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Home ›Con i facchini contro i padroni
Volantino per la manifestazione dei lavoratori della logistica a Bologna, 2013-11-23
Mentre negli altri settori la ripresa dell’iniziativa operaia tarda a farsi vedere, nonostante la crisi e le conseguenti cassintegrazioni infinite, i migliaia di posti lavoro persi, la disoccupazione crescente, soprattutto quella giovanile… da qualche anno nella logistica i facchini hanno iniziato invece a lottare.
I facchini della logistica sono in maggioranza immigrati e nel fronte operaio sono forse l’anello più debole, con il permesso di soggiorno legato al posto di lavoro e dunque formalmente più ricattabili degli altri, ma per la stessa ragione ancora più coscienti di quanto sia schifoso il ricatto padronale e così: prima nei magazzini del Veneto e della Lombardia e da un anno a questa parte anche in Emilia, in particolare a Bologna, hanno smesso di abbassare la testa davanti alle angherie dei capi-caporali e hanno dichiarato la loro piccola guerra ai loro padroni (le cooperative).
Per farlo hanno dovuto scavalcare i sindacati confederali cigl-cisl-uil più ugl ,uniti nel tentare di fermare le lotte, essendo immancabilmente compromessi con il sistema di favori subappalti tipici di questo come di altri settori ed essendo tutti irrimediabilmente asserviti al profitto e ormai totalmente inutili e dannosi per difendere gli interessi operai.
I facchini si sono spostati di magazzino in magazzino, di città in città, per darsi manforte, hanno praticato ormai rarissimi scioperi di solidarietà e picchetti duri, hanno resistito alle minacce, alle cariche della polizia, ai licenziamenti e alle denunce. Nella sola provincia di Bologna il numero di facchini denunciati per vari episodi arriva negli ultimi mesi a 180, a cui vanno aggiunti i facchini accusati da coop adriatica ad Anzola di furto dopo lo sciopero di novembre scorso, quello che ha aperto le ostilità anche in provincia…
Fino ad ora i facchini della logistica si sono appoggiati ai si-cobas , ma già iniziano a comparire altre sigle di sindacati di base come: usb, confederazione cobas e già era presente una piccola compagine di adl cobas… qualcuno penserà troppe sigle, ma in realtà tutti questi sindacatini di base, anche se diversi dai sindacati confederali completamente parte del sistema, sono divisi tra loro, ma allineati nel non fare sì che questa lotta superi gli argini categoriali, tranne in iniziative isolate… Per fare un esempio concreto non c’è stato nemmeno un tentativo, nel momento caldo della lotta, di allargare lo sciopero del 22 marzo a tutte le categorie, neanche a livello territoriale…
Il fatto che la lotta non si sia estesa ad altre categorie che abbia, nonostante la determinazione dei facchini, appena intaccato il compatto fronte padronale (composto in questo caso da cooperative e immancabili sindacati collusi) ha creato anche sconforto e disillusione tra i facchini, ma non tra tutti.
A quelli di loro che non hanno perso l’entusiasmo nella lotta e che non sono soddisfatti di come è stata condotta la loro battaglia, consigliamo di prepararsi adeguatamente alle prossime lotte con una cassa di resistenza che, indipendentemente da quanti la promuovono, deve essere saldamente nelle mani dei facchini che devono decidere come e quando usarla perché lottare ha dei costi: licenziamenti punitivi, denunce, ecc..
Solo se si riesce a resistere anche dopo la lotta e la rabbia si trasforma in coscienza e in organizzazione: le botte, i licenziamenti e le sconfitte potranno essere riconosciuti da tutti i protagonisti dello scontro di classe come delle tappe necessarie per essere più forti più uniti contro i padroni, ma anche nel superare le barriere sindacali e categoriali.
Barriere che ancora impediscono a questi come ad altri operai generosi, ma non organizzati e non indirizzati in senso rivoluzionario, di affrontare il nemico di classe a viso aperto: con la consapevolezza che finchè ci sarà un padrone cooperativo o privato per gli operai e i proletari ci sarà da lottare.
Per "un salario decente", per "un tetto", per "un futuro lavorativo stabile"… ma vista la crisi in cui si trova il capitalismo mondiale, oggi più che mai, la lotta per la sopravvivenza diventa contro il sistema e non solo contro i propri padroni… più operai, più facchini, più proletari si inizieranno a muovere in questa direzione prima si costituirà l’organizzazione rivoluzionaria mondiale di tutti i proletari per spezzare le catene di questa moderna schiavitù chiamata libero mercato.
L’organizzazione rivoluzionaria che ci serve non può che essere internazionalista, confini e frontiere distinzioni di razza, religione e provenienza non servono ad altro che a fermarci e dividerci quando finalmente stiamo marciando contro i padroni.
Sezione di BolognaCi troviamo ogni giovedì alle 21.30 in via Avesella, 5a, al circolo la Paresse - zona via Rivareno
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