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Home ›C'è del marcio nei Palazzi vaticani
Dopo le clamorose dimissioni di Ratzinger, il cui trono stava traballando fra scandali di vario genere e non più occultabili, il nuovo Papa - dopo aver fatto suo il nome di… Francesco, il poverello di Assisi - cerca di ristabilire un prestigio che la Chiesa apostolica romana ha perso da tempo.
A denti stretti, il nuovo Papa si vede costretto ad ammettere quello che da anni era sulle bocche di tutti: “In Vaticano esiste una lobby gay” la quale opererebbe con ricatti, intimidazioni sotterranee, appoggiando carriere di fedelissimi in combutta con consorterie di un clero corrotto e arrivista. E poi c'è lo scandalo degli scandali, quello dello Ior (Istituto Opere Religiose) nato nel 1942, dove la circolazione di denaro sporco intasa i canali finanziari del Vaticano da decenni.
Alla fine del 2011, per l'allora Presidente dello Ior, E. Gotti Tedeschi, un rapporto psichiatrico del dott. P. Lasalvia stabiliva che lo stesso soffriva di “disfunzioni psicopatologiche”. Per questo Gotti fu cacciato nel maggio del 2012 dal Consiglio di Sovrintendenza. Le funzioni svolte da Gotti - si disse - non erano state di primaria importanza: trattava per l'imposizione di regole di antiriciclaggio e di trasparenza in affari che evidentemente, seppure e sempre sotto la guida dello Spirito Santo, rendevano euforico un altro spirito, quello di… Satana!
Sotto le tonache del clero vaticano passano flussi finanziari e transazioni sospette, con operazioni quasi segrete e movimenti poco decifrabili dei conti correnti aperti (13.550 da persone fisiche, 5.200 da istituzioni con uno o più conti). Molti sarebbero ancora noti solo con un codice cifrato e ad essi non viene rilasciato alcun libretto di assegni.
Lo Ior si presenta come una banca sui generis; oggi avrebbe un valore di 7,1 miliardi di euro in depositi e ha chiuso il 2012 con un utile di 86,6 milioni. Gli scandali scandiscono la sua esistenza: anni '60, col banchiere Michele Sindona; anni '70 e '80 col prelato americano Paul Marcinkus e i suoi rapporti con Roberto Calvi. Nel 1982 il coinvolgimento nel crac del Banco Ambrosiano: Marcinkus nel 1987 è indagato dalla magistratura italiana per concorso in bancarotta fraudolenta. Il Vaticano a titolo di “contributo volontario” paga alle banche creditrici dell'Ambrosiano 250 milioni di dollari, cercando di mettere a tacere ogni cosa. Successivamente lo Ior viene “sfiorato” dalle inchieste di Tangentopoli e dalla maxi-tangente Enimont.
Quanto alle attuali manovre papali, il tentativo sembra essere quello di fare dello Ior una fondazione dalla quale sia almeno esclusa una diretta responsabilità del Papa. Intanto si è arrivati, strada facendo, all'arresto di monsignor Nunzio Scarano, contabile dell'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica. Accusa: corruzione e truffa mentre sono stati “dimissionati” il direttore generale dello Ior, P. Cipriani, e il vice M. Tulli. Per loro l'accusa è, per l'appunto, quella di riciclaggio.
L'Apsa amministra il Patrimonio della Sede Apostolica: il patrimonio immobiliare della Chiesa conterebbe “quasi un milione di complessi composti da edifici, fabbricati e terreni di ogni tipo con un valore che prudenzialmente supera i 2mila miliardi di euro nel mondo. Può contare sullo stesso numero di ospedali, università e scuole di un gigante come gli Stati Uniti” (da un'inchiesta del Sole24Ore).
Maneggiano denaro in quantità anche il Governatorato (gestione dello Stato della Città del Vaticano); Propaganda Fide (maxi dicastero delle missioni, con un'importante dotazione di beni per lo più provenienti da donazioni); la Prefettura per gli affari economici (il ministero del Bilancio, con poteri rafforzati di indirizzo e programmazione).
Qualcuno, vista l'aria che tira, è pronto a professare volontà di pentimento ed espiazione. Per ora tutti sono in attesa di quel che accadrà: si tratta di bande di “gentiluomini” di Sua Santità che nei Palazzi della nobiltà nera (l'aristocrazia papalina) passeggiano nervosi. Il tentativo è, anche per lo Stato del Vaticano, quello di “conservare” con qualche innovazione di facciata, ma attenti a non esagerare.
E per ultimo, anche se è vero che il nuovo Papa parla spesso a braccio, bisogna fare attenzione: “Le parole non vengono fuori dal nulla, bensì da più di un'ora di dialogo silenzioso e riservato con Dio (…) Nessuno può dettare al Papa le parole che Dio gli suggerisce”. Così scrive P. Rodari su la Repubblica del 15 luglio. Aveva proprio ragione Marx…
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