Contro il fascismo, contro la democrazia borghese. Per il comunismo!

Volantino per il 25 aprile

Il fascismo non è nato per la volontà malvagia di un gruppo politico o per l’avidità e la follia di un unico personaggio, Mussolini. Il fascismo nasce in Italia con il sostegno dei padroni, per contrastare la reazione proletaria alla miseria e allo sfruttamento.

All’inizio degli anni venti i lavoratori, sull'esempio della rivoluzione d'Ottobre, stavano minacciando le basi del dominio borghese, dando vita ad un crescente movimento di classe con scioperi, occupazioni delle terre e delle fabbriche. Il terrore fascista - affiancatosi allo stato - e la politica addormentatrice del riformismo socialdemocratico (che paralizzò molte energie proletarie) stroncarono quella minaccia. La persecuzione dei comunisti, degli anarchici e di tutti gli oppositori politici (alla borghesia non serviva più il vecchio personale politico liberal-riformista), la repressione dei movimenti proletari, il mantenimento, anzi, l'accrescimento di un livello disumano di sfruttamento furono i risultati ottenuti dal fascismo.

Qual è stato il risultato della Resistenza? Nel 1943 la guerra ormai era persa; allo stesso tempo, settori importanti del proletariato italiano rialzavano la testa: molti soldati disertavano il fronte, scoppiavano scioperi e manifestazioni operaie contro la guerra e contro le condizioni di estrema miseria. Un fermento proletario che andava politicamente spinto contro le fondamenta del sistema, contro i padroni e non semplicemente contro il fascismo. Il Comitato di Liberazione Nazionale e quindi il PCI hanno diretto il movimento partigiano senza mai dargli un indirizzo rivoluzionario: non ne avevano intenzione! Molti partigiani proletari lottarono valorosamente credendo di liberarsi definitivamente dallo sfruttamento padronale, ma non fu così: essi furono ingannati dal CLN ed in particolare dal PCI stalinista. Il reale risultato della “liberazione” fu la democrazia borghese e - allo stesso tempo - l’annullamento di un potenziale rivoluzionario, con tanta gioia per i padroni. Con la caduta del fascismo la borghesia si è semplicemente cambiata d’abito, s'è messa il vestito buono, quello “democratico”. Per i padroni nulla è cambiato, sfruttatori erano e sfruttatori sono rimasti, ma soprattutto poco è cambiato per noi proletari: sfruttati eravamo e sfruttati lo siamo tuttora.

In questo senso, è errato quindi per noi fare distinzione – nella sostanza - tra i partiti istituzionali “democratici” e le formazioni neofasciste: è fuorviante assegnare alle organizzazioni neofasciste il ruolo di “pericolo numero uno”. Oggi non lo è, perché alla borghesia, per adesso, non serve la camicia nera, anche se in tutta Europa, sulla spinta della crisi si sviluppano movimenti neofascisti e nazisti (vedi Alba dorata in Grecia, lo Jobbik in Ungheria ecc.), i quali tentano di sfruttare – deviandolo su falsi obiettivi - il profondo malesser sociale col veleno del nazionalismo e del razzismo. Il fascismo (vecchio o nuovo) è un prodotto del capitalismo, è uno strumento nelle mani dei padroni così come lo sono la “democrazia”, i servili sindacati, i diversi partiti parlamentari. Bisogna lottare contro il capitalismo e quindi contro tutti i prodotti (politici, burocratici, ideologici e repressivi) di questo sistema. Il nostro antifascismo è frutto del nostro anticapitalismo: solo così ha un senso.

La questione non è quindi democrazia o fascismo, la questione da porre è: capitalismo o comunismo. La dimensione della crisi economica con tutte le conseguenze sulla classe proletaria (intensificazione dello sfruttamento, precarietà, povertà ecc.), sull’ambiente, sull’intera umanità, mostra chiaramente la necessità di una società completamente diversa, che produca per soddisfare i bisogni dell'umanità, nel rispetto dell'ecosistema, non per i profitti di una piccola minoranza. Una società nella quale i mezzi di produzione e distribuzione siano socializzati e non gestiti in modo privato (o nazionalizzato…) da un pugno di borghesi, una società dove la produzione non risponde alla logica del profitto ma sia finalizzata al reale soddisfacimento dei bisogni. Un cambiamento storico rivoluzionario che non potrà essere confinato ad un unico paese, ma che dovrà necessariamente assumere carattere internazionale.

L’umanità ha bisogno di uscire dal capitalismo, ha bisogno di una società comunista. Però non illudiamoci, questo cambiamento rivoluzionario della società non avverrà recuperando le attuali istituzioni borghesi, ma potrà avvenire solo attraverso la presa del potere politico da parte di chi vive del proprio lavoro e produce la ricchezza di tutti: il proletariato.

Venerdì, April 25, 2014