A chi serve spacciare illusioni?

... e il tanto "fastidioso" compito dei comunisti rivoluzionari

Ancora a margine dei facili entusiasmi 'a sinistra' su Syriza...

Che piano idilliaco: realizzare il socialismo per via parlamentare, con una semplice risoluzione a maggioranza. Peccato che questa fantasia celestiale del paese dei sogni non tenga conto nemmeno dell’esperienza storica della rivoluzione borghese e tanto meno del carattere particolare della rivoluzione proletaria [...].
Quest’ultima lotta, che supera per grandiosità di compiti tutto quello che l’ha preceduta, dovrebbe fare ciò che nessuna lotta di classe, nessuna rivoluzione hanno mai fatto: risolvere la lotta mortale di due mondi in un lieve mormorio di battaglie oratorie e di risoluzioni di maggioranza parlamentare!
Si dimentica “che la borghesia non è un partito parlamentare, ma una classe dominante che è in possesso di tutti i mezzi di potere economici e sociali”, che se ne sta tranquilla fino a quando non si cerca di incidere seriamente sul rapporto salariale, ma che se si dovesse cercare di colpirla “al cuore - e il suo cuore batte nei forzieri - combatterà per la vita o per la morte per il suo dominio e accumulerà migliaia di resistenze aperte e nascoste contro i provvedimenti socialisti.

Rosa Luxemburg

La questione centrale, a nostro avviso, è proprio questa: non è sufficiente - come sostiene qualcuno - "raccogliere la rabbia delle masse disperate e dar loro una voce"; cosa che peraltro, se è per questo, riescono a fare benissimo anche i nazisti greci, e i demagoghi d'ogni bassa stazza 'antipolitica' e demagtoga. Indispensabile è piuttosto in che direzione la si indirizza e la si guida. Verso l'ennesima illusione populistica circa la possibilità di riformare "dall'interno" l'inferno capitalistico, addirittura pretendendo di dettar legge ai borghesi (che se la ridono di gusto) e promettendo fuffa, ossia ciò che nel capitalismo non potrà mai avvenire (della serie: e meno male che gli 'utopisti' saremmo noi)?! Oppure, piuttosto, denunciando il capitalismo per quello che esso è per sua stessa natura e finalità (e che è impossibile riformare) e prospettandone il possibilissimo superamento (cosa che il riformista non fa affatto e a cui Tsipras non pensa neanche)?!?

Per quello che non può che essere: ossia un meccanismo infernale le cui leggi di funzionamento e le cui dinamiche (alternarsi continuo di guerre e crisi sempre più profonde con fasi di falso benessere sempre più brevi e sempre per più pochi) sono evidenti da oltre un secolo. E la cui unica finalità è esclusivamente la corsa al profitto, unicamente tratto dallo sfruttamento di lavoro salariato altrui, a scapito di umanità, ambiente, salute, progresso e benessere sociale diffuso a tutti.

Insomma: seminare ancora illusorie prospettive, la cui inevitabile delusione potrebbe spingere le masse greche dritte nelle fauci di Alba dorata piuttosto che di quelle dell'imperialismo russo o cinese, oppure prospettare un'alternativa a questo sistema?!

Ed è forse proporre un'alternativa prospettare all'immaginario collettivo 'banche solidali' che allungano magnanimamente le loro scadenze d'incasso o riducano l'ammontare dei loro interessi (perché mai dovrebbero?)?! È alternativa considerare mai possibile un 'livello equo di profitto? (il giusto, il 'non tanto') se nel capitalismo è la legge dell'anarchia produttiva e della giungla competitiva per il 'massimo' profitto a farla da padrona persino sui... padroni stessi?! Noi diciamo: no, non lo è!

Il punto di vista di classe

Noi comunisti rivoluzionari e internazionalisti abbiamo le idee chiare. Abbiamo scelto da quale punto di vista osservare, comprendere e infine superare la realtà esistente, per costruirne, tra tutte le difficoltà che ci verranno frapposte, una che sia realmente a misura dei bisogni umani. Quella che - a nostro avviso - non è più possibile dilazionare se si vuol evitare di precipitare ancor di più ed ancora una volta nel baratro della barbarie.

E a chi oggi farfuglia ancora: "e su dai, diamogli tempo al povero Tsipras!", noi rispondiamo come avrebbe dovuto rispondere il buon Fantozzi al suo megadirettore galattico (leggi la borghesia dominante): "Non possiamo più aspettare. Noi".

