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Home ›Piccole armi e grande capitale
La vendita e la produzione di armi, le loro esportazioni e importazioni, riflettono la militarizzazione della società e la compenetrazione delle sfere del potere imperialista. Sul piano nazionale, rappresenta una onnipresente minaccia di repressione e reazione violenta promosse dallo Stato. A livello internazionale, rivela l'ampia scia di omicidi attraverso cui gli Stati imperialisti tracciano il loro percorso di macelli e sangue su tutta la faccia della terra. L'aggressività dei produttori di armi leggere degli Stati Uniti, in termini di marketing e vendite, corrisponde all'aggressività dell'imperialismo statunitense, che semina caos e guerra per mantenere un ordine globale genuflesso alla sua volontà. L'industria stessa ha creato un substrato di febbrile isteria, che getta le basi per gli squadroni della morte del futuro.
Le vendite di armi leggere all'interno degli Stati Uniti sono state per lungo tempo in crisi, fin dall'inizio degli anni Ottanta. Solo di recente, con l'isteria incessante e artificiosa generata dai media, le vendite di armi hanno iniziato a rimbalzare fuori da questa depressione di lungo periodo. A livello demografico, meno famiglie possiedono pistole o vivono in un ambiente in cui possa essere utilizzata una pistola. Per contrastare questo fenomeno, i produttori di armi e le loro lobby hanno spinto all'espansione dei permessi per il “trasporto occulto” di armi. Assieme all'aumento del prezzo di ottone, rame e piombo, è salito anche il prezzo delle munizioni, rendendo piuttosto costosa la prospettiva di sparare con un'arma. I massicci acquisti operati dal governo hanno effettivamente contribuito a rastrellare le munizioni dal mercato statunitense. L'industria delle armi ha fomentato la paura per qualsiasi vaga prospettiva di una regolamentazione del possesso di armi, tanto che ogni proposta di legge in tal senso ha provocato una corsa all'accaparramento di armi e proiettili, aumentando le vendite anche a dispetto del declino di lungo periodo sul mercato interno legato al possesso di armi.
Negli Stati Uniti si stima che 3 operazioni di compravendita di armi su 5 avvengano tra privati cittadini, e solo 2 siano oggetto di un controllo approfondito. In questo modo, i dati relativi a questi controlli hanno un valore limitato nel determinare quante armi vengano vendute negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno incassato circa 66,3 miliardi dollari dal commercio di armi, nel 2012. In aumento quindi rispetto ai 56,3 miliardi dollari del 2011 (1). L'aumento del commercio di armi è dovuto in gran parte alla vendita di armi per 10 miliardi dollari agli stati arabi coinvolti nella fornitura di aiuti ai ribelli siriani.
Nel boom del dopoguerra, negli anni Cinquanta e Sessanta, i piccoli produttori di armi godettero di un picco di produzione e di vendita. Sul fronte interno, il possesso di armi da fuoco raggiunse il suo apice. Dal 1977 in poi, il numero di famiglie in possesso di armi da fuoco negli Stati Uniti è costantemente diminuito. Questa tendenza è ben lungi dall'essere invertita anche con l'attuale picco di vendite di armi leggere (2). Alcuni dei più grandi nomi dell'industria di armi leggere hanno base negli Stati Uniti. Si tratta di una delle poche aree di produzione industriale in cui gli Stati Uniti giocano ancora un ruolo di primo piano e dominante (3). Indirettamente, la vendita di armi leggere in qualsiasi area del mondo rappresenta il braccio insanguinato dello Stato nel suo aspetto imperialista più brutale. Le armi statunitensi alimentano la sua macchina da guerra imperialista, associata strettamente al mercato illegale della droga.
Dato il gran numero di soldati che sono passati per i ranghi militari, con oltre dieci degli ultimi venti anni spesi in uno stato di guerra permanente, c'è una presenza altamente nazionalista all'interno della società statunitense. Questa compone i quadri qualificati delle future camicie nere, in attesa di un cenno da parte dello Stato per uscire da dietro le quinte e scatenare la repressione più brutale e schiacciare quella lotta di classe che la borghesia teme ancora, nonostante la mancanza di una efficace e organizzata risposta da parte della classe lavoratrice. Ciò imbaldanzisce ulteriormente questi elementi. La risposta tradizionale è quello di impegnarsi in un fronte unico per la difesa di quello stesso ordine borghese che protegge e favorisce questa feroce forza sociale.
La maggior parte delle armi di piccolo calibro prodotte negli Stati Uniti viene esportata. Anche la domanda interna per le armi da fuoco, spesso apparentemente insaziabile, non si può confrontare con la domanda estera (4). I produttori di armi sono, ovviamente, molto riservati riguardo ai loro clienti esteri e quindi per loro il trattato delle Nazioni Unite sulle armi leggere è una vera e propria violazione. La National Rifle Association si è posta alla guida dei produttori di armi nell'opposizione a quel trattato, che non avrebbe minimamente influenzato il mercato delle armi degli Stati Uniti, spaventando i creduloni con ridicole fantasie sull'ONU che viene a confiscare loro le armi. Le azioni di pressione e marketing della lobby dei gruppi industriali delle armi, tra cui in prima fila la NRA, formano un legame di potere con il governo, il cui ruolo è di promuovere il settore industriale delle armi presso l'intera classe capitalista, organizzata a livello nazionale nel suo apparato di potere statale.
