita aliquota bassa e unica delle imposte, miracolosamente il gettito fiscale dovrebbe (?) moltiplicarsi dalle due alle tre volte! Questo il fantomatico risultato di “idee nuove”, altrimenti “se non si smette di scavare si sprofonda nella fossa”… Guardate all’esempio russo – sollecita il pragmatico economista americano – dove l’aliquota è al 13% e “nessuno imbroglia” (?). Qualcuno, perplesso si chiede: “Ma non sono forse aliquote che convengono soprattutto ai ricchi”? Nossignori, i ricchi sarebbero contentissimi di “pagare così poco al fisco e non scapperanno più”…. Salvini poi ci mette del suo: “Quando hanno messo la tassa sulle barche, ci hanno rimesso gli operai dei porti perché i proprietari han portato via le barche. Lo stesso con la tassa sulle rendite finanziarie”. Invece, se ai ricchi gli affari vanno bene, anche gli operai starebbero meglio…….
La demagogica riduzione delle imposte – da attuarsi nella attuale società dominata dal capitale – si polverizza di fronte alla conseguente riduzione delle spese “pubbliche”, fermo restando che quelle ad “uso e consumo” della conservazione e gestione dell’ordine economico, amministrativo e politico imperante, non si toccano!
Con un colpo al cerchio ed uno alla botte (in barba alla venerata italica Costituzione) si fa piazza pulita della progressività delle tasse, regalando a “lor signori” una settantina di mld di euro. La stessa Lega parla poi di una novantina di mld di euro in “minori entrate” e di 9 mld di maggiori spese. Ci sarà forse un altro bilancio pubblico in profondo rosso? Di certo a questi signori, comprese le consorterie del renzismo, berlusconismo e grillismo, poco importa, dal momento che saranno i soliti a farne le spese, con gli ultimi tagli a ciò che resta dello scheletro del Welfare. Non solo; tutto il “popolo” dovrà dare il proprio contributo alla creazione di fabbriche e coltivazioni mirate alla produzioni di beni che oggi vengono importati da altri paesi Ue o extra Ue. Lo sostengono i “nordisti”, in particolare. Aggiungete la nazionalizzazione di imprese strategiche o in difficoltà per colpa della concorrenza UE, oltre alle Banche, e finalmente sarà dato lustro e importanza al nostro orgoglio nazionale (e “padano” in particolare).
Uno sguardo va anche alle baggianate economico-politiche del movimento 5Stelle. Nel frullato politico in cui sta immersa la confusa compagine che fa capo a Grillo e a Casaleggio, galleggia una miscela di istanze omofobiche, razziste, antimeridionaliste. Neppure troppo nascoste fra le battute comiche del “capo-compagnia teatrale””… Inutile sarebbe poi il ricercare anche fra costoro le tracce di un minimo e coerente progetto politico-ideologico, il quale possa definirsi “alternativo” come va oggi di moda. Le verbose esibizioni di Grillo (prossimo ad indossare nuovamente il costume originale di guitto da avanspettacolo) si sono sempre ben guardate dall’affrontare questioni strettamente macro-economiche. Lo stesso per quanto riguarda l’altro personaggio misterioso del clan, Casaleggio.
Ma torniamo alle tracce del presunto “programma”: qualche esibizione di prestidigitazione contabile, qua e là sostitutiva a quella ufficiale di un sistema oggi dominante, il quale, anche ad uno sguardo superficiale, reclamerebbe ben altre “trasformazioni” al suo interno. Nel vano tentativo di meglio mascherare – se fosse possibile – il dilagare di sprechi e corruzioni che anche i ciechi e i sordi avvertono nel generale sfacelo, c’è pur sempre il pericolo che la “società civile” possa rumoreggiare oltre il consentito davanti a tante nefandezze: cosa c’è di meglio, dunque e per chi come loro vive alla giornata, che cavalcare il malcontento con lo slogan “mandiamo a casa Renzi e al suo posto veniamo noi” attorno al lauto banchetto? (Il ritornello è il medesimo che canta tutta la cosiddetta opposizione, compresa la Lega di Salvini...)
Nessuna distinzione, sia ben chiaro per questi signori, tra sfruttati e sfruttatori e nessun minimo accenno al conflitto esistente fra le due classi sociali presenti nella società (borghesi e proletari): esisterebbe solo il popolo accomunato dagli interessi generali della famosa “società civile” nella quale si dissolvono i conflitti e scompaiono le sperequazioni economiche e i contrapposti interessi (quelle reali!) tra le classi sociali. Lo spettacolo, osceno e per noi sempre tragico, continua.
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