Nessun dogmatismo, nè astrattismo, nè faciloneria ci contraddistinguono, come è facile a chiunque constatare leggendo e approfondendo - se vi va - le nostre analisi e valutazioni politiche ed economiche a proposito di funzionamento del capitalismo, fasi concrete e progressive (la cd. fase di transizione) del suo superamento, nonché le nostre indicazioni di lotta su un piano di classe.

Il dogmatismo è piuttosto quello di chi, intrappolato in una sorta di fideismo democraticistico - insulso tanto quanto quello instillato dai paradisi ultraterreni di Papa Francesco - non ha ancora smesso di affidare ad altri, di 'delegare' ad impostori, populisti o ingenui d'ogni tipo, il proprio destino, anziché lottare in prima persona per renderlo realtà.

Il tanto 'fastidioso' compito dei comunisti rivoluzionari

Noi diciamo la verità - come è obbligo dei veri rivoluzionari - non diffondiamo illusioni, non spacciamo fuffa, non promettiamo soluzioni impossibili!

Noi siamo anticapitalisti. Noi siamo antinazionalisti. Noi siamo rivoluzionari in quanto comunisti!i

Noi chiamiamo i lavoratori alla lotta e non alla rassegnazione, non all'accettazione di ricatti e paura, non a delegare ancora!

Li incitiamo a contare su se stessi ed essere protagonisti delle loro battaglie, a formare un fronte unito e compatto, e da se stessi organizzarsi e unirsi in lotte solidali e decise, oltre i sindacati a servizio full time dei padroni, oltre i confini dei loro posti di lavoro e dei loro singoli Paesi, e fuori dai falsi parlamenti borghesi!

Li rendiamo coscienti della necessità di dar vita e forza ad un loro partito, li incitiamo a militare per il 'punto di vista di classe', e non di popolo, patria e nazione! Perché una classe senza la sua parte pensante e cosciente, cioè senza la sua avanguardia politica, è come un corpo senza testa, ossia ... un cadavere!

La lotta di classe è lotta politica

Noi siamo per la lotta di classe - che è lotta politica, lotta per strappare il potere agli attuali gestori della società al servizio del profitto.

Perché quando l'attacco alle condizioni di vita di milioni di lavoratori diventa politico, con tanto di 'suggello' dello Stato (che tutt'altro è che... 'super partes!), a completo sostegno della classe socialmente ed economicamente dominante, anche la lotta deve spostarsi su quel piano e lì affrontarlo: il piano della conquista rivoluzionaria del potere. E non quello del piagnucolio, della rassegnazione, della delega, o del falso radicalismo rivendicativo che sempre sboccano e abboccano all'amo del nazionalismo e dello sciovinismo più beceri e disgustosi.

Eccolo tutto il nostro presunto 'astrattismo', 'dogmatismo' e 'settarismo'!

Sappiamo che una *rivoluzione è un* processo _(e non un semplice atto):_ lungo, persino sfiancante, e complesso da portare a termine, tra mille difficoltà oggettive e soggettive e mille reazioni contrarie. Difficile almeno tanto quanto riuscire a sopravvivere all'inferno in cui siamo sempre più costretti e ricattati a vivere!

Sappiamo che esso non può che essere opera della classe dei lavoratori e degli sfruttati dell'intero pianeta, sotto la necessaria direzione della loro avanguardia partito, e non gesto eroico di qualche sua sparuta 'delegazione'. Sappiamo infine che essa deve mirare a consolidare il potere politico nelle mani dei lavoratori che, attraverso i loro nuovi organismi di decisione (soviet o consigli), ne amministrino in prima persona la transizione ad una nuova organizzazione della società e dell'economia (produzione e distribuzione socializzate): il comunismo. Nulla, ma proprio nulla a che vedere - lo abbiamo sempre detto e provato - con le economie (a capitalismo di stato) dei paesi spacciatisi per 'socialismo reale".

Ma altrettanto bene sappiamo che esso, seppur complesso e difficile, è indispensabile ed è l'unica via d'uscita possibile da un modello di società e di economia che ha ormai fatto il suo tempo, e che condanna - pur in mezzo "all'immane raccolta di merci" di cui ci circonda (costringendoci a desiderarle anche quando non possiamo 'acquistarle'!) - alla miseria, alla disperazione, alla precarietà, alla fame e allo sfruttamento sempre più brutale, milioni di esseri umani su questo pianeta. Perché nessun padrone ha mai abdicato volontariamente e pacificamente al suo potere.

Altrettanto bene sappiamo che questo processo nulla ha a che vedere con simili e diffusi spacci di fuffa riformista in salsa populista e sciovinista.

PF
Martedì, March 17, 2015