L'approccio della Casa Bianca è quello di chiedere la messa al bando di fucili semiautomatici di grande capacità di fuoco, quando questi causano pochissime delle morti per armi da fuoco negli Stati Uniti. Sono quindi irrilevanti per la natura del problema posto dalla violenza armata ed i provvedimenti in realtà non avranno alcun effetto, se non aumentare il prezzo dei fucili di grande capacità. Infatti la chimera dell'imminente controllo delle armi non ha fatto altro che fornire una spinta pubblicitaria temporanea per la vendita di armi. Tuttavia l'attuale tendenza alla diminuzione del possesso di armi da fuoco è di natura economica: quando il prezzo di una pistola supera un mese di stipendio, non è sorprendente che il possesso di armi sia complessivamente in declino. La frenesia per acquisto di una pistola è largamente manipolata e creata attraverso la restrizione dell'offerta da parte dei concessionari, l'acquisto di munizioni da parte del governo degli Stati Uniti e gli aumenti dei costi delle materie prime, come ottone, rame e piombo. L'approvazione dei permessi per il “trasporto occulto” in tutti gli Stati Uniti è stata spinta dai produttori di armi per una buona ragione: ciò ha fornito un impulso immediato alle vendite ed ha creato un nuovo mercato basato su una nuova generazione di armi da fuoco piccole e facilmente occultabili.
Secondo quanto scritto da Chalmers Johnson, un veterano del corpo diplomatico, nel 2001, prima degli attacchi dell'11 settembre:
Il governo impiega 6.500 persone solo per coordinare e amministrare il suo programma di vendita di armi in combinazione con alti funzionari di ambasciate americane di tutto il mondo, che trascorrono la maggior parte delle loro carriere “diplomatiche” lavorando come venditori di armi (5).
Il fatto che gli Stati Uniti siano ufficialmente rosi dal dubbio dell'opportunità di fornire assistenza militare diretta ai ribelli siriani, pur avendo da tempo fornito assistenza militare indiretta canalizzata attraverso la base aerea di Incirlik in Turchia, è indicativo della ipocrisia di tutte le grandi potenze. Queste fanno tutte un gran chiacchiericcio sulla pace e la libertà, mentre alimentano il commercio di armi. Nel mese di maggio il governo americano non è riuscito a ratificare il trattato sul commercio delle armi delle Nazioni Unite (ATT), dopo aver votato a favore in sede ONU. Il trattato ATT è stato proposto per cercare di affrontare il commercio illegale di armi tra le nazioni. Dato che gli Stati Uniti attualmente controllano il 30% del commercio mondiale di armi, la Casa Bianca sta cercando di inceppare il processo di approvazione, in modo da espandere ulteriormente le sue vendite di armi (6).
I mezzi di comunicazione spingono la vendita di armi negli Stati Uniti, diffondendo la paura di criminalità di strada o di terrorismo, mentre in realtà è proprio l'entità statale a rappresentare la più grande minaccia per qualsiasi stabilità sociale. Solo in una situazione rivoluzionaria in cui i lavoratori abbiano imposto la loro volontà su una borghesia schiacciata e spezzata sarà possibile parlare di qualsiasi sostanziale “controllo sulle armi” o disarmo. Qualsiasi controllo reale delle armi dovrà essere imposto dalla classe operaia contro la borghesia, come parte di un radicale ribaltamento dei rapporti sociali. Questa macchina da guerra imperialista non può essere eliminata per via riformista. Libertà per la borghesia significa libertà di possedere, acquistare, vendere e fare profitti. La borghesia possiede più libertà rispetto al proletariato. La borghesia fa sempre in modo di avere abbastanza potenza di fuoco per mantenersi al potere. Gli Stati Uniti sono una terza guerra mondiale in cerca di un nemico.
AS(1) Congressional Research Service. Trasferimenti di armi convenzionali alle nazioni in via di sviluppo, 2004-2011. Agosto 2012. fas.org
(2) Tavernise, Sabrina e Gebeloff, Robert. “Quota di case con armi in declino per il quarto decennio”. New York Times. 9 Marzo 2013.
(3) Stockholm International Peace Research Institute. Le 100 maggiori aziende che producono armi e servizi militari in tutto il mondo, ad esclusione della Cina, 2011. SPIRI, 2013.
(4) Una panoramica dei dati raccolti sulle esportazioni e importazioni è disponibile qui: “Studio sulle armi leggere, 2013: pericoli quotidiani”; allegati 8.1 e 8.2, pp 8-18. Cambridge: Cambridge University Press e la Small Arms Survey, dell'Istituto di alti studi internazionali e dello sviluppo. 8 lug 2013.
(5) Johnson, Chalmers. Blowback: i costi e le conseguenze dell'impero americano. Macmillan 2001. pag. 87.
(6) Bridgeman, Maggie. Obama cerca di espandere le esportazioni di armi tagliando il processo di approvazione. McClatchy Newspapers. 29 Luglio 2013.
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