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Home ›Gli estremisti per burla
Pubblichiamo una serie di articoli tratti da Battaglia comunista della fine degli anni Quaranta, perché riteniamo che i "pezzi" in questione, nonostante il tempo passato, possano ancora offrirci spunti interessanti - soprattutto dal punto di vista metodologico - per la comprensione delle dinamiche della lotta di classe odierna. Non culturalismo, non accademismo storiografico, dunque, ma momento, sia pure particolare, della battaglia teorico-politica contro il sistema del capitale, per una società diversa e migliore.
Dedicato ai redattori di “Umanità Nova”
Da Battaglia Comunista, n. 8 – 25 febbraio - 3 marzo 1948
Abbiamo già avuto occasione or non è molto di occuparci della teoria apparentemente ultrasinistra degli anarchici e della loro prassi collaborazionista, mettendo in rilievo, servendoci di esperienze recenti e passate, l’incongruenza dei loro atteggiamenti. Quella nostra doverosa messa a punto sollevò a suo tempo nel loro campo una leva di scudi nel vano tentativo di persuadere noi e convincere se stessi che, ad esempio, la loro presenza negli organismi direttivi sindacali, nelle Commissioni Interne e persino nei Consigli di gestione, non è collaborazione coi partiti di governo e della guerra ma una politica – loro che di politica non ne fanno mai! – svolta per suscitare nella coscienza delle masse la necessità dell’azione diretta per la conquista di tutte le libertà, soprattutto di quella che sgancia definitivamente tutti gli individui dalla soggezione dello stato.
È forse nell’illusione che il loro indirizzo politico e la loro prassi quotidiana siano veramente suscettibili di sollevare le masse dallo stato di soggezione in cui si trovano, che ora gli anarchici hanno trovato nella dichiarazione di partecipare ai comizi elettorali fatta dal nostro partito i segni di un definitivo abbandono dei principi fondamentali della lotta rivoluzionaria del proletariato e gli estremi per considerarci come dei candidati alla «prossima combinazione ministeriale»?
Eppure, a giudicare dal grassetto a noi dedicato su «Umanità Nova» del 22 c.m. bisogna ritenere che i nostri simpaticissimi anarchici abbiano letto il documento che con tanto zelo hanno incriminato: e poiché la dichiarazione in questione è di una chiarezza estrema, come si spiega la severità del loro giudizio?
Se esso si ispira alla decennale polemica tra comunisti marxisti e anarchici sui problemi dello stato in generale e di quello proletario in particolare, e se essi pensano che la via del parlamento – nel quale, anche se eletti, non entreremo che in situazioni eccezionali per esprimere la negazione rivoluzionaria di quell’istituto – sia la più breve per diventare ministri dello stato borghese, gli anarchici dovrebbero ricordare che ci arrivarono durante la guerra imperialista di Spagna per altre vie, e con funzioni paragonabili solo a quelle dei social traditori di tutte le tinte.
Fatta questa precisazione, siamo costretti ancora una volta ad allargare un pochino il discorso, e ricordare ai redattori di «Umanità Nova» che dalla nostra analisi risulta che i Sindacati, con tutti i loro organi periferici, sono organismi i quali malgrado il loro contenuto operaio, nulla hanno a che fare né coi fini immediati né con quelli storici del proletariato e che politicamente noi li valutiamo non meno reazionari del parlamento e di qualsiasi istituzione capitalista. Ora, per le medesime ragioni tattiche che partecipiamo a tutte le battaglie nel corso delle quali i proletari sono chiamati a esprimere coi loro voti una commissione, un comitato sindacale di categoria, ecc., al fine di far sentire durante quei ludi il peso, anche se momentaneamente lieve, dell’avanguardia rivoluzionaria, senza partecipare – nel caso di elezione – alla condirezione coi partiti della ricostruzione nazionale e della guerra, partecipiamo alla più vasta battaglia elettorale (orchestrata dai partiti dell’imperialismo al fine di schierare con maggiore chiarezza il proletariato italiano in difesa di uno o l’altro dei due blocchi che si contendono il dominio del mondo) per indicare con maggiore possibilità di mezzi la via della distruzione del parlamento e della rivoluzione proletaria.
Evidentemente questa coerenza gli anarchici non solo non possono vantarla, ma non riescono nemmeno a capirla. Per essi è indifferente vantare il più borioso ed estetizzante astensionismo in fatto di elezioni parlamentari ed essere nel contempo, come Gervasio, membri del Comitato Centrale della Fiom (vedi il medesimo numero di «Umanità Nova» di cui ci occupiamo), o strillare contro l’oppressione dello Stato e poi contribuire a rafforzarlo, prima nei Comitati di liberazione… nazionale periferici, poi nelle Commissioni Interne, nei Consigli di gestione e nei Comitati direttivi sindacali. Si persuadano gli anarchici che se il capitale ha ritrovato la forza di chiamare, per la seconda volta nel corso di 44 mesi, il proletariato italiano alla farsa delle elezioni, ciò si deve anche a loro.
I comunisti internazionalisti sono stati i soli a lottare disperatamente contro la guerra, compresa quella voluta dai Comitati di liberazione, come sono stati e saranno i soli a denunciare – pur partecipando alle elezioni – le Commissioni interne, i Consigli di gestione, i sindacai, l’Assemblea Costituente e il parlamento di domani, come organi validissimi della conservazione capitalista, e indicare costantemente agli operai la necessità della loro distruzione.
Questo volevamo ricordare a quelle simpaticissime persone che in Italia e altrove si chiamano anarchici. Con l’augurio che basti e che per l’avvenire siano un po’ più prudenti nella critica delle posizioni altrui.
M.C.Